L'Istantanea

L’istantanea – De Luca, il disubbidiente

Vincenzo De Luca, il disubbidiente. Il padrone della Campania accetta solo di fare i vaccini agli over 80, poi stop. Decide di saltare il processo logico che ispira il criterio della vaccinazione: la dose prima a chi rischia il ricovero o la morte. Quindi dopo gli ottantenni i settantenni e poi tutti gli altri. Invece De Luca ci spiega che in questo modo vivrebbero gli anziani ma perirebbero le imprese turistiche, l’economia del mare. Tra gli uni e gli altri quindi sceglie questi ultimi. Si vaccini tutta Procida, Capri e Ischia per far prendere una boccata d’ossigeno agli albergatori, ridare fiato a un malato gravissimo qual è il turismo.

Comprensibile che un uomo di governo si preoccupi di chi soffre economicamente. Molto meno se la scelta produce, come tutti gli studi statistici ci informano, un numero di morti future che si possono evitare. Matteo Villa, dell’Ispi, ci spiega, per esempio, che vaccinando i 7080 residenti di Capri subito e tutti insieme, si salverebbero circa 90 vite. Se utilizzassimo quelle stesse dosi per altrettanti ultraottantenni salveremo 710 vite. Se le utilizzassimo per ultrasettantenni il numero dei salvati diminuirebbe ma sarebbe sempre incomparabile con l’altra.

Già questo drammatico confronto dovrebbe far recedere chiunque dal proposito di cambiare i criteri, perché ne deriva una decisione inammissibile della vita e della morte, qui da intendere in senso proprio e non figurato, delle persone.

Se aggiungiamo che proprio Vincenzo De Luca, 71 anni, è stato il più lesto tra gli italiani a farsi vaccinare. Non solo non ha atteso il suo turno, che secondo le regole che egli oggi vorrebbe dettare sarebbe ancora di là da venire, ma si è precipitato nelle primissime ore dell’avvio della campagna, arraffando la dose prima ancora che fosse resa disponibile ai centenari e a tutta la classe medica, utilizzando naturalmente il proprio potere, storcendolo in suo favore.

Così è fatto l’uomo: batte i pugni e inarca il petto all’insù, punta il dito, accusa, sbeffeggia e poi ti accorgi che è solo un familista meridionale, un fustigatore che inquina, un governatore che anzitutto governa per sé, come prova la carriera di suo figlio Piero eletto a Montecitorio nel Pd (partito che il caro padre sputacchia un giorno sì e l’altro pure) in virtù della forza politica del de cuius.

Quanta ragione aveva Totò quando diceva: ma mi faccia il piacere!