Il voto unanime al Senato, con cui oggi è stata approvata la mozione a firma Pd che impegna il governo ad attivarsi per il conferimento della cittadinanza a Zaki, è una buona notizia. Lo è perché dice forte e chiaro che Patrick deve essere cittadino italiano e questa volta è il nostro Parlamento a dirlo.
Da oltre 14 mesi Patrick Zaki è imprigionato nel carcere egiziano di Tora in detenzione preventiva, la misura cautelare applicata nei casi con indizi gravi di colpevolezza ma che nella sua circostanza, come quella di tanti prigionieri politici e attivisti dei diritti umani, in Egitto viene usata e sistematicamente rinnovata ogni 45 giorni in un ciclo infernale senza fine.
432 giorni in carcere senza alcuna prova e senza alcun processo.
Patrick è incarcerato per le sue idee, per il suo amore per i diritti umani, per il suo modo giusto di vedere il mondo. E’ uno studente brillante, arrivato al master Gemma dell’Università di Bologna sugli studi di genere e delle donne con una prestigiosa borsa di studio ottenuta attraverso una selezione che ha visto 600 candidati, 29 studenti scelti in tutta Europa e 4 a Bologna, ricorda la sua Professoressa Rita Monticelli, coordinatrice del master.
Patrick si trovava in Italia, a Bologna, per studiare, per arricchire le sue competenze. Ed è da qui che deve riprendere la sua vita di giovane uomo libero.
Patrick qui nel nostro Paese ha i suoi studi, le sue passioni, i suoi amici e una rete sempre più vasta di persone, organizzazioni e istituzioni che chiedono con forza la sua liberazione.
Con la cittadinanza italiana il nostro Paese avrà uno strumento in più per seguire il suo caso, per monitorare le udienze ma soprattutto per esercitare pressioni sull’Egitto per interrompere questa detenzione arbitraria disumana.
Ora serve che il governo avvii velocemente l’iter di conferimento della cittadinanza.
E’ una battaglia cui non possiamo sottrarci e che dobbiamo portare a compimento: quella della tutela dei diritti umani. Perché troppe sono le contraddizioni che l’Italia di buon grado accetta: dalla cessione delle due fregate al regime di Al-Sisi all’atteggiamento di derisione del Cairo sullo straordinario lavoro svolto dalla Procura di Roma circa le indagini sull’uccisione di Giulio Regeni.
Quanto hanno pesato gli accordi commerciali tra Italia ed Egitto nell’ostacolare le indagini e quanto pesano nell’autorevolezza del nostro Paese sul tema centrale del rispetto dei diritti umani?
Non smetterò di chiedere al governo Draghi di prendere una posizione netta sull’export di armamenti con Paesi che, come l’Egitto, violano palesemente le libertà e i diritti su cui si fonda la nostra Costituzione.
E non smetterò di chiedere che con coraggio si faccia tutto ciò che è necessario per liberare Patrick e riportarlo nella sua Bologna. Da cittadino italiano libero.