“Sono a conoscenza di un incontro tra l’onorevole Fini, il senatore Valentino, Sarra e l’ex europarlamentare Umberto Pirilli a Roma”. Probabilmente è anche per questa frase del neo collaboratore Seby Vecchio, ex assessore comunale di Reggio Calabria, che la Direzione distrettuale antimafia ha aggiornato le iscrizioni nel registro degli indagati. La notizia è piombata in aula per bocca del sostituto procuratore Sara Amerio che, dopo aver depositato nuovi atti nel processo Gotha, chiarisce i termini con i quali venerdì dovranno essere interrogati l’ex sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino e l’ex parlamentare europeo Pirilli.

Militanti in Alleanza Nazionale a metà degli anni Duemila ma da sempre gravitanti nella destra reggina, Valentino e Pirilli dovranno essere sentiti ai sensi dell’ex articolo 210 del codice di procedura penale. Fuori dai termini giuridici, i due politici che dovevano testimoniare nel processo al “direttorio” della ‘ndrangheta dovranno essere assistiti dall’avvocato perché indagati per reato connesso a quello degli imputati come l’avvocato ex parlamentare del Psdi Paolo Romeo, l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra e l’ex senatore Antonio Caridi.

Qual è il reato contestato a Valentino e Pirilli non è stato spiegato, ma non è rimasto che prenderne atto alla presidente del Tribunale Silvia Capone davanti alla quale si sta celebrando il processo alla compente riservata delle cosche in grado di influenzare anche pezzi delle istituzioni. I nomi dei due politici sono stati più volte richiamati in aula nelle precedenti udienze. L’ex sottosegretario Valentino, infatti, è stato chiamato in causa dal collaboratore di giustizia Seby Vecchio che ha riferito di una riunione tenuta a Roma tra il 2006 e il 2007 quando all’ex sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti, prima di essere ricandidato al Comune, sarebbe stato fatto capire che doveva garantire non solo la cosca De Stefano ma anche la cosca Condello.

Il periodo è quello che ha preceduto la seconda candidatura dell’ex sindaco di Reggio. Per il pentito c’erano frizioni sia negli ambienti politici che in quelli mafiosi. In particolare, Vecchio racconta i malumori nei confronti di Scopelliti che avrebbe garantito solo la cosca De Stefano e non i Condello. “Ci sono state anche riunioni a Roma affinché tutto questo venisse limato e per la prossima candidatura di Peppe Scopelliti – sono le parole del pentito Vecchio nell’udienza del 17 marzo scorso – Il via è stato dato dopo una riunione fatta a Roma, dove prese parte anche Alberto Sarra e il senatore Valentino e, se non erro, c’era anche allora Umberto Pirilli”.

Si trattava di una riunione avvenuta “a Roma – ribadisce il collaboratore – e in quel momento Peppe Scopelliti, che era molto forte la vicinanza, prima di Gasparri, con Giovanni Alemanno e da lì ci sarà la benedizione alla prossima candidatura a sindaco di Peppe Scopelliti. Si svolge nel 2006 circa, io non ricordo più o meno le date nello specifico, ci sono presenti Alberto Sarra, Peppe Scopelliti e il senatore Valentino sicuro. Il luogo, se non erro, era all’interno degli uffici del gruppo di Alleanza Nazionale a Roma”.

Seby Vecchio, che nella seconda legislatura diventerà assessore comunale, a quella riunione romana non partecipò: “Me lo racconta Alberto Sarra, mi racconta di questa riunione, dove mettono in riga e il senatore Valentino in maniera molto elegante fa capire a Giuseppe Scopelliti che non deve essere il plus ultra di tutto, ma doveva dare conto, per una buona andatura della prossima legislatura, a tutti e non solamente alla famiglia De Stefano e Alberto Sarra era molto contento di questa riunione perché da lì parte la spartizione delle liste e degli assessori che dovevano avvenire nella legislatura del 2007”.

Quel giorno in aula bunker, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo faceva le domande e il pentito rispondeva. A un certo punto il pm cerca di approfondire: “Quindi, Vecchio, voglio essere certo di aver capito bene: nella sede di Alleanza Nazionale a Roma, alla presenza delle persone che lei ha prima indicato, non si parla di politica, ma si parla di rapporti tra politica e ‘ndrangheta?”. La risposta del collaboratore non lascia adito a dubbi rispetto a quello che lui ha appreso negli ambienti della politica reggina: “Sì, lo confermo”. E ancora: “Fini dava una linea ben specifica a quello che comunque si doveva fare e quindi è sempre la stessa riunione, ma che poi concludono e chiudono Valentino, Sarra e Scopelliti, ma io ho detto, infatti, poco fa che c’era anche la presenza di Alemanno, Fini l’ho detto l’altra volta e adesso non mi ricordavo, era tutta la componente che alla fine aggiustava la candidatura di Peppe Scopelliti e la volontà di portarla avanti”.

Oltre alla riunione romana, il nome di Pirilli è stato fatto in un’intervista depositata agli atti del processo e collegata alle dichiarazioni spontanee dell’avvocato Paolo Romeo. L’ex parlamentare del Psdi ha raccontato che a chiedergli di ospitare a Reggio nel 1979 l’allora latitante Franco Freda sarebbe stato l’amministratore di una tipografia di Villa San Giovanni. Quell’amministratore, stando all’intervista rilasciata, e mai pubblicata, dall’ex senatore Renato Meduri sarebbe stato proprio Pirilli. L’eventuale favoreggiamento alla latitanza di Freda, avvenuta 42 anni fa, è ormai prescritto. Le indagini del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Giuseppe Lombardo e dei pm Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Sara Amerio evidentemente si concentrano su altro.

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