Attualità

Pietro Castellitto: “Se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita”

L’interprete di Francesco Totti nella serie Speravo de morì prima, regista dell’opera prima I Predatori, premiato allo scorso festival di Venezia, rilascia al Corriere della Sera un’intervista complessa e articolata dove affronta, tra gli altri, il tema del #MeToo in maniera piuttosto anticonvenzionale

Pietro Castellitto torna a far parlare di sé. L’interprete di Francesco Totti nella serie Speravo de morì prima, regista dell’opera prima I Predatori, premiato allo scorso festival di Venezia, rilascia al Corriere della Sera un’intervista complessa e articolata dove affronta, tra gli altri, il tema del #MeToo in maniera piuttosto anticonvenzionale. Riportiamo per intero domanda e risposta per capire come in poche ore i social si siano infiammati sulle parole del figlio dei Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini. Domanda dell’intervistatore: “Che cosa vuol dire che “Per fare l’attore devi saper dire le bugie e fare gli scherzi?”. Risposta di Castellitto jr.: “Se non scherzi più il tuo percorso è stato sacrificato alle consuetudini e al perbenismo dominante. Negli anni Venti Al Capone faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il monumento all’ipocrisia del ‘Me Too’, battaglia sacrosanta, ma se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita chiedendo pure soldi; io vedo la volontà di potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto parlando come amante di Nietzsche, che studiai a Filosofia. Ho anche compiuto un viaggio in Germania sulle sue tracce, ho dormito nella casa museo dove ha ideato Zarathustra…”.

Il giornalista lo incalza, paragonando l’approccio politico che azzera un’intera impalcatura ideologica del Novecento, alle parole spesso anticonvenzionali del padre: “Nietzsche in un aforisma dice che ognuno di noi è il seguito di nostro padre – risponde Pietro -. Il conformismo del cinema? Ci si odia molto ma non esce mai, neanche nei film, la maggior parte (per inerzia e pigrizia), non sono portatori di un pensiero. Il presupposto è di cavalcare la morale dominante. Una volta gli artisti erano fuorilegge, oggi siamo invasi da damerini che copiano l’America, pulendosi la coscienza autocriticandosi”. Castellitto, infine, aggiunge una nuova distinzione culturale e politica, come già aveva fatto durante il Festival di Venezia commentando il suo I Predatori (oggi disponibile su Amazon Prime): “Nel film assistiamo ad uno scontro tra borghesia illuminata e nostalgici. È una critica mascherata alla nostra epoca. Mi chiedo per quale motivo continuiamo a prendercela coi ragazzi che fanno il saluto romano e non siamo riusciti a creare nuovi simboli. Così, criticando, campiamo di rendita, è questa la vera decadenza. Ed è una forte contraddizione che, a costo di farci qualche nemico o sembrare pazzi, dovremmo dire”.