Tre anni dopo avere lasciato la presidenza dello Stato, lascerà anche la guida del Partito comunista cubano. E così, dopo più si 50 anni, si chiude l’era Castro sull’isola, iniziata nel 1959. Raul, fratello, di Fidel (insieme nella foto), durante l’ottavo congresso che si apre venerdì all’Avana – e durerà quattro giorni – annuncerà le sue dimissioni e lascerà anche la guida delle forze armate. A prendere il suo posto sarà il presidente Miguel Diaz Canel, nell’ambito di un ricambio generazionale che coinvolgerà altri maggiorenti del partito. Ma la vera questione è se cambierà qualcosa nel sistema cubano, che sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua storia fra crisi economica, pandemia e crescenti proteste sociali. Il rete è diventato virale il video musicale “Patria y vida”, di un gruppo rap che fa il verso all’iconico “Patria y muerte” di Fidel Castro, chiedendo “libertà, niente più dottrine”. Mentre il gruppo di artisti indipendenti S. Isidro ha organizzato una protesta senza precedenti per la libertà di espressione davanti al ministero della Cultura.
Fedelissimo di Raul, il 60enne Diaz Canel è presidente da tre anni, un periodo in cui ha dovuto affrontare la pandemia, la stretta delle sanzioni americane da parte del presidente americano Donald Trump e un crescente dissenso contro il partito unico, alimentato anche dall’accesso a Internet. Nel 2020 le importazioni di cibo, carburante e materie prime si sono ridotte del 40% e l’economia si è contratta dell’11%, scrive il Financial Times, citando dati del governo. Senza dimenticare il crollo del turismo, dovuto alla pandemia.
In gennaio il governo ha abbandonato la strategia della doppia valuta, eliminando il Cuc, il peso convertibile. È rimasto solo il peso, che si è svalutato di quasi il 2000%. Il cambio ufficiale è stato fissato a 24 pesos per un dollaro e l’inflazione è schizzata verso l’alto. Alcuni prezzi sono cresciuti del 500% e non è bastato aumentare i salari per contrastarne gli effetti. Diaz Canel ha più volte sottolineato la continuità con il passato, usando sui social l’hashtag “somosContinuidad”. E lo stesso concetto è insito nel titolo di “Congresso della continuità” scelto per l’evento di quattro giorni, che “esprimerà la graduale e ordinata transizione delle principali responsabilità del paese verso le nuove generazioni”.
Il ricambio generazionale ci sarà sicuramente. Anche perché nel 2016, quando Raul Castro annunciò l’intenzione di passare la mano, aveva detto che molti leader erano “troppo vecchi” e avrebbero dovuto cedere il passo. Ma non è chiaro se Raul cesserà la sua influenza – potrebbe infatti mantenere un incarico nel Politburo – e fino a che punto Diaz Canel e la nuova generazione vorranno riformare il sistema. Il congresso del 2011 annunciò 300 riforme economiche, incoraggiando l’avvio di iniziative private. Recentemente il governo ha deciso di autorizzare piccole fabbriche private per produrre formaggio, giocattoli e vernici. Ma intanto cresce l’insofferenza fra i cubani, che devono affrontare sempre più difficoltà e lunghe code per procurarsi da mangiare e si confrontano con la repressione del dissenso.