Il pm della procura di Firenze Giovanni Solinas ha aperto un fascicolo per violenza domestica sul caso di Malika, la ragazza di 22 anni di Castelfiorentino che ha raccontato di essere stata cacciata di casa dalla famiglia perché lesbica. La giovane, riporta il quotidiano La Nazione, ha presentato denuncia ai carabinieri della compagnia di Empoli, che sono dovuti intervenire quando Malika non è potuta più rientrare a casa perché era stata cambiata la serratura: a quel punto il pm Solinas ha disposto accertamenti.

La 22enne a inizio gennaio è stata allontanata di casa dai genitori e dal fratello dopo aver rivelato loro il suo orientamento sessuale. In un video, realizzato da Fanpage, la ragazza ha spiegato che la madre le ha mandato decine di messaggi vocali su Whatsapp. Alcuni recitano: “Ti auguro un tumore”, “meglio una figlia drogata che lesbica”. Da quel giorno Malika non ha più avuto rapporti con la famiglia: non le è stato consentito di prendere i suoi effetti personali, è stata cambiata la serratura della porta di casa, il nonno non le ha più risposto al telefono, la madre le ha detto in faccia di non conoscerla. La ragazza ha raccontato di aver ricevuto minacce anche dal fratello, che l’ha spaventata al punto da farle temere di uscire all’aria aperta.

Dopo aver racconta la sua vicenda, la 22enne ha ricevuto la solidarietà e vicinanza del mondo politico e associazionistico, oltre che l’aiuto di una parte della famiglia, come la cugina Yasmine che ha organizzato una raccolta fondi per Malika, che ha attualmente raccolto più di 17 mila euro. È intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “La mia solidarietà a Malika, cacciata dalla famiglia e minacciata, senza la possibilità di tornare a prendere gli effetti personali. Questo accade perché è innamorata di una ragazza, e rivendica il diritto a vivere liberamente le scelte affettive”.

La giovane di Castelfiorentino ha voluto ringraziare tramite un post pubblico scritto nel suo profilo Facebook tutte le persone che le hanno espresso vicinanza, chiedendo però di non insultare i suoi genitori: “Grazie. Per una parola, un gesto, un abbraccio virtuale. Vi leggo tutti, ma siete veramente tanti. Porto avanti questa battaglia con coraggio, per i ragazzi che stanno passando quel che ho passato e sto passando io, per i bambini del futuro, per quel che conta nella vita… l’amore. Vi chiedo soltanto di non dimostrare odio, offese e parole brutte verso i miei ‘genitori’, per quanto siano anche comprensibili. Vi abbraccio tutti”.

Il caso di Malika ha riaperto le polemiche sulla necessità di approvare il Ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia da mesi in attesa di approvazione in Senato. Il provvedimento è tenuto in ostaggio (di nuovo) della Lega e del centrodestra. Le associazioni e molto politici continuano a chiedere che il testo possa essere approvato velocemente, anche dopo i recenti casi di aggressione prima a Roma e poi a Torino. “È una vicenda dolorosissima, che ci impone di riflettere molto su quanto ci sia ancora da lottare per costruire una cultura diffusa di rispetto e di uguaglianza verso le persone Lgbtqia+”, ha dichiarato l’assessora della Regione Toscana alle pari opportunità Alessandra Nardini commentando la vicenda di Malika. “Storie come questa – ha aggiunto Nardini – ci dicono anche quanto sia ormai irrimandabile, a livello nazionale, l’approvazione del disegno di legge Zan, per sancire il diritto di ogni cittadina e di ogni cittadino a non subire discriminazioni e violenze per chi si è o per chi si ama”.

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