Contraria l’opinione pubblica, contrari i pescatori e anche i governi di Cina e Corea del Sud. Ma l’esecutivo giapponese guidato da Yoshihide Suga ha deciso di rilasciare nell’Oceano Pacifico l’acqua contaminata impiegata fino a oggi per raffreddare i reattori danneggiati dall’incidente nucleare di Fukushima. Una decisione formalizzata dopo l’incontro tra il premier e il ministro dell’Industria, Hiroshi Kajiyama, e che arriva a poco più di dieci anni dall’incidente nucleare nella centrale giapponese. Per Pechino, la scelta dell’esecutivo è “irresponsabile”, mentre da Seul convocano l’ambasciatore giapponese per protestare formalmente e chiedono che “ogni misura adottata tenga conto della tutela della salute”.

La quantità di acqua che sarà rilasciata in mare, non prima di qualche anno, è enorme. La manutenzione giornaliera dell’intera centrale genera ogni giorno 140 tonnellate di acqua contaminata che, nonostante venga trattata negli impianti di bonifica, contiene ancora il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Questa attività, ripetuta negli ultimi dieci anni, ha fatto sì che intorno all’impianto si siano accumulati oltre mille serbatoi contenenti acqua contaminata, per un totale di 1,25 milioni di tonnellate che, adesso, saranno riversate in mare prima che raggiungano la massima capacità consentita, secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), entro l’estate 2022.

La decisione del governo di Tokyo, però, ha trovato l’opposizione di gran parte della popolazione nipponica, in special modo di chi teme che lo sversamento di acqua contaminata possa compromettere le proprie attività economiche, come pescatori e agricoltori. Nel febbraio dello scorso anno, durante una visita alla centrale, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, aveva però ammesso che il rilascio dell’acqua nell’Oceano Pacifico è in linea con gli standard internazionali dell’industria nucleare.

Anche alcuni Paesi vicini protestano. La Cina ha definito il piano dannoso per la salute pubblica, accusando Tokyo di aver deciso di smaltire le acque reflue nucleari “senza riguardo per i dubbi e l’opposizione interni ed esteri. Un approccio estremamente irresponsabile e gravemente dannoso per la salute e la sicurezza pubblica internazionale e gli interessi vitali delle persone dei Paesi vicini”, ha affermato il ministero degli Esteri in una nota postata sul suo sito web. L’oceano è “proprietà comune dell’umanità” e lo smaltimento delle acque reflue nucleari “non è solo questione interna del Giappone”, hanno aggiunto assicurando che Pechino “continuerà a seguire da vicino gli sviluppi insieme alla comunità internazionale”, riservandosi di dare “ulteriori risposte”. La Cina ha anche esortato il Giappone a non rilasciare in mare l’acqua “senza autorizzazione” da parte di altri Paesi e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea): “La Cina si riserva il diritto di dare ulteriori risposte” alla mossa di Tokyo, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian.

A Seul, Koo Yoon-cheol, capo dell’Ufficio per il coordinamento delle politiche governative della Corea del Sud, ha tenuto in mattinata una riunione d’emergenza per discutere la posizione e le misure del Paese riguardo all’annuncio nipponico. “Il governo esprime forte rammarico per la decisione del governo di Tokyo sul rilascio dell’acqua contaminata – ha detto – e adotterà le misure necessarie in linea con il principio di mantenere il popolo sudcoreano al sicuro dall’acqua contaminata dell’impianto di Fukushima”. Il ministero degli Esteri ha anche convocato l’ambasciatore giapponese Koichi Aiboshi presentando una protesta formale.

“Siamo al corrente della decisione presa dal governo del Giappone” ha detto un portavoce della Commissione europea rispondendo ad una domanda dei giornalisti. “La Commissione si aspetta che le autorità nipponiche garantiscano la piena sicurezza nell’operazione di sversamento in piena conformità con i suoi obblighi nazionali e internazionali – ha aggiunto il portavoce – È importante la piena trasparenza in questo tipo di operazioni. Noi continueremo a monitorare la situazione e a restare in contatto con i nostri omologhi giapponesi”.

Sostegno arriva invece dagli Stati Uniti, con il Dipartimento di Stato che ha affermato attraverso un sito web che il Giappone “è stato trasparente sulla sua decisione” e “sembra abbia adottato un approccio conforme agli standard di sicurezza nucleare accettati a livello globale”.

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