Hakimi corre sulla destra, mette in mezzo per Darmian che infila a porta vuota. Probabilmente è il gol scudetto dell’Inter di Antonio Conte che mantiene le distanze da Milan e Juve. Ma non l’ha visto quasi nessuno. Ieri all’ora di pranzo il match dei nerazzurri contro il Cagliari è andato in scena a porte chiuse e telecamere praticamente spente: le centinaia di migliaia di tifosi che hanno provato a guardarlo su Dazn sono rimasti per 90 minuti a fissare uno schermo nero e una rotellina al centro che girava. E non è andata troppo meglio con Verona-Lazio, l’altra partita di giornata dell’Ott. Un grave disservizio. Soprattutto, la peggior figuraccia possibile nel peggior momento possibile: Dazn è saltata subito dopo essersi aggiudicata i diritti tv del campionato per i prossimi tre anni. Sarà in grado di trasmetterlo? È la domanda che a questo punto tutti si pongono (e alcuni si ponevano già prima).

La risposta non dipende da quello che è successo ieri. Ma forse un po’ sì. Innanzitutto bisogna capire le ragioni del pasticcio. Dazn l’ha fatto con una comunicazione difettosa (certo, non quanto la sua trasmissione). Prima si è semplicemente giustificata: “Sappiamo che alcune persone stanno riscontrando problemi nella visione della partita Inter-Cagliari da App. Stiamo lavorando per risolverlo”. Poi, a pomeriggio inoltrato e partite concluse, cioè fuori tempo massimo, ha provato a spiegare: “Siamo molto amareggiati per quanto accaduto. Stiamo indagando il problema originato dal nostro partner Comcast Technology Solutions (Cts) che ha avuto un impatto su Dazn e su altri broadcaster europei. Siamo profondamente dispiaciuti e adotteremo ogni opportuno provvedimento per quanto accaduto”.

Sembra una roba tecnica e noiosa, ma nel comunicato di Dazn c’è un dettaglio molto più interessante. Il partner in questione è Cts, cioè il ramo provider e telecomunicazioni di Comcast, cioè il gruppo che ha comprato Sky da Murdoch. Insomma, Dazn sostiene che il blackout è in qualche maniera riconducibile ai grandi rivali a cui hanno strappato a suon di milioni i diritti tv del campionato. Il comunicato non lo dice, ma in qualche modo insinua il sospetto del “sabotaggio”. E certo la tempistica è quantomeno curiosa, visto che il disservizio si è verificato a stretto giro dell’asta per la Serie A, dopo una stagione intera in cui tutto era filato liscio.

Che sia vero o meno, che sia colpa di Dazn, dei proprietari di Sky o di qualcun altro, però, ai tifosi importa poco. Quello che è successo ribadisce, se mai ce ne fosse bisogno, la difficoltà del passo che sta per compiere la Serie A. A differenza del passato, il disservizio di ieri non è stato un problema di rete: nulla a che vedere con l’intasamento dei server e la scarsa capacità sui nodi di ritrasmissione, ciò che per intenderci aveva generato i ritardi e le immagini a scatti del faticoso esordio in Italia nel 2018. E non riguarda nemmeno la velocità di connessione degli utenti. Insomma, le due grandi incognite che vengono giustamente sollevate quando si discute di trasmettere interamente online il campionato in un Paese che ha ancora un enorme gap digitale in questo caso non c’entrano. Stavolta il problema riguardava il protocollo di autenticazione, affidato a un partner esterno. E questo fa capire quanto sia complesso il passaggio dal satellite all’online che oltre a due enormi problemi strutturali (rete generale, connessione individuale) comprende un’altra miriade di passaggi tecnici. Non a caso ieri Dazn si è visto solo tramite i canali Sky, quasi a dimostrare l’insostituibilità del servizio della pay-tv.

Il salto di tecnologia è una sfida che non può essere sottovalutata. Ed è una scommessa che Dazn (e Tim, grande partner dell’offerta) non possono permettersi di perdere. L’incidente è così grave da riaprire persino il dibattito in Lega calcio, dove i presidenti più critici a questo punto potrebbero chiedere maggiori garanzie. L’ipotesi che Dazn possa acquisire delle frequenze sul digitale terrestre come backup forse sarebbe da valutare seriamente non solo per le aree meno connesse del Paese, ma come “paracadute”. La valanga di proteste e insulti social sono un monito per le due compagnie che su questa partita si giocano tutto: Dazn la sua credibilità come grande player dei diritti sportivi, non solo in Italia, ma nel mondo, Tim il suo ruolo centrale nell’economia del Paese. Chi trasmette il campionato si assume l’onere della passione di milioni di tifosi. E deve offrire un servizio a prova di tutto, persino di “sabotaggio”. La Serie A non si può vedere a scatti. Anzi, ieri non si è vista proprio.

Twitter: @lVendemiale

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