È quanto emerge da un nuovo report del Wwf. Nella fattispecie, tra il 2005 e il 2017 i prodotti arrivati nel Vecchio Continente e che hanno avuto il maggiore peso sono soia, olio di palma e carne bovina, seguiti da prodotti legnosi da piantagioni, cacao e caffè
L’Unione europea è il secondo più grande importatore mondiale di prodotti derivanti dalla deforestazione tropicale dopo la Cina. Nella fattispecie, tra il 2005 e il 2017 i prodotti arrivati in Ue che hanno avuto il maggiore peso sono soia, olio di palma e carne bovina, seguiti da prodotti legnosi da piantagioni, cacao e caffè. È quanto emerge da un nuovo report del Wwf. Non è un caso se proprio la carne bovina ha un peso nettamente superiore anche agli altri tipi di carne, oltre che alle alternative vegetali, nell’impatto ambientale stimato nel rapporto di Demetra per la Lega Anti Vivisezione sui costi nascosti del consumo di carne, presentato in partnership con ilfattoquotidiano.it. Nel report del Wwf l’Italia è al secondo posto nella classifica degli otto paesi europei responsabili dell’80% della deforestazione rappresentata dai prodotti importati.
LA RESPONSABILITÀ DELL’EUROPA – Quasi del tutto inconsapevolmente, trasformiamo e consumiamo prodotti provenienti dai paesi tropicali e sub-tropicali. Basato su dati e approfondimenti realizzati dallo Stockholm Environment Institute (SEI) e sulle analisi del Transparency for Sustainable Economies-Trase, il report “Stepping up: the continuing impact of Eu consumption on nature” svela quello che si nasconde dietro le importazioni dell’Ue. La sua responsabilità è ricollegabile alla deforestazione e trasformazione di 203.000 ettari di terreni naturali, con l’emissione di 116 milioni di tonnellate di CO₂ e la distruzione di altri ecosistemi in tutto il mondo. Nel periodo di studio l’Ue ha causato il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale, superando India (9%), Stati Uniti (7%) e Giappone (5%). Tra il 2005 e il 2017, otto tra le maggiori economie del continente (nell’ordine Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Polonia) hanno generato, da sole, l’80% della deforestazione collegata alle importazioni Ue dai paesi tropicali.
LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE UE – Nel 2020, quasi 1,2 milioni di persone hanno aderito alla consultazione pubblica dell’Ue sulla deforestazione attraverso la campagna #Together4Forests, guidata dal WWF e altre organizzazioni, per chiedere una legislazione severa. La Commissione Europea sta lavorando ad una proposta legislativa, da sottoporre presto al Parlamento Europeo e agli Stati membri. L’analisi del WWF mette soprattutto in risalto la necessità che questa legge allo studio prenda in considerazione, oltre agli ecosistemi forestali, anche le praterie, le savane e le zone umide delle stesse regioni, che vengono distrutti per far spazio a campi e pascoli a causa della crescita della domanda di prodotti e del trasferimento delle produzioni agricole e zootecniche dai terreni occupati da foreste verso altri tipi di ecosistemi. Il report del WWF mostra chiari legami tra i consumi dei paesi dell’Ue, in particolare di soia e manzo e la conversione delle praterie in terreni agricoli, come ad esempio gli hotspot di deforestazione del Cerrado in Brasile e del Chaco in Argentina e Paraguay. Lo stesso report elaborato da Demetra per la Lav aveva stimato i danni ambientali dovuti all’occupazione di suolo agricolo per fare spazio a colture o allevamento necessari alla produzione della carne. La carne di bovino è quella che richiede più terre, principalmente per la minor efficienza di conversione. E poi c’è il problema della soia che, però, in gran parte viene utilizzata nella mangimistica. E, come sottolinea la Fao, se su un ettaro di terra è possibile produrre soia con un contenuto proteico di 1848 chili, da quello stesso spazio destinato al foraggio per alimentare i bovini, si ricavano appena 66 chili di proteine animali.
LE RICHIESTE DEL WWF – Secondo l’associazione ambientalista, la nuova legge comunitaria dovrà prima di tutto garantire che le merci che possono aver contribuito alla deforestazione o alla trasformazione di altri ecosistemi non arrivino a circolare internamente all’Europa e, in secondo luogo, che nei paesi produttori vengano rispettati anche i diritti umani. “La legge – spiega il WWF – dovrà prevedere requisiti obbligatori per la due diligence a carico delle imprese, ma anche del settore finanziario, oltre ad assicurare la tracciabilità delle merci interessate e la trasparenza delle catene di approvvigionamento”. In parallelo, è essenziale che l’Ue rafforzi la sua cooperazione con i paesi produttori “per sostenere gli sforzi globali di fine alla deforestazione, alla distruzione della natura e alle violazioni dei diritti umani”.