L’hanno già ribattezzato “LOL gate”. Cos’è successo? Un paio di sketch di “Lol – Chi ride è fuori” sono pressoché identici alla versione tedesca del format. La vicenda include due tra i protagonisti più amati del programma: Lillo Petrolo ed Elio. Il primo è accusato di aver preso spunto da un collega tedesco per il numero del mago con il righello metallico di un metro e della confezione di Kleenex, mentre al musicista contestano di aver rubato l’idea della “Gioconda umana”. “Pretendo di sapere come stanno le cose, sono già dall’avvocato”, ha twittato Selvaggia Lucarelli.
Le somiglianze sono presto diventati virali sui social. Più che altro, lo stupore nasce dal fatto che si pensava che gli sketch del programma fossero totalmente nati dall’improvvisazione dei protagonisti, che è il fulcro principale del format. “In realtà è tutto molto semplice”, assicura Lillo al Corriere della Sera. “Quel numero (si riferisce a quello del mago, ndr) non è mio e nemmeno del concorrente tedesco, ma del mago Lioz (che ha proposto questo sketch ad America’s Got Talent nel 2018, ndr), come dichiaro anche all’inizio dello sketch, mostrando anche un finto biglietto che mi avrebbe consegnato lui, in quanto suo adepto. Insomma, ho subito dichiarato l’autore. Ad ogni modo, il concetto di Lol è far ridere gli altri, non necessariamente con cose del proprio repertorio. Ci sono stati, ovvio. Ma se devi far ridere gli altri usi anche cose che fanno tanto ridere te per primo. Sempre dichiarando la fonte. Anche le barzellette non le ho inventate io. Ma mi facevano ridere. Posaman o la frase “so Lillo” è chiaro che vengono da me, ma è un gioco, una sfida in cui ognuno usa le armi che gli fanno più ridere”.
Non si può parlare di plagio, insomma. Anche perché “Lol” è un format internazionale ed è probabile che certi meccanismi si ripetano. Si scopre inoltre che la versione tedesca è stata realizzata pressoché in contemporanea con quella italiana: gli episodi incriminati sono stati pubblicati nei primi giorni di aprile proprio come i “nostri”. Lillo ha continuato: “Gli autori ci hanno solo messi in condizione di fare tutto quello che volevamo per far ridere. E quindi, dicendo che volevo fare Posaman, mi hanno fatto trovare il costume. È stato naturale parlare delle cose che avremmo voluto proporre e loro hanno fatto il possibile per assecondarci. Ma sono stati i primi a dirci che non dovevamo fossilizzarci sulla questione che fosse tutto repertorio nostro”.