Politica

Vitalizio al condannato Formigoni? Chi l’ha concesso dice che era “un atto imposto da una legge dei 5 stelle”. Ecco perché è una balla

Dopo la restituzione dalla commissione contenziosa trapela che la "scelta è stata imposta dalla legge sul reddito di cittadinanza, voluta e votata dal M5S". Si attendono le motivazioni ma il nodo è politico: il tribunalino non aveva alcun obbligo di legge perché pratica da sempre l'autodichia, la speciale norma che gli permette di amministrare Palazzo Madama fuori dalle leggi ordinarie. Stavolta se ne spoglia ma non per rinunciare a un privilegio ma per salvare quello degli amici condannati

Per una volta si sono spogliati dell’autodichia con cui da sempre foderano i privilegi di palazzo, ma solo a beneficio degli amici senatori condannati. Evocando obblighi di legge di cui han sempre fatto a meno. Non sono uscite ancora le motivazioni della “sentenza” con cui i membri della Commissione Contenziosa di Palazzo Madama hanno restituito a Roberto Formigoni il vitalizio, sospeso nel 2019 dopo la condanna definitiva per gli scandali Maugeri e San Raffaele. Qualche spiffero uscito dalla Commissione – dove non siedono esponenti dei 5 stelle – cerca di ripararsi dalla bufera che ne è seguita rivelando che il ripristino “è stato imposto dalla legge sul reddito di cittadinanza, voluta e votata proprio dal M5S”. In particolare l’art. 18 bis che dispone “ la sospensione dei trattamenti previdenziali solo ai condannati per i casi di mafia, terrorismo o evasione“. Formigoni non è condannato né per mafia e neanche per terrorismo: dunque, dicono da Palazzo Madama, è la legge a prevederlo.

Nel pomeriggio altre “fonti parlamentari” non meglio precisate ma citate dall’Adnkronos confermano che “lo sblocco del trattamento pensionistico per Roberto Formigoni non è una valutazione soggettiva della commissione contenziosa del Senato, ma la fedele applicazione della legge. In particolare, la legge 26/2019 art. 18 bis in materia di reddito di cittadinanza consente la sospensione dei trattamenti previdenziali solo ai condannati per i casi di mafia, terrorismo o evasione. Era quindi impossibile e contrario alla legislazione vigente una decisione diversa da quella assunta”. Agenzie battute alle ore 17 e 48 e non smentite.

Ma è davvero così? Finché non si avranno le carte difficile dirlo. Sicuramente è vero che la legge introdotta nel 2019 prevede la sospensione dei trattamenti previdenziali ai condannati definitivi che si sono “volontariamente sottratti all’esecuzione della pena” e ai latitanti. Ed è altrettanto vero che Formigoni la sua pena la sta scontando ai domiciliari. Ma è smaccatamente falso sostenere che la Commissione nel decidere dovesse rifarsi a quella o un’altra legge. L’abolizione del vitalizio infatti non è stata ordinata con una legge (non si trovavano i voti), tanto che la Presidenza del Senato decise con una delibera in “autodichia”, uno dei rari casi in cui l’istituto di autogoverno delle Camere è stato usato per togliere un privilegio e non per garantirlo.

Il Parlamento e i suoi abitanti, a partire dagli eletti, beneficiano da sempre di quella particolare “giurisdizione interna” che è posta a garanzia della loro autonomia rispetto alla legge ordinaria. E’ quel regime che impedisce, ad esempio, a un dipendente del Palazzo di adire davanti a un giudice ordinario la Camera o il Senato lamentando di aver subito un trattamento ingiusto, perché finisce appunto davanti alla Commissione e non in Tribunale, come gli altri lavoratori. E’ ancora quella da cui discendono istituti come l’immunità e insindacabilità dei parlamentari. Negli anni è stato poi esteso fino a diventare uno speciale privilegio che nulla più ha a che fare con la tutela dell’autonomia dell’eletto. La commissione Contenziosa è il piccolo “tribunalino interno” che a più riprese lo ha consentito. Il punto allora è tutto politico mentre poco conta, probabilmente, che la decisione di restituire la pensione a Formigoni sia formalmente corretta sul piano giuridico. La Commissione, proprio in virtù dell’autodichia che ha tolto i vitalizi ai condannati poteva confermare la decisione. Per una volta ha deciso invece di seguire la legge comune e di gettare al vento la facoltà di decidere da sola in autonomia. Ma non a beneficio di tutti, solo in favore degli amici.

Lo sa bene Irene Testa, tesoriere del partito Radicale che sull’autodichia e le sue distorsioni in Parlamento ha scritto un libro (“Sotto il tappeto”) e ha acceso un faro permanente col sito autodichia.com. “Le motivazioni al momento non ci sono, quindi è difficile commentare ma se le indiscrezioni fossero confermate ci troveremmo ancora una volta di fronte a un uso ad elastico dell’autodichia e delle legge esterna, secondo convenienza. Possono aver usato davvero le norme sul reddito di cittadinanza, in analogia, per regolamentare la questione interna del vitalizio abolito dal Senato. In questo caso sarebbe solo l’ennesimo uso “ad elastico”: quando fa comodo invocano una o l’altra” . Così la legge per il whistleblower hanno deciso che là dentro non si applica ma solo fuori, mentre si applica solo fuori quella che abolisce co.co.co e contratti a termine oltre il terzo anno continuando a usarli alla Camera e al Senato. Nel caso delle pensioni furono abolite con una delibera in autodichia contando sul fatto di avere il controllo della Commissione. “Ora quella maggioranza non la ha più e chi l’ha sostituita le ripristina avvalendosi della legge esterna. Sarebbe ora di riaprire la partita sui ‘tribunalini interni’ e l’autodichia che aprono uno spazio in cui la politica può disporre contro o a favor di legge come le pare”.