Quello in Brasile è ormai un disastro sanitario. Non ci sono solo i numeri impressionanti, che continuano a crescere, della pandemia a certificarlo: secondo quanto raccontato al sito G1 da un’infermiera dell’ospedale Albert Schweitzer di Realengo, nella zona orientale di Rio de Janeiro, negli ospedali della metropoli sono ormai finiti anche i sedativi. Così, con decine di migliaia di persone che ogni giorno arrivano ad affollare le strutture del Paese, i medici sono costretti a intubare i pazienti più gravi da svegli, senza sedazione, tenendoli con le mani legate al letto. Ma la situazione non è drammatica solo a Rio de Janeiro, perché anche il 60% delle terapie intensive dello stato di San Paolo è senza anestetici e senza kit per l’intubazione di pazienti Covid. Le dotazioni di bloccanti neuromuscolari, usati per far rilassare la muscolatura dei pazienti da intubare, sono esaurite nel 68% delle strutture Covid dello stato, ha aggiunto il Consiglio delle segreterie di salute del più ricco e popoloso stato del Brasile.
Nell’ospedale di Realengo, dal quale arrivano i racconti riportati dal portale brasiliano sono ricoverati 118 pazienti Covid, di cui 40 in rianimazione. “Sono svegli, senza sedativi, intubati, con le mani legate al letto e ci implorano di non farli morire“, racconta l’infermiera. “La ventilazione meccanica senza sedativi è una vera forma di tortura per il paziente”, ha aggiunto il medico di terapia intensiva Aureo do Carmo Filho.
La situazione non cambia in altre strutture della città. Un’altra infermiera che opera nell’ospedale Sao Josè ha detto che alcuni dei 125 pazienti Covid sono morti a causa della mancanza di sedativi. “Non abbiamo farmaci, non abbiamo sedativi per i pazienti in terapia intensiva e purtroppo molti di loro non ce la fanno. Noi operatori sanitari assistiamo disperati, piangendo, perché non possiamo fare nulla. Non abbiamo siringhe, non abbiamo nemmeno gli aghi”.
Il Paese viaggia ormai a un ritmo di oltre 3mila morti al giorno, con il totale che ha sfondato la soglia dei 360mila dall’inizio della pandemia, mentre i contagi delle ultime 24 ore sono stati oltre 73mila. Ma il presidente Jair Bolsonaro, che continua a mantenere la sua linea aperturista nonostante l’emergenza, tenta di spostare l’attenzione sulla crisi economica provocata dalla pandemia: il Paese “è al limite” e ha detto di attendere “un segnale dal popolo” per “agire” perché il Brasile è diventato una “polveriera” pronta a esplodere a causa dei problemi sociali generati dalla pandemia di coronavirus. “Il Brasile è al limite, la gente dice che devo agire – ha dichiarato – Sto aspettando un segnale dal popolo perché la fame, la miseria e la disoccupazione sono sotto gli occhi di tutti, non li vede solo chi non vuole. Non voglio litigare con nessuno, ma siamo sul punto di avere un problema serio in Brasile. Che cosa verrà fuori da tutto questo, dove arriveremo? Sembra di essere in una polveriera. E ci sono persone in giacca e cravatta che non vogliono vederlo “.
Una strategia, la sua, che finirà sotto la lente di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia la cui creazione è stata approvata ieri dal Senato brasiliano, come da indicazioni del giudice della Corte suprema, Roberto Barroso, che la scorsa settimana aveva sollecitato la creazione di una Cpi su eventuali “omissioni” dell’esecutivo. La composizione sarà nota tra dieci giorni, quando i partiti avranno indicato i loro rispettivi rappresentanti, dopodiché verrà fissata una data per l’inizio delle deliberazioni. Da parte sua, Bolsonaro ha accusato il magistrato di essere una persona senza “carattere”, oltre a minacciare di promuoverne l’impeachment. La richiesta di una Cpi era stata avanzata dal senatore dell’opposizione, Randolfe Rodrigues, per il quale il capo dello Stato potrebbe aver commesso “reati di responsabilità”. Il senatore Eduardo Gomes, leader del blocco governativo, ha proposto che la commissione inizi la sessione solo quando tutti i suoi membri avranno ricevuto il vaccino contro il Covid-19.
Msf: “I messaggi di sanità pubblica sono stati associati a messaggi politici. È una catastrofe” – Anche Medici senza frontiere, attraverso il suo presidente Christos Christou, denuncia “la negligenza delle autorità brasiliane” perché “in più di un anno di questa pandemia, la risposta mancata in Brasile ha causato una catastrofe umanitaria. Ogni settimana c’è un nuovo record di morti e infezioni. Gli ospedali sono sopraffatti, e tuttavia la risposta centralizzata coordinata è ancora scarsa”. Christou aggiunge che “gli operatori sanitari sono fisicamente, mentalmente ed emotivamente esausti e nonostante il loro impegno assoluto nei confronti dei loro pazienti, nonostante le loro capacità e professionalità, sono stati lasciati soli a raccogliere i pezzi di una risposta governativa fallita e ad improvvisare soluzioni”, ha sottolineato Christou.
“Le misure che abbiamo visto funzionare in altri contesti, come la limitazione dei movimenti e delle attività, l’uso delle mascherine, la promozione del distanziamento fisico e l’aumento delle misure di igiene non sono implementate in questo momento in Brasile“, ha riferito il medico, sottolineando che “le strutture mediche stanno esaurendo le forniture mediche essenziali e altro materiale necessario per salvare vite umane. Ci sono carenze di ossigeno, dispositivi medici e farmaci usati per intubare pazienti critici e dispositivi di protezione individuale, mentre è previsto un peggioramento dello scenario per le prossime settimane e mesi”.
In Brasile, “i messaggi di sanità pubblica sono stati associati a messaggi politici, e come medico, non posso accettarlo”, ha affermato il responsabile dell’ong. “Indossare una mascherina non è una presa di posizione politica, ma ciò che è necessario fare per rallentare la diffusione del virus. La scienza e la medicina basate sull’evidenza sono state minate. E questo non è solo un problema di fake news e disinformazione. C’è un’apparente mancanza di volontà politica per controllare questa pandemia”, ha dichiarato.
Mondo
Brasile, ospedali senza sedativi: “Intubiamo le persone da sveglie legandole ai letti, è una tortura”. Bolsonaro: “Far ripartire il Paese”
E' un disastro sanitario quello a cui si sta assistendo nel Paese sudamericano che viaggia oltre i 3mila morti al giorno, oltre 360mila in totale, e dove ieri i nuovi contagi registrati hanno superato i 73mila. Ma il presidente pensa alle riaperture dicendo che il clima è da "polveriera" pronta ad esplodere. Medici senza frontiere: "I messaggi di sanità pubblica sono stati associati a messaggi politici. È una catastrofe"
Quello in Brasile è ormai un disastro sanitario. Non ci sono solo i numeri impressionanti, che continuano a crescere, della pandemia a certificarlo: secondo quanto raccontato al sito G1 da un’infermiera dell’ospedale Albert Schweitzer di Realengo, nella zona orientale di Rio de Janeiro, negli ospedali della metropoli sono ormai finiti anche i sedativi. Così, con decine di migliaia di persone che ogni giorno arrivano ad affollare le strutture del Paese, i medici sono costretti a intubare i pazienti più gravi da svegli, senza sedazione, tenendoli con le mani legate al letto. Ma la situazione non è drammatica solo a Rio de Janeiro, perché anche il 60% delle terapie intensive dello stato di San Paolo è senza anestetici e senza kit per l’intubazione di pazienti Covid. Le dotazioni di bloccanti neuromuscolari, usati per far rilassare la muscolatura dei pazienti da intubare, sono esaurite nel 68% delle strutture Covid dello stato, ha aggiunto il Consiglio delle segreterie di salute del più ricco e popoloso stato del Brasile.
Nell’ospedale di Realengo, dal quale arrivano i racconti riportati dal portale brasiliano sono ricoverati 118 pazienti Covid, di cui 40 in rianimazione. “Sono svegli, senza sedativi, intubati, con le mani legate al letto e ci implorano di non farli morire“, racconta l’infermiera. “La ventilazione meccanica senza sedativi è una vera forma di tortura per il paziente”, ha aggiunto il medico di terapia intensiva Aureo do Carmo Filho.
La situazione non cambia in altre strutture della città. Un’altra infermiera che opera nell’ospedale Sao Josè ha detto che alcuni dei 125 pazienti Covid sono morti a causa della mancanza di sedativi. “Non abbiamo farmaci, non abbiamo sedativi per i pazienti in terapia intensiva e purtroppo molti di loro non ce la fanno. Noi operatori sanitari assistiamo disperati, piangendo, perché non possiamo fare nulla. Non abbiamo siringhe, non abbiamo nemmeno gli aghi”.
Il Paese viaggia ormai a un ritmo di oltre 3mila morti al giorno, con il totale che ha sfondato la soglia dei 360mila dall’inizio della pandemia, mentre i contagi delle ultime 24 ore sono stati oltre 73mila. Ma il presidente Jair Bolsonaro, che continua a mantenere la sua linea aperturista nonostante l’emergenza, tenta di spostare l’attenzione sulla crisi economica provocata dalla pandemia: il Paese “è al limite” e ha detto di attendere “un segnale dal popolo” per “agire” perché il Brasile è diventato una “polveriera” pronta a esplodere a causa dei problemi sociali generati dalla pandemia di coronavirus. “Il Brasile è al limite, la gente dice che devo agire – ha dichiarato – Sto aspettando un segnale dal popolo perché la fame, la miseria e la disoccupazione sono sotto gli occhi di tutti, non li vede solo chi non vuole. Non voglio litigare con nessuno, ma siamo sul punto di avere un problema serio in Brasile. Che cosa verrà fuori da tutto questo, dove arriveremo? Sembra di essere in una polveriera. E ci sono persone in giacca e cravatta che non vogliono vederlo “.
Una strategia, la sua, che finirà sotto la lente di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia la cui creazione è stata approvata ieri dal Senato brasiliano, come da indicazioni del giudice della Corte suprema, Roberto Barroso, che la scorsa settimana aveva sollecitato la creazione di una Cpi su eventuali “omissioni” dell’esecutivo. La composizione sarà nota tra dieci giorni, quando i partiti avranno indicato i loro rispettivi rappresentanti, dopodiché verrà fissata una data per l’inizio delle deliberazioni. Da parte sua, Bolsonaro ha accusato il magistrato di essere una persona senza “carattere”, oltre a minacciare di promuoverne l’impeachment. La richiesta di una Cpi era stata avanzata dal senatore dell’opposizione, Randolfe Rodrigues, per il quale il capo dello Stato potrebbe aver commesso “reati di responsabilità”. Il senatore Eduardo Gomes, leader del blocco governativo, ha proposto che la commissione inizi la sessione solo quando tutti i suoi membri avranno ricevuto il vaccino contro il Covid-19.
Msf: “I messaggi di sanità pubblica sono stati associati a messaggi politici. È una catastrofe” – Anche Medici senza frontiere, attraverso il suo presidente Christos Christou, denuncia “la negligenza delle autorità brasiliane” perché “in più di un anno di questa pandemia, la risposta mancata in Brasile ha causato una catastrofe umanitaria. Ogni settimana c’è un nuovo record di morti e infezioni. Gli ospedali sono sopraffatti, e tuttavia la risposta centralizzata coordinata è ancora scarsa”. Christou aggiunge che “gli operatori sanitari sono fisicamente, mentalmente ed emotivamente esausti e nonostante il loro impegno assoluto nei confronti dei loro pazienti, nonostante le loro capacità e professionalità, sono stati lasciati soli a raccogliere i pezzi di una risposta governativa fallita e ad improvvisare soluzioni”, ha sottolineato Christou.
“Le misure che abbiamo visto funzionare in altri contesti, come la limitazione dei movimenti e delle attività, l’uso delle mascherine, la promozione del distanziamento fisico e l’aumento delle misure di igiene non sono implementate in questo momento in Brasile“, ha riferito il medico, sottolineando che “le strutture mediche stanno esaurendo le forniture mediche essenziali e altro materiale necessario per salvare vite umane. Ci sono carenze di ossigeno, dispositivi medici e farmaci usati per intubare pazienti critici e dispositivi di protezione individuale, mentre è previsto un peggioramento dello scenario per le prossime settimane e mesi”.
In Brasile, “i messaggi di sanità pubblica sono stati associati a messaggi politici, e come medico, non posso accettarlo”, ha affermato il responsabile dell’ong. “Indossare una mascherina non è una presa di posizione politica, ma ciò che è necessario fare per rallentare la diffusione del virus. La scienza e la medicina basate sull’evidenza sono state minate. E questo non è solo un problema di fake news e disinformazione. C’è un’apparente mancanza di volontà politica per controllare questa pandemia”, ha dichiarato.
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".