Accusato dalla Corte internazionale dell’Aja di crimini contro l’umanità, di essere il vertice di una vera e propria organizzazione criminale che gestiva il traffico di esseri umani dalla città costiera di Zawiya, di essere stato protagonista di sparatorie in mare e di aver lasciato affogare decine di migranti in fuga dalla Libia. Nonostante tutto questo, secondo quanto scrive Domani che cita fonti militari libiche, Abdul Raman al Milad, noto nel traffico internazionale come Bija, è stato scarcerato dalle autorità libiche, dopo l’arresto dell’ottobre scorso da parte della milizia “Rada”, dell’allora Governo di accordo Nazionale guidato da Fayez al-Sarraj, e la carcerazione nella prigione di Tajoura.
Una notizia che circolava da qualche giorno, anche in seguito alla nascita del nuovo esecutivo di unità nazionale guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, impegnato in una difficile contrattazione con le anime e forze di potere sul campo per garantire una debole stabilità nel Paese che si avvia alle elezioni del prossimo dicembre. C’è infatti chi ipotizza che la liberazione di Bija sia la naturale conseguenza di questo tentativo di pacificazione: le milizie di Zawiya erano scese in piazza protestando contro il suo arresto e minacciando ritorsioni che, oggi, complicherebbero non poco i piani di pacificazione di Dbeibeh e della comunità internazionale.
Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano, Bija è riuscito a ottenere la liberazione con un accordo che gli garantisca l’impunità per le azioni commesse quando era a capo della Guardia Costiera locale, ruolo con il quale si presentò nel 2017 a una riunione Oim in Italia presso il ministero dell’Interno guidato da Marco Minniti, alla presenza anche di funzionari italiani, in cambio del suo silenzio su possibili complicità nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni libiche.
Adesso, però, si teme che il trafficante, grazie anche al supporto sul territorio, riesca a far perdere le proprie tracce, anche se, secondo i servizi italiani, la possibilità che possa essere catturato o ucciso da gruppi rivali non è da escludere.