Stop ai voli nazionali tra città che distano tra loro al massimo due ore e mezza di treno. La Francia ha approvato sabato sera una legge che rientra in un piano più ampio voluto Macron, accusato di essere poco interessato ai temi del cambiamento climatico, e che punta ad abbattere le emissioni del 40% entro il 2030, riportandole ai livelli del 1990. Secondo la norma verrebbero così “abolite” le tratte aeree da Parigi Orly a Bordeaux, Lione, Nantes, Rennes e da Lione a Marsiglia. La misura è passata alla Camera, anche se in una formula al ribasso rispetto a quanto richiesto dagli ecologisti e dalla Convention citoyenne pour le climat, 150 cittadini estratti a sorte per avanzare proposte per la salvaguardia dell’ambiente al governo. Loro, infatti, chiedevano che il tempo di percorrenza in treno fosse di quattro ore. La norma – che dovrà ottenere il via libera al Senato e poi un nuovo sì dell’Assemblea – sigla di fatto quanto già negoziato tra Air France e il governo, che aveva condizionato i suoi 7 miliardi di aiuti finanziari a maggio 2020 all’abolizione di questi voli interni.

La legge arriva a pochi giorni dal via libera della Commissione Ue al piano francese di concedere fino a 4 miliardi di euro per la ricapitalizzazione di Air France, che è di proprietà della società Air France-Klm Holding, nella quale lo Stato francese detiene una partecipazione del 14,3%. Con una flotta di oltre 300 aerei, Air France svolge un ruolo molto importante nell’economia francese, in termini di occupazione e di connettività per molte regioni francesi, comprese quelle d’oltremare. Nel 2019, il gruppo aereo Air France-Klm ha registrato un utile operativo annuale di circa 750 milioni di euro. Tuttavia, a seguito delle restrizioni di viaggio introdotte dalla Francia e da molti paesi di destinazione per limitare la diffusione del coronavirus, Air France e la sua Holding hanno subito una significativa riduzione delle loro attività, con conseguenti importanti perdite operative. La ricapitalizzazione comprende la conversione del prestito statale già concesso dalla Francia (approvato dalla Commissione nel maggio 2020) in uno strumento di capitale ibrido; e un’iniezione di capitale da parte dello Stato, attraverso la sottoscrizione di nuove azioni in un aumento di capitale aperto agli azionisti esistenti e al mercato, nel limite di 1 miliardo di euro a seconda delle dimensioni di questa operazione.

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