Eccola lì, la vecchia polemica all’italiana. La solita vecchia solfa campanilista che rispunta fuori anche quando si parla di una tematica comune come la ripartenza turistica del Paese dopo la pandemia.
La questione è nota: l’idea delle isole Covid free. Da provetto leghista appena ha subodorato lo slogan il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ci si è buttato dentro con tutti e due gli stivali, profetizzando un: “Si può fare ed è anche opportuno farlo perché se lo faranno gli altri e noi no, lo svantaggio diventerà enorme”. Qualcuno dovrebbe (potrebbe, please?) ricordare al ministro che lo svantaggio è già enorme: è da un po’ che destinazioni come le Seychelles, le Maldive, le Azzorre, Madeira e l’isola di Phuket hanno definito dei protocolli ad hoc per l’ingresso di turisti vaccinati o con test molecolare negativo, pubblicizzando il tutto in pompa magna. Per non parlare delle Canarie: sono centinaia gli italiani che negli ultimi mesi sono volati a Lanzarote e Fuerteventura attirati da offerte tagliate su misura per gli smartworkers e i nomadi digitali.
Poi è arrivata la comunicazione dell’apertura il prossimo 14 maggio delle isole greche, supportata da un basso contagio in loco e da una valutazione sia strategica – insistere sull’idea di isola come zona franca dal Covid, un messaggio di indubbia potenza mediatica checché ne dica il ministro del Turismo greco, secondo cui l’obiettivo sarebbe solo quello di mettere in salvo chi vive lontano dai centri – che politica: da Atene è arrivato l’ordine di tirare in ballo il servizio sanitario nazionale, l’esercito e pure la marina per caricare i vaccini sugli elicotteri e trasportarli sulle isole più remote, così da immunizzare la popolazione e solleticare la fantasia esotica dei turisti stranieri. L’idea di sviluppare dei corridoi percorribili ha quindi il suo bel perché. Bravo Garavaglia che ci ha pensato per primo. Ah no: ha solo avallato un’idea venuta ai vicini di casa. Ma proseguiamo.
Ecco che, dopo la lenta suggestione del nostro ministro al Turismo, arriva lesta la contestazione del tandem formato da Stefano Bonaccini e Massimiliano Fedriga, rispettivamente ex e attuale presidente della Conferenza stato regioni, nonché governatori di Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Il secondo (che è pure leghista): “In questo momento dobbiamo dimostrare al Paese che c’è equità. Non creare tensione sociale, ma dare le stesse regole dappertutto. Meno ci sono disparità, anche se non tutti saranno soddisfatti, meno ci sono tensioni”. L’altro (con abbinata foto su Facebook della riviera romagnola: che c’azzecca la Riviera con le isole?!): “Mi auguro che il ministro del turismo Garavaglia rigetti immediatamente la proposta di ‘isole Covid free’. Non possono esserci località turistiche privilegiate a discapito di altre”. Certo, come se da un anno a questa parte non ci fossero state attività imprenditoriali agevolate rispetto ad altre e persone che si sono arricchite a spese altrui.
Io comunque un po’ questo dibattito lo capisco: in un paese in cui a ogni 30 chilometri cambiano cibo, cultura e tradizioni, il conflitto identitario è sempre dietro l’orto. Su un territorio dove le due isole principali devono affrontare la concorrenza di un resto del continente che pure ha una fortissima vocazione turistica, ecco che allora la suggestione greca si affloscia come la panza di Briatore in vacanza in Costa Smeralda senza Elisabetta Gregoraci. Anche perché le similitudini – non fra panze ma fra isole – sono poche. Quelle elleniche hanno una frammentazione diversa da quelle italiane e uno status turistico particolare, costruito in decenni di ospitalità mirata e di servizi ad hoc. Nonostante i minimi termini sembrino comuni, in realtà non lo sono affatto.
Questa querelle è solo l’ultimo, sconfortante esempio di come a volte in Italia le buone idee altrui vengano prima copiate male e poi picconate peggio, soprattutto se ci sono interessi di parte. Invece di dire: “Se parte prima il mio vicino, può spianarmi la strada e dopo posso mettermi anche io sulla sua scia” si preferisce dire: “Meglio tener fermo il vicino finché non riparto anche io”. Quindi, piaccia o meno, per lo sconforto di Garavaglia, il benestare di Fedriga e Bonaccini e pure il beneplacito del caro Zaia (“la nostra isola è il Veneto”, sic!) è probabile che di questa faccenda delle isole Covid free si farà ben poco. Perché, in Italia, parafrasando Bonaccini “non ci possono essere privilegi”. Credeteci.