Il top manager ha rilasciato un'intervista in cui assicura che il composto, sviluppato dalla tedesca Biontech, è sicuro per le persone ed efficace contro le varianti. Inoltre terminati gli studi sugli adolescenti l'azienda sta programmando la sperimentazione anche sui bambini dai sei mesi ai due anni
Un aumento drastico delle forniture all’Europa, la certezza che per ora il vaccino risulta “sicuro” sulle varianti e sulle persone. Albert Bourla presidente e amministratore delegato di Pfizer in un’intervista al Corriere della Sera e ad altri tre quotidiani europei rassicura sulle future consegne, ora che l’Unione europea ha deciso che potrebbe puntare per il 2022 sui vaccini a Rna messaggero. “Noi stiamo programmando di aumentare drasticamente le nostre forniture di vaccini ai Paesi europei nelle prossime settimane. In questo trimestre consegneremo oltre quattro volte di più di quanto abbiamo fatto nel primo trimestre: 250 milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo. Certo, c’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto, come si vede dai problemi che stanno avendo altre aziende. Ma sono ottimista”, perché “il nostro processo produttivo si è dimostrato stabile e affidabile” afferma il top manager. Superati quindi gli iniziali inciampi nelle forniture che avevano innescato tensioni con Bruxelles. L’ad si detto “soddisfatto”, perché “finora siamo sempre stati in anticipo sulla tabella di marcia. Nel nostro stabilimento di Puurs, in Belgio, entro maggio programmiamo di raggiungere il ritmo di circa 100 milioni di dosi prodotte al mese. Con miglioramenti significativi e continui a seguire nei prossimi mesi”.
Per Bourla, non per la maggior parte degli scienziati, quindi “è realistico un ritorno alla normalità in autunno”, una prospettiva che l’ad lascia intravedere citando l’esempio di Israele dove i cittadini non saranno più obbligati a portare le mascherine all’aperto. “Certo, Israele è un Paese piccolo, con i confini chiusi. I movimenti in entrata e in uscita sono limitati e la popolazione vive in uno stato di guerra quasi continuo, dunque sa come rispondere rapidamente a una crisi. Ma lì siamo riusciti a dimostrare al mondo intero che c’è speranza. Quello era il senso dello studio sui dati israeliani. Sapevamo che l’euforia dopo i primi vaccini sarebbe venuta meno quando, mese dopo mese, la gente vede che la vita non cambia molto. Ma in Israele si vedono i veri effetti del vaccino: quando copri una parte importante della popolazione, diventa possibile tornare quasi alla vita di prima. Il punto è quando si riesce a vaccinare la gente. Ma dal nostro punto di vista, sono ottimista: consegneremo numeri importanti di dosi“. Inoltre il composto, sviluppato dalla tedesca Biontech, “per oraci risulta sicuro sulle varianti. Abbiamo appena finito uno studio su 46mila individui e siamo pronti a presentare i risultati finali. Nel campione 800 persone erano in Sudafrica, dove appunto c’è una delle varianti più difficili, ma anche in quel caso l’efficacia è stata al 100%. Per ora non vediamo nessun indizio che le varianti conosciute producano una perdita della protezione dal nostro vaccino”, afferma. C’è poi il capitolo sicurezza. Secondo Bourla le dosi di Pfizer sono sicure: “Continuiamo aggiornare i dati, a questo punto con centinaia di milioni di somministrazioni. E non ci è stato riportato nessun problema serio“. Anche sono stati segnalati, come è normale, eventi avversi anche se non gravi e rari come quelli che è possibile siano stati innescati dai vaccini a vettore virale.
Un altro tema fondamentale è la durata della protezione del vaccino che ha dimostrato anche un effetto sterilizzante rispetto al contagio. Dopo quanto tempo le prime due dosi smettono di essere efficaci e le persone devono essere vaccinate di nuovo è ancora presto dirlo. Ma “stiamo studiando questo punto e abbiamo i primi risultati a sei mesi dalla vaccinazione. A quel punto la protezione è ancora molto alta. Non come nei primi due mesi, che è del 95%. Scende progressivamente, ma rimane ancora molto al di sopra dell’80% di efficacia. È una buona notizia. Sembra che fare un richiamo sarà necessario, ma non possiamo parlare prima di vedere i dati e al momento li abbiamo solo su sei mesi dopo le prime somministrazioni”.
Secondo Bourla l’Europa non è indietro sui vaccini rispetto agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna: “L’erba del vicino è sempre la più verde. Se vede i dati sull’Europa, non credo sia indietro rispetto a altri grandi Paesi complessi. Fornire le dosi per 447 milioni di persone e somministrarle è una missione colossale. Per quel che vedo dal nostro lato, funziona come un ingranaggio ben oliato – dichiara nell’intervista -. Tutti i 27 Paesi stanno ricevendo quanto richiesto, spediamo in molti centri in ogni Stato ogni settimana. Tutte le dosi arrivano, con una precisione del 99,9%. Il problema è che la Ue è molto grande e non tutti i fornitori sono riusciti a consegnare quanto promesso. Questo ha creato temporaneamente dei problemi. Ma ora stiamo tutti accelerando la produzione e credo che entro un paio di mesi non ci sarà più un problema di disponibilità. Le quantità basteranno. La luce che vediamo in fondo al tunnel inizierà a diventare sempre più intensa”.
Rispetto ad un accordo con la Commissione Ue per 1,8 miliardi di dosi nel 2022 e nel 2023, l’Aa ha spiegato che “stiamo negoziando con la Commissione e con molti altri Paesi nel mondo su contratti pluriannuali di fornitura di vaccini Covid nel 2022 e 2023. Sono felice di poterlo dire. Vogliamo essere dei partner nel lungo periodo delle autorità sanitarie di tutto il mondo nella lotta a questa pandemia”. Infine, l’annuncio che si sta lavorando a un vaccino per bambini: “Abbiamo già l’approvazione per l’età 16-18 anni con il 100% di efficacia. Ora abbiamo finito gli studi sui 12-15 anni e abbiamo fiducia che avremo un’altra approvazione. Nel frattempo abbiamo già iniziato a lavorare sugli effetti di 5-11 anni, fra i due e i cinque e fra i sei mesi e i due anni”. Sarà una pandemia permanente? “No, presto il Covid sarà come l’influenza“, conclude Bourla: “Il vaccino diventerà un bene pubblico globale perché avremo prodotto abbastanza dosi. C’è sempre un po’ di retorica. Ma non è vero che i diritti di proprietà intellettuale ostacolano la produzione delle dosi. Il vero intralcio è che ci siamo mossi alla velocità della luce”.