Cultura

Roma, la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti celebra i 700 anni dalla morte di Dante con le installazioni di Raffaele Curi – FOTOGALLERY

Dal 15 aprile al 15 luglio, alla Rhinoceros gallery del "palazzo delle arti" al Velabro, si terrà una mostra sulla Divina Commedia vista dall'artista Raffaele Curi. Una serie di allestimenti tra inferni radioattivi, musica elettronica ad altissimo volume, gli scatti del progetto Ever After di Claudia Rogge e le installazioni di In a private Dream di Curi, con la partecipazione anche della Accademia della Crusca

di F. Q.
Roma, la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti celebra i 700 anni dalla morte di Dante con le installazioni di Raffaele Curi – FOTOGALLERY

Un Inferno radioattivo e un Paradiso abbagliante: questa l’iniziativa della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, che a vent’anni dalla sua nascita celebra alla Rhinoceros gallery di Roma i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Tra le installazioni multimediali di In a private dream di Raffaele Curi si trovano gli scatti del progetto Ever After di Claudia Rogge, osservati con in sottofondo la musica elettronica e le miniature quattrocentesche di Giovanni di Paolo Rucellai, in un percorso tra temi ecologici e contemporanei alla scoperta della lingua italiana, accompagnati dall’iniziativa La parola di Dante fresca di giornata dell’Accademia della Crusca.

Dal 15 aprile al 15 luglio il “palazzo delle arti” al Velabro, progettato da Alda Fendi con l’archistar Jean Nouvel, ospita una Divina Commedia suonata ad altissimo volume, che correla la denuncia dei disastri ambientali causati dall’uomo con le celestiali visioni delle miniature di Giovanni di Paolo, in una partitura per immagini tutta giocata su un mosaico di schermi davanti al quale il pubblico deve perdersi, per ritrovarsi infine immerso in una luce celestiale.

“Sono felice che voi pensiate che questo ‘mio’ Dante sia un’opera rock – ha detto Raffaele Curi -. E sono altrettanto felice che io non lo pensi. E ringrazio l’Accademia della Crusca”. È la musica elettronica di Radioactivity dei Kraftwerk a introdurre i visitatori all’Inferno, nel XIII canto, la selva dei suicidi dove i peccatori sono “fatti sterpi”. Il percorso poi porterà gli avventori fino al paradiso, dove sulle note di Enjoy the silence dei Denmark+Winter contempleranno l’abbagliante (tanto da rendere consigliati gli occhiali da sole) visione di Dio del canto XXXIII del Paradiso. “Entrare in un mondo che ci appartiene, dove siamo attesi. Questa la sensazione della mia prima volta con la Commedia di Dante” afferma Curi. “Ed essere attesi non ci rende profondamente felici? Solo i veri artisti sanno rischiare, diventando metafore tra la storia e i suoi azzardi”.

Secondo la padrona di casa Alda Fendi: “Dante, Milton, Michelangelo, Shakespeare, i tragici greci. Nomi roboanti di un eterno immaginario, che ci avvicina al Figlio dell’uomo, con incandescente timore. Un Dante, questo di Curi, apparentemente docile, ma espressivamente folgorante, con forti rimandi al nucleare e ai problemi dell’ambiente, nascosti nei versi incisivi del sommo poeta che trasporta la loro forza da sempre e per sempre”. “Caustica la visione dell’Inferno – continua la più giovane delle sorelle Fendi -, iridescente il Paradiso visto questa volta con gli occhi di Giovanni di Paolo che raccontano Dante in un tripudio appassionato di Astri d’oro e di lapislazzuli. L’Accademia della Crusca è con noi! Per me una vera carezza spirituale!”.

“L’Accademia della Crusca è felice di partecipare all’installazione di Raffaele Curi su Dante per la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti”, dichiara il professor Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca. Il professor Marazzini ha spiegato l’iniziativa che proporranno alla Rhinoceros gallery, un percorso per scoprire i canti che a scuola vengono saltati e conoscere i neologismi, latinismi, onomatopee dantesche e le parole comuni che vivono ancora dopo settecento anni. “Il titolo che abbiamo scelto, La parola di Dante fresca di giornata, è persino un po’ scherzoso, forse fin troppo scherzoso, se si pensa che viene dall’Accademia della Crusca. Eppure l’iniziativa ha riscosso un notevole successo, forse proprio per il suo tono leggero, un po’ sbarazzino. Probabilmente in questo periodo siamo tutti tormentati dai problemi della pandemia, e abbiamo voglia di pensare a qualcos’altro, desideriamo sperimentare la liberazione della mente. Le parole di Dante non sono sempre facili, però la ricerca dei loro significati reconditi è un esercizio intellettuale che allontana in parte le angustie del presente e richiama letture che magari abbiamo fatto tanto tempo fa, a scuola. Tutto questo patrimonio lessicale messo assieme dimostra l’infinita ricchezza dell’italiano, così come lo usava un uomo del Medioevo per scrivere un capolavoro della letteratura mondiale”.

Rhinoceros galleryracconta Alessia Caruso Fendi, direttrice dello spazio espositivo – è un’esperienza primitiva che punta alle radici delle emozioni. Una dimensione rimanda all’altra, in uno scambio osmotico continuo; dimensioni non necessariamente allineate, ma anche naturalmente contrapposte. L’occasione, questa volta, è celebrare Dante Alighieri e il viaggio che il poeta ci fa compiere attraverso la ricchezza della cultura e l’infinita articolazione della lingua italiana. Un occhio puntato sulle enormi tavole fotografiche di Claudia Rogge e l’altro sulle installazioni tragiche e paradisiache di Raffaele Curi. La raffinatezza e la perfetta costruzione estetica, rinascimentale, dei quadri fotografici dell’artista tedesca dialogano con le immersioni sensoriali in suoni rock di apocalissi contemporanee e luci abbaglianti di miniature del Quattrocento”.

“Raffaele Curi – scrive Vittorio Sgarbi nel suo testo critico che accompagna il catalogo della mostra, pubblicato da Manfredi Edizioni – ritorna al Dante letto, in un pomeriggio della sua infanzia, con suggestioni mai più dimenticate che sono cresciute dentro di lui fino a configurarsi come mondi diversi, altri mondi”. “Curi – annota Sgarbi – vede il canto XIII dell’Inferno, un luogo non solo inameno, ma invivibile per colpa degli uomini che lo abitano e che l’hanno ridotto come lo vediamo: uno scenario di distruzione come i luoghi inariditi dopo gli attacchi nucleari. Il paesaggio dell’inferno evoca i luoghi convolti delle città radioattive dopo i bombardamenti nucleari. La descrizione dantesca indica l’inaridimento delle foreste pietrificate in analogia con i disastri del ventesimo secolo. L’uomo è stato in grado di crearsi il suo inferno, e alcuni luoghi estremi del mondo, Hiroshima, Chernobyl, Sellafield, Harrisburg rivelano nel loro destino l’allarme per ciò che l’uomo può fare contro se stesso. Il suicidio di Pier Della Vigna diventa quindi metafora del suicidio dell’umanità, nella sperimentazione della ricerca che è contro l’uomo, e nonostante la volontà dell’uomo”.

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