La pandemia ha costretto o, a seconda dei casi, dato l’opportunità a milioni di lavoratori di lavorare da casa. Ma tra i nodi tuttora irrisolti della modalità ‘da remoto’ ci sono la possibilità di usufruirne in caso di didattica a distanza o quarantena di un figlio e il diritto alla disconnessione. Entrambi gli aspetti sono entrati nel dibattito legislativo, con un emendamento M5s al decreto Covid approvato dalle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera, che prevede fino al 30 giugno la possibilità per il lavoratore dipendente con un figlio minore di 16 anni in didattica a distanza o in quarantena di svolgere l’attività da casa. Obiettivo, superata l’emergenza, è affrontare il punto in senso generale, con un aggiornamento della disciplina del lavoro agile, anche nella cornice della contrattazione collettiva. D’altronde alla fine dello stato d’emergenza, al momento fissato al 30 aprile, verrà meno anche la procedura semplificata, che consente il ricorso allo smart working senza la necessità di un accordo individuale.
Una misura sostenuta anche dal ministero del Lavoro: lo smart working è “lavoro a tutti gli effetti e non di serie B” e questo “dovrà trovare un’affermazione solenne in sede normativa”, ha recentemente detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Intanto per la prima volta si mette nero su bianco che viene “riconosciuto alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati”. Il ricorso alla disconnessione, si aggiunge, “necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi“. Per la pubblica amministrazione resta la disciplina dei contratti collettivi. È un passo avanti “importante” sul fronte dei diritti, commentano le deputate e i deputati M5s in commissione Lavoro, dicendosi “molto soddisfatti”.
Per andare incontro alle esigenze familiari in questo contesto di pandemia, il governo punta ad estendere il bonus babysitter anche alla polizia locale. Mentre dalle commissioni della Camera arriva l’ok ad un altro emendamento al decreto Covid con un primo allargamento agli operatori sanitari, socio-sanitari e agli assistenti sociali, inizialmente esclusi. Per finanziare la nuova misura si è fatto ricorso, su impulso del ministro Andrea Orlando e del titolare della Salute, Roberto Speranza, a fondi residui dei due ministeri. Ora nel prossimo provvedimento utile si punta ad inserire una norma che consenta di usufruire del bonus alla polizia locale, al pari di forze dell’ordine e forze di sicurezza. Per la Pubblica amministrazione tornano dal 3 maggio i concorsi in presenza e il ministero pubblica il Protocollo per lo svolgimento delle prove in sicurezza: distanza tra i candidati di almeno di 2,25 metri; obbligo di tampone nelle ultime 48 ore e uso delle mascherine Ffp2 che saranno “fornite dall’amministrazione”.