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Leonardo Da Vinci: ecco come è morto davvero l’artista e che fine ha fatto la sua tomba

Proviamo allora a mettere alcuni punti fermi sul decesso dell’artista avvenuto il 2 maggio del 1519 nel castelletto di Clos-Luce collegato da un tunnel segreto a quello reale di Amboise in Francia per consentire spesso al re Francesco I di visitare l’artista ospitato

di Davide Turrini

Si sta parlando molto della morte di Leonardo Da Vinci in queste ore sul web. In concomitanza con l’ultima puntata della (terrificante) serie tv di Rai1 la curiosità sulla vita del genio italiano rinascimentale è tanta. Anche perché le versioni per la tv ridotte a poltiglia storica fanno venire fame di verità. Premesso, comunque, che la storia non si fa con i se e con i ma, bensì con fatti e prove documentali, sulla morte di Leonardo si sta leggendo di tutto in queste ore. Proviamo allora a mettere alcuni punti fermi sul decesso dell’artista avvenuto il 2 maggio del 1519 nel castelletto di Clos-Luce collegato da un tunnel segreto a quello reale di Amboise in Francia per consentire spesso al re Francesco I di visitare l’artista ospitato (e si racconta anche per frequentare diverse adorate ancelle).

Un luogo naturale di pace e silenzio, in quei giorni in piena fioritura vista la primavera, dove Leonardo redasse il suo testamento (23 aprile 1519) e in cui visse i suoi ultimi giorni. La causa della morte non è mai stata rivelata in modo preciso, ma diversi biografi hanno dedotto da molti materiali originari dell’epoca che Leonardo fosse stato più volte colpito da ischemie, e probabilmente da un ictus che da un lato gli avevano paralizzato la mano destra, dall’altro lo avevano lentamente e fortemente minato nel fisico.

Antonio Forcellino nella biografia Leonardo (Laterza) spiega che Leonardo il 23 aprile dettò il suo testamento al vicario della chiesa Flery e poi si ritirò nella sua camera da letto da dove più non si mosso fino al 2 maggio, giorno della morte. “Non c’è il re al suo capezzale come ci sarebbe piaciuto ed è piaciuto alla leggenda durata secoli, ma ci sono Francesco Melzi (il suo biografo ndr), Battista de Villani e la serva Maturina”. Scrive ancora Forcellino: “La sepoltura è in una piccola e luminosa chiesa proprio accanto al fiume che scorre placido attorno alla piccola isola, Notre Dame en Greve: la chiesa sarà devastata durante una insurrezione civile nel 1807 e la tomba con le sue ossa disperse”.

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