Domani si parte con le delegazioni di M5s e Lega, venerdì toccherà a Forza Italia e Pd, mentre da lunedì si ripartirà con Fratelli d'Italia e Italia Viva. Sul tavolo di confronto ci sono due temi caldissimi: quello delle misure di sostegno all’economia e quello del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il primo passo da compiere è però la chiusura del Def, atteso nell’aula di palazzo Madama il 22 aprile
Saranno settimane fitte di appuntamenti, incontri e decisioni da prendere in materia economica per Mario Draghi. Tra scostamento di bilancio da 40 miliardi per finanziare nuovi ristori, Def e Recovery Plan l’agenda è fitta e da domani inizieranno così i faccia a faccia con le principali forze politiche del Paese che si protrarranno fino a lunedì nel tentativo di arrivare a decisioni condivise: alle 17 il presidente del Consiglio vedrà la delegazione del Movimento 5 Stelle, mentre alle 18.30 toccherà alla Lega. Venerdì, poi, alle 17 incontro con Forza Italia, alle 18.30 con il Pd per poi riprendere alle 17 di lunedì con Fratelli d’Italia e alle 18.30 con Italia Viva.
Sul tavolo di confronto ci sono due temi caldissimi: quello delle misure di sostegno all’economia e quello del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Entrambi devono essere affrontati dal Consiglio dei Ministri la settimana prossima, o al massimo quella dopo. Il governo dovrebbe approvare già domani, oltre al documento di economia e finanza, la richiesta di scostamento di bilancio, in attesa del via libera del Parlamento la settimana prossima. Poi, una volta incassato l’ok, si dedicherà al decreto sostegni bis.
Più o meno contemporaneamente bisogna anche chiudere il lavoro sul Pnrr che deve essere inviato a Bruxelles entro il 30 aprile, con Draghi che lo illustrerà alla Camera il 26 e al Senato il 27 per ottenere l’approvazione. E a questo appuntamento vuole arrivare con il placet del governo, con almeno un esame in Cdm.
Il primo passo da compiere è però la chiusura del Def, atteso nell’aula di palazzo Madama il 22 aprile. Qui verrà messo nero su bianco un disavanzo che potrebbe arrivare quasi all’11% del Pil per effetto del nuovo scostamento di bilancio che, nonostante il pressing del centrodestra, dovrebbe fermarsi a 40 miliardi o poco più. Quattro o cinque saranno destinati al ‘Fondo per il futuro’ da 30 miliardi in sei anni per finanziare le opere escluse dal conto del Recovery Plan: un conto in cui potrebbe arrivare anche la proroga al 2023 del Superbonus al 110%. Gli altri 35 saranno interamente destinati al sostegno all’economia, un discorso che va di pari passo con le riaperture che devono ancora essere decise. Per i ristori veri e propri, i contributi a fondo perduto per attività e professionisti danneggiati dalla pandemia che saranno parametrati su due mesi e non su uno soltanto come nel precedente decreto sostegno, si punta a rivedere il criterio della sola perdita di fatturato. “La valutazione corretta – ha osservato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti – dovrebbe basarsi non tanto sulla diminuzione del fatturato, quanto sulla diminuzione del risultato di esercizio del margine operativo lordo, che è la sintesi, esattamente, tra fatturato e costi, siano essi variabili, siano essi fissi, perché altrimenti le attività, le partite IVA su cui incidono maggiormente i costi fissi, sono quelle danneggiate e non ricomprese, non equamente ricompensate e indennizzate dal decreto legge del 22 marzo”.
Bisognerà valutare se tale considerazione si sposa con la necessità di far arrivare rapidamente il contributo alle categorie colpite: sicuramente si terrà conto dei costi fissi sostenuti, come bollette e affitti, mentre si valuta il rinvio di Tosap, Cosap, il taglio dell’Imu sui beni strumentali e il congelamento del canone Rai per i locali commerciali. Lo stanziamento complessivo dovrebbe essere di circa 20 miliardi, mentre quasi 15 miliardi dovrebbero essere destinati alla proroga fino a fine anno delle moratorie sui prestiti e sulle garanzie pubbliche in scadenza a giugno, su cui è in corso il confronto con la Commissione europea. Un altro miliardo andrà nell’incentivo per le assunzioni a tempo determinato, sotto forma di sgravi contributivi per le imprese che faranno un contratto a disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza e cassintegrati.