Alla procura minorile di Cagliari in un solo mese sono arrivate 300 segnalazioni di abbandoni o di interruzione della frequenza scolastica a fronte di 700 fascicoli aperti, in media, in un anno. Stessi dati allarmanti si registrano negli uffici di viale Colli Aminei a Napoli: in un mese e mezzo sul tavolo del procuratore Maria de Luzenberger Milnernsheim, sono giunte dalle scuole 900 segnalazioni rispetto alle 400 annuali del 2020 e le 800 del 2019. A suonare il campanello d’allarme sono i magistrati dei tribunali per i minorenni che si sono accorti di una questione inequivocabile: la didattica a distanza, l’assenza della scuola in presenza ha aumentato a dismisura la dispersione scolastica.
Un caso che non riguarda solo il Sud ma anche la Lombardia dove l’assessore regionale all’Istruzione conferma che si è passati in un anno dal 12,6% al 15,7% di abbandoni tra gli adolescenti. A livello nazionale, al ministero dell’Istruzione, non hanno nessun numero sulla dispersione scolastica registrata in quest’ultimo anno di scuola a singhiozzo. Gli uffici di viale Trastevere hanno fatto l’ultimo approfondimento statistico relativo a questo argomento nell’anno scolastico 2016/2017 e nel passaggio tra il 2016/2017 e il 2017/2018. Da quel momento più nulla. Nemmeno gli uffici scolastici regionali, in questi mesi, hanno raccolto percentuali per comprendere cosa è successo e chi ha lasciato i banchi per sempre o ha fatto un numero di assenze troppo elevato. In Veneto la dirigente dell’Usr Carmela Palumbo spiega: “Non abbiamo ancora dati certi sul fenomeno. Potremo capirlo bene solo alla fine dell’anno scolastico con gli scrutini”. In Friuli Venezia Giulia, Daniela Beltrame, a capo dell’ufficio scolastico regionale, sta ipotizzando di fare un monitoraggio ma per ora non ha alcun report. Così in Piemonte dove il dirigente Fabrizio Manca sta provando a mettere in piedi un’indagine coinvolgendo Save the Children, Ires Piemonte e università. Il dato nazionale più aggiornato è dell’Istat e risale al 2019: 13,5% di abbandono tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni.
L’unica realtà ad avere un monitoraggio sulle conseguenze della crisi sanitaria nella scuola è proprio Save the children che in collaborazione con l’istituto di sondaggi Ipsos ha presentato il 5 gennaio un’indagine da cui emerge che “il 28% degli adolescenti dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno di classe ha smesso di frequentare la scuola”. Ad accorgersi dell’aggravarsi della situazione sono, invece, i procuratori minorili.
Anna Cau, procuratrice capo a Cagliari, davanti all’evidente disagio percepito ha deciso di intervenire. Ha preso carta e penna e ha chiesto ai dirigenti scolastici di comunicare il livello di dispersione scolastica evidenziando l’abbandono delle lezioni e le frequenze irregolari, in quest’ultimo anno. Immediata la risposta che ha fatto sobbalzare sulla sedia il procuratore: “Ci siamo trovati davanti a numeri impressionanti. Abbiamo avviato delle verifiche che vedono un lavoro coi servizi sociali per puntare alla collaborazione della famiglia. Se ci sono situazioni di bisogno diventa un diritto per loro avere l’assistenza. Nella mia Procura c’è un avamposto dei servizi sociali che sta esaminando caso per caso. Ho anche scritto una lettera alle famiglie per informare i genitori delle poche frequenze dei ragazzi”. La gran parte delle 300 segnalazioni arrivate in soli trenta giorni riguardano la scuola secondaria di primo e secondo grado ma ci sono anche alcuni casi di bambini dell’infanzia. “Sono abbandoni – spiega la procuratrice Cau – dovuti all’anno di scuola in didattica a distanza. E’ mancato il lavoro di motivazione: i ragazzi si sono sentiti soli e non ce l’hanno fatta. L’hanno pagata soprattutto i più fragili”.
Dalla Sardegna alla Campania dove il procuratore per i minori, Maria de Luzenberger Milnernsheim, è in trincea: “L’evasione già normalmente nella nostra regione è enorme. Il Comune di Napoli si muove ma il resto delle amministrazioni sono latitanti: c’è solo il sindaco Luigi de Magistris che fa ammonizioni come previsto dalla legge. Siamo in un territorio difficile dove la preside che fa troppe segnalazioni balza all’occhio e rischia. Nel 2019 abbiamo avuto 800 fascicoli aperti. L’anno successivo siamo passati a 400, un numero anomalo che mi ha insospettito. Ho percepito che la dad aveva aggravato una fuga dagli schermi. Ho scritto ai presidi e in poche settimane sono arrivate 900 segnalazioni”. A lavorare su questi dati è l’ispettore Giuseppe Liguori che sta classificando i numeri. Ad oggi sono arrivate esattamente 892 segnalazioni ma il monitoraggio non è ancora completo.
Nella provincia di Napoli si registrano 119 casi nelle primarie; 201 alle medie e 228 alle superiori. Dal solo istituto comprensivo di Caivano sono arrivati 161 nomi di bambini e ragazzi che hanno abbandonato la scuola o fatto un numero di assenze che già determina la possibile bocciatura dell’alunno. Nelle dieci municipalità di Napoli la situazione non è migliore: 23 casi alla primaria; 140 alla secondaria di primo grado; 66 alle superiori. Il numero maggiore di segnalazioni (39) arriva dalla sesta municipalità, Ponticelli, Barra, S. Giovanni a Teduccio. Stesso dato nella terza municipalità, Stella, S. Carlo all’Arena. A Caserta e provincia i ragazzi che hanno lasciato le lezioni sono 109: 54 alle elementari; 39 alle medie; 16 alle superiori: la maglia nera va a Mondragone (35). “Purtroppo – spiega il procuratore – ho visto tanti di bambini della primaria dove in genere il dato è molto contenuto. Serve l’impegno di tutti. Sono necessarie istituzioni che facciamo davvero rete. La giustizia minorile funziona se ci sono all’esterno servizi sociali che possono intervenire. Dovremo costituire un pool per lavorare su questo problema”.
Nelle prossime settimane gli uffici del procuratore passeranno ad esaminare caso per caso per comprendere le ragioni precise che hanno creato questa valanga di dispersi in quest’ultimo anno. Chi conosce bene questo mondo è sicuramente Cesare Moreno, presidente dell’associazione “Maestri di strada” di Napoli. Lui con tutti i suoi volontari ha raggiunto in questi mesi 210 famiglie di ragazzi che non frequentavano più le lezioni portando loro un “pacco viveri per la mente” che conteneva materiale didattico e in qualche caso device. Moreno, alla lettura dei numeri raccolti dalle procure, è preoccupato: “I dati per quanto siano significativamente più alti sono ancora inferiori alla realtà. Le spiego: abbiamo fatto incontri con l’assessore istruzione del Comune di Napoli e i servizi sociali hanno tentato di frenare sulla questione perché non hanno sufficiente personale per seguire tutti. Dal nostro osservatorio i dispersi si sono triplicati. E’ ripreso l’abbandono scolastico alla primaria che non si vedeva da anni. Nel resto d’Italia le chiusure sono state minori, ma in tutto il Paese vale il ragionamento che ho fatto per la scuola elementare”.
Una fotografia, quella dell’abbandono, che in effetti non risparmia nemmeno il Centro e il Nord. Dopo sei mesi dall’inizio dell’anno scolastico all’appello in classe, secondo i dati forniti dalla Prefettura di Prato, mancano complessivamente 866 alunni; 360 alla scuola dell’infanzia, 224 alla primaria (di cui 175 hanno scelto l’istruzione parentale), 143 alle scuole medie (65 parentale) e 139 alle superiori. Oltre 1.400 gli studenti cinesi che non hanno frequentato l’anno scolastico in modo regolare.
In Lombardia a parlare di abbandono è l’assessora all’Istruzione regionale Melania Rizzoli che ha investito 13 milioni di euro per tentare di recuperare quei giovani tra i 15 e i 18 anni che hanno lasciato i banchi: “Si stima – spiega l’assessora al Fatto Quotidiano.it – che un ragazzo su quattro abbandonerà quest’anno gli studi come effetto dell’isolamento dovuto alla pandemia. Ora vogliamo riportare questi ragazzi all’interno di percorsi formativi professionali che consentano loro di avere un titolo di studio e un lavoro garantito. Purtroppo dall’Usr ho solo dati numerici: abbiamo bisogno di avere nomi e cognomi per poter raggiungere questi giovani. Ne ho parlato con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che si è impegnato a lavorare su questo fronte”.
Il quadro, seppur carente dei dati ufficiali nazionali del ministero di viale Trastevere, preoccupa tante persone. In primis c’è Marco Rossi-Doria, neo presidente di “Con i Bambini” : “La dispersione scolastica e l’abbandono della scuola sono fenomeni purtroppo ben presenti già prima del Covid, soprattutto al Sud e in particolari aree sociali, nelle grandi periferie urbane ma non solo. Tra gli effetti sociali del Covid vi è sicuramente l’acuirsi di tali fenomeni e più in generale l’aumento delle diseguaglianze educative. Siccome voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, credo che questa sia l’occasione per fare quello che andava fatto anche prima: creare alleanze educative tra scuola, famiglie, civismo educativo, istituzioni locali. Se ne esce solo insieme, implementando e rafforzando le “comunità educanti” come sistema nazionale e a livello territoriale”.