La visita in carcere sarà durata una ventina di minuti, forse. La fidanzata di Patrick Zaki, lo studente egiziano arrestato a febbraio 2020 di ritorno da Bologna, dove studiava, e tuttora detenuto al carcere di Tora, ha rivisto il compagno dopo quasi tre mesi. Il loro ultimo incontro infatti risaliva al 16 gennaio. La ragazza, che resta protetta dall’anonimato, alla Stampa ha spiegato che sul corpo di Zaki “non ci sono segni e che non ha denunciato aggressioni“. È rassegnato, però, a una carcerazione di cui non vede a breve la parola fine e tra le mani della ragazza, attraverso una guardia, ha consegnato una copia di Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcìa Marquez. “All’interno un biglietto scritto in italiano che diceva: ‘Ancora Resistendo, grazie per il supporto tutti tutti (=)'”, spiegano gli attivisti della pagina Facebook “Free Patrick”, che in un post (sopra lo screenshot) danno conto della visita nel carcere di Tora della ragazza.
“Sembrava stare bene in generale – scrivono gli attivisti – , ma era confuso su ciò che è successo nell’ultima sessione e ha condiviso che sapeva che la sua detenzione era stata rinnovata per altri 45 giorni, ma non era a conoscenza dello stato dell’appello presentato dai suoi avvocati per cambiare i giudici che si occupano del suo caso. Ha anche detto che appena è entrato in Aula dell’ultima sessione, il giudice stava dicendo agli avvocati di andarsene. La sua ragazza gli ha detto che l’appello era stato respinto e che il suo processo sarebbe continuato davanti allo stesso giudice“.
Nel post, gli attivisti raccontano che “quando la fidanzata ha cercato di confortarlo dicendogli che si spera che tutto questo finisca presto, lui ha fatto una risata sarcastica e disperata, dicendo che sta cercando di adattarsi a stare in prigione, in un modo che indica che ha perso la speranza di essere presto libero e sta rimanendo forte per coloro che ama”.
Secondo il racconto della giovane, Zaki avrebbe detto che “mentre stava lasciando la sua struttura di detenzione prima della ultima sessione di udienza, il direttore della prigione lo ha fermato e gli ha detto che non gli permetterà di entrare di nuovo finché non si sarà tagliato i capelli, mentre rideva con gli altri agenti di polizia intorno a lui. Questo è stato a dir poco ingiusto – scrivono gli attivisti – anche i piccoli dettagli sono controllati, il suo corpo e il suo aspetto sono soggetti alla loro opinione. Continuiamo ad aggrapparci alla speranza che sia presto libero e che domani ci porti notizie migliori. Patrick deve essere immediatamente rilasciato”, concludono. Intanto domani al Senato è prevista la discussione sulla concessione della cittadinanza italiana a Zaki, che sua sorella aveva dichiarato sarebbe stata comunicata al fratello “nella prima occasione possibile, ossia una delle visite alla prigione di Tora concesse dall’autorità carceraria”. Da quanto però raccontato dalla fidanzata non sembra che il tema sia stato oggetto di discussione durante il loro incontro di ieri.