Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 24 ore con manifestazione, il prossimo 23 aprile, sotto al ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare un deciso passo in avanti: "Situazione insostenibile, gestione della fabbrica fallimentare"
ArcelorMittal pensa solo al “proprio profitto” e il governo resta in “silenzio”. Per questo “bisogna far sentire la voce dei lavoratori, stanchi di subire anni di mancate scelte” senza mai “programmare un futuro di rilancio”, in termini ambientali e occupazionali, per Taranto. Così Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 24 ore con manifestazione, il prossimo 23 aprile, sotto al ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare un deciso passo in avanti nell’affaire ex Ilva. I sindacati chiedono di “avviare da subito un confronto con le parti sociali per costruire un futuro, attraverso anche i fondi del Recovery Fund, e porre fine a questa estenuante vertenza ormai lunga oltre un decennio”.
Dal sequestro preventivo dell’area a caldo del 26 luglio del 2012, ricordano i sindacati, “continuiamo ad assistere a continui rinvii e modifiche di piani industriali e ambientali che determinano una destabilizzazione nella conduzione e gestione della fabbrica”. Una situazione che, sottolineano, diventa “sempre più insostenibile” con il lavoratori che vivono “in un clima di assoluta incertezza”, mentre le criticità ambientali sono “ancora irrisolte”. In questo quadro – aggiungono Fim, Fiom e Uilm – si innesta “una gestione fallimentare della fabbrica che, oltre ai problemi di sicurezza e ad un’assenza di una seria programmazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, sopprime diritti sindacali determinando anche un clima di terrore tra i lavoratori. I licenziamenti immotivati dei lavoratori”.
Il riferimento è al licenziamento di un dipendente, avvenuto la scorsa settimana, per aver postato l’invito a vedere la fiction Svegliati amore mio, trasmessa da Mediaset. “Nel frattempo, i lavoratori continuano a subire il solito ricatto occupazionale perpetrato dall’azienda che opera con l’unico obiettivo: salvaguardare il proprio profitto”, attaccano i sindacati riferendo all’utilizzo, definito, “improprio” della cassa integrazione quando l’azienda “necessita di un serio piano straordinario di manutenzione”. Mentre ArcelorMittal, a loro avviso, “salvaguarda i propri interessi a discapito della sicurezza dei lavoratori e degli stessi impianti”. In questo stallo, continuano, “troviamo incomprensibile il silenzio del governo”.
Oltre alla richiesta di reintegrare i lavoratori “illegittimamente” licenziati, i sindacati chiedono una “accelerazione per favorire ingresso di Invitalia” così da “garantire il processo di risanamento ambientale e la piena occupazione”, una “maggiore trasparenza della gestione commissariale di Ilva in amministrazione straordinaria su bonifiche e interventi mirati alla salvaguardia degli impianti”, nonché un focus sul mondo dell’appalto che si trova ormai “al limite del collasso”.