In Friuli Venezia Giulia la polemica sui numeri delle terapie intensive non si placa. Dopo la lettera inviata dall’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (AAROI) al governatore Massimiliano Fedriga, dove si affermava che i due reparti di terapia sub-intensiva di Gorizia e Palmanova “sono a tutti gli effetti vere terapie intensive”, l’attenzione si concentra ora sui nuovi ingressi nelle rianimazioni. Nella giornata di lunedì 12 aprile, secondo i dati comunicati al ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità, i nuovi ingressi sono stati ben quindici: una cifra in controtendenza rispetto ai dati dell’ultima settimana e che fa del Friuli Venezia Giulia la regione italiana con la maggiore incidenza di casi gravi in quella specifica giornata.
Si tratta di “un aumento anomalo” per il consigliere regionale Andrea Ussai (M5S), considerando che i numeri dei posti totali occupati in terapia intensiva “diminuivano da una settimana”, e che i nuovi ingressi si attestavano sul numero di “due, massimo tre al giorno”. A colpire, dichiara a Ilfattoquotidiano.it il consigliere pentastellato, è la tempistica: “Il 9 aprile viene resa pubblica la lettera dell’AAROI, il giorno successivo avviene l’incontro della Regione con Peratoner, e il 12 aprile si registrano quindici nuovi ingressi nelle terapie intensive, un picco sospetto”. “La domanda sorge spontanea: non è che abbiamo cominciato a registrare i numeri che prima ignoravamo?”, conclude Ussai.
Ieri pomeriggio, nella seduta del Consiglio regionale in Terza commissione, l’argomento è stato trattato solo marginalmente. Le opposizioni avevano richiesto di integrare con una procedura d’urgenza l’ordine del giorno, al fine di chiarire la situazione con l’audizione dei medici e direttori delle Aziende sanitarie. Ma il presidente leghista Ivo Morales ha respinto la richiesta al mittente, rimandando al futuro la discussione.
“Nessuno vuole nascondere le cose”, ha dichiarato a conclusione dei lavori il vice-governatore e assessore alla Sanità Riccardo Riccardi. Che poi ha aggiunto: “Si sente dire che qualcuno ha voluto alterare i numeri delle terapie intensive per andare sotto la soglia della zona rossa, ma sono teoremi. Io non partecipo alla costruzione dei dati e non decido chi deve stare in terapia intensiva”. Lunedì si era espresso sul tema anche il governatore leghista Fedriga, che ai microfoni di RaiNews24 aveva parlato di “massima trasparenza” facendo notare come “le direzioni delle tre Aziende sanitarie hanno confermato” i numeri ufficiali.
La questione, tutt’altro che conclusa, è arrivata intanto a Roma. A seguito della pubblicazione della lettera degli anestesisti sono state depositate due diverse interrogazioni parlamentari, la prima a firma di Nicola Fratoianni (SI), la seconda di Luca Sut e Sabrina De Carlo (M5S). Rivolte al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, le interrogazioni hanno chiesto di chiarire i dati sulle terapie intensive. “L’incongruenza tra i numeri reali e i dati forniti, se confermata, sarebbe gravissima e le dimissioni dei responsabili sarebbero quindi un atto dovuto”, ha commentato De Carlo.