Lo stato di New York si appresta ad alzare le tasse sui più ricchi. I residenti che guadagnano oltre un milione di dollari l’anno potrebbero arrivare a pagare (nella parte più alta dei loro introiti) fino al 52%. La scorsa settimana il Senato dello stato di New York ha approvato un accordo in tal senso. La misura deve ancora passare l’esame della Camera ed essere poi firmato dal governatore Andrew Cuomo, passaggio che non dovrebbe comportare particolari problemi. Quando la legge sarà in vigori i ricchi residenti della città di New York si troverebbero a subire, tra tributi statali e locali, il prelievo più alto di tutti gli Stati Uniti. Condizione che comunque potrebbe durare poco visto che sono molti gli stati e le municipalità che stanno valutando provvedimenti simili. La pandemia morde per tutti e le casse pubbliche sono alla disperata ricerca di risorse per fronteggiare l’emergenza.
Molto interessante quanto sta accedendo dall’altra parte del paese. Lo stato di Washington sta cercando di fare passare uno dei pacchetti fiscali più aggressivi del paese. Sono in cantiere un incremento del prelievo sui “capital gain”, i guadagni che si realizzano vendendo titoli ad un prezzo più alto di quello a cui sono stati acquistati e un’imposta dell’1% patrimoni superiori al miliardo di dollari (840 milioni di euro). Nello stato risiedono alcuni degli uomini più ricchi del pianeta: il patron di Amazon Jeff Bezos e l’ex moglie MacKenzie Scott, il fondatore di Microsoft Bill Gates e l’ex amministratore delegato del gruppo Steve Ballmer. Sia Gates che Ballmer si sono sempre espressi a favore di una maggiore tassazione sui redditi alti e grandissimi capitali al fine di interventi redistributivi. “Penso che i ricchi dovrebbero pagare di più di quanto non facciano ora, e questo include anche me e mia mia moglie Melinda”, ha scritto Gates in un post del 2019.
Eppure ora che potrebbe davvero dar seguito ai suoi buoni propositi entrambi i miliardari nicchiano. Come gli altri due, sono stati interpellato dai sostenitori della riforma per chiedere se volessero esprimere un sostegno pubblico all’iniziativa. Nessuno ha aperto bocca. I quattro miliardari sono stati anche sollecitati anche ad esprimere un’opinione sull’ipotesi di una tassa patrimoniale. Silenzio. Un altro celebre miliardario statunitense che si distingue per comportamenti poco coerenti con le sue dichiarazioni è il finanziere Warren Buffet, sesto uomo più ricco del mondo con patrimonio di 96 miliardi di dollari. Buffet ha in più occasioni espresso rincrescimento per il fatto che la sua segretaria debba, in proporzione, pagare meno tasse di lui. Si vanta di versare “ben” 1,8 milioni di dollari l’anno. Se calcolato sull’incremento medio annuo del valore del suo patrimonio si tratta però di un’aliquota dello 0,05%. Come se un impiegato pagasse in tasse 10 dollari. All’anno.
Le novità fiscali a cui lavorano molti stati Usa (e non solo) raccolgono i suggerimenti che provengono ormai da tutti i grandi organismi internazionali. Dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale e all’Onu, tutti suggeriscono una maggiore progressività dei sistemi fiscale. Una recente ricerca della London School of Economics ha evidenziato come da una bassa tassazione sui redditi alti non derivi alcun beneficio per l’economia nel suo complesso.