Si è gettata dalla finestra dello studio del suo avvocato in un palazzo al centro di Roma. È in questo modo che ha tentato il suicidio Giovanna Boda, 46 anni, capo dipartimento del ministero dell’Istruzione. Ora è ricoverata al Policlinico Gemelli in gravi condizioni. Stamani il quotidiano La Verità ha pubblicato un articolo in cui si racconta che la dirigente è indagata per corruzione. “Il “Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è profondamente addolorato ed esprime tutta la vicinanza, sua e del Ministero, alla dottoressa Giovanna Boda e alla sua famiglia”, si legge in una nota di viale Trastevere.

Mamma di una bimba di tre anni, moglie del giudice Francesco Testa, figlia dell’ex sindaco di Casale Monferrato dove è nata e cresciuta, Boda ha ricevuto un avviso di garanzia. Ieri i finanzieri si erano presentati nel suo ufficio di viale Trastevere e avevano perquisito anche la sua casa oltre a una soffitta. Indagata insieme a tre persone in un’inchiesta della procura di Roma relativa a presunte tangenti per affidamenti di appalti da parte del ministero, secondo le accuse è stata corrotta in cambio utilità e denaro pari a circa 680mila euro. Nel decreto di perquisizione, riportato dal quotidiano, si legge che Boda, già direttore generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Miur, in veste di pubblico ufficiale, “riceveva indebitamente per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri” da Federico Bianchi di Castelbianco, “somme di denaro e/o utilità per sé e/o terzi per complessivi 679.776,65 euro”.

Bianchi, noto psicoterapeuta romano, editore dell’Agenzia giornalistica Dire, socio al 95% della società Comunicazione ed editoria srl e amministratore unico dell’Istituto di ortofonologia, avrebbe avuto affidamenti diretti dalla Boda in cambio di soldi: la capo dipartimento – secondo quanto riportato nell’articolo – avrebbe firmato più decreti per 39.950 euro aggiudicati alla società di Bianchi. Una cifra di 50 euro inferiore al limite dei 40mila euro, soglia per la quale il Codice dei contratti, richiede una gara.

Una vicenda delicatissima che ha coinvolto anche alcuni suoi stretti collaboratori, in particolare una giovane donna che lavorava direttamente con lei. Stamattina Boda è stata vista negli uffici di viale Trastevere al lavoro fin dal primo mattino come faceva da sempre. Da qualche settimana, tra l’altro, era reggente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria dopo che il Miur ha momentaneamente sollevato dall’incarico la direttrice generale Maria Rita Calvosa per lo scandalo del mercimonio di titoli e attestati e, soprattutto, di altri presunti episodi di corruzione.

Nel pomeriggio, poi, Boda ha spento il cellulare: alcuni collaboratori del ministero hanno provato a chiamarla senza successo. Nella serata è arrivata la tragica notizia confermata da fonti del ministero. Psicologa, lavora in viale Trastevere dal 1999. Nel 2001 è stata nominata consulente per la direzione generale per lo studente, ricoprendo, a partire dal 2006 le funzioni di dirigente amministrativo presso la direzione per lo studente del Ministero. Nel 2011 diventa direttore dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo dove aveva già operato durante il terremoto. Nel 2016 passa dal ministero dell’Istruzione a capo dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e si ritrova a lavorare con Maria Elena Boschi fino al 2018.

A farla tornare al ministero dell’Istruzione è il ministro Lorenzo Fioramonti. Quando quest’ultimo se ne va e arriva Lucia Azzolina, Boda viene riconfermata. Non ha nessun dubbio nemmeno il neo inquilino di viale Trastevere Patrizio Bianchi: appena si insedia chiama la Boda e le riaffida l’incarico di capo dipartimento. Del resto, fino a due giorni fa, la donna era nota anche nel campo della legalità: durante la carriera aveva collezionato anche diverse onorificenze. Nominata commendatore da Giorgio Napolitano, ha ricevuto il premio Paolo Borsellino ed era tra le organizzatrici delle “Navi della legalità”, la manifestazione che si svolge ogni anno in ricordo della strage di Capaci, Attiva nelle scuole distrutte dal sisma dopo il terremoto del Centro Italia, si era spesa anche per i ragazzi genovesi dopo la caduta del ponte Morandi. Oggi la notizia dell’inchiesta per corruzione. Alla quale non ha retto.

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