La giunta capitolina ha stanziato 13 milioni di euro per gli utenti in condizione di disabilità gravissima, ma l'assessora in Campidoglio accusa la Regione di aver stanziato meno risorse. Le famiglie denunciano: "Così bastano solo per la metà di chi ne ha bisogno. E quest'anno chi ha altri servizi attivi, come l’assistenza infermieristica o simili, che ha quindi un familiare in una situazione di disabilità di grande complessità, si trova a scendere vertiginosamente in graduatoria"
Nella Capitale ci sono circa 1500 famiglie che quest’anno non avranno accesso all’assegno mensile previsto per le disabilità gravissime: circa la metà delle oltre tremila presenti nel territorio romano. Famiglie che necessitano assolutamente di un aiuto economico: una persona non autosufficiente ha necessità di assistenza continuativa e monitoraggio costante. Mamme, papà e fratelli, in un periodo già difficile da affrontare, non avranno i circa 700 euro mensili previsti per l’assistenza diretta dei propri cari o indiretta tramite cooperative o enti qualificati. Questo almeno risulta facendo un rapido calcolo in relazione ai fondi stanziati dalla giunta capitolina nella deliberazione per la programmazione territoriale delle prestazioni assistenziali domiciliari in favore degli utenti in condizione di disabilità gravissima. È di 13 milioni di euro “la somma attualmente prevista per l’esercizio 2021, finanziata con contributo della Regione Lazio”, si legge nel documento approvato a fine dicembre dalla giunta. Soldi che divisi per il numero dei richiedenti sono sufficienti per circa la metà della platea.
“Sulla disabilità gravissima la Regione ha mantenuto gli impegni presi, ascoltando le parti e incrementando i fondi”, ha detto respingendo le accuse Alessandra Troncarelli, assessora del Lazio alle Politiche sociali. “Infatti – prosegue – il complessivo delle risorse assegnate e di quelle già in disponibilità di Roma Capitale è ben superiore a 13 milioni di euro. Nel dettaglio, il Comune ha già in cassa 14,6 milioni di euro. Nel 2021 abbiamo incrementato di oltre 2,5 milioni i fondi per Roma Capitale, arrivando a 23,7 milioni di euro tra risorse regionali e statali. Dal canto suo, invece, il Comune non ha stanziato un euro”.
Di parere opposto il Comune: “La Regione Lazio, ancora una volta non dà il giusto riconoscimento ai bisogni dei cittadini della Capitale. Di fronte alle oltre 3100 persone che hanno i requisiti per ricevere il contributo nel 2021, la Regione ha assegnato a Roma fondi esigui, di cui tra l’altro l’ultima tranche è arrivata solo pochi giorni fa. Con queste risorse riusciremo a soddisfare esclusivamente le circa 2400 persone in continuità assistenziale, ovvero coloro che hanno già ricevuto il contributo nel 2020. Una situazione inaccettabile, di fronte a cui la Regione Lazio non può più indugiare”, dichiara l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale, Veronica Mammì.
Oltre ai fondi allo stato insufficienti, ci sono anche aspetti inerenti la loro gestione, che spetta a Roma Capitale, che aggiungono angoscia e preoccupazione nelle famiglie romane. “Quest’anno chi ha altri servizi attivi, come l’assistenza infermieristica o simili, che ha quindi un familiare in una situazione di disabilità di grande complessità, si trova a scendere vertiginosamente in graduatoria, rischiando di perdere l’assegno”, spiega Valentina Perniciaro, mamma di un bimbo affetto da tetraparesi spastica, fondatrice della pagina social Sirio e i tetrabondi, nata con l’intento di sensibilizzare la società civile su questo tema. “Negli anni precedenti – prosegue Valentina – ovvero dal 2018 in poi, da quando è iniziato il finanziamento con fondi regionali, la graduatoria veniva stilata in base alla gravità della condizione, la non autosufficienza del disabile e all’Isee della famiglia. Ora a quanto pare avere un figlio o un parente con una condizione talmente complessa da dover usufruire di altri servizi assistenziali è diventato motivo di esclusione dal contributo mensile”.
“Molti cittadini hanno giustamente fatto notare che la graduatoria per l’assegnazione del contributo, in effetti, non è tale. In realtà, mentre Roma Capitale negli anni passati aveva potuto valutare la situazione di effettivo bisogno assistenziale delle singole persone, dopo il recepimento delle nuove linee guida della Regione Lazio di fatto viene considerato quasi unicamente il criterio Isee, dando priorità, tra l’altro, a chi ha già avuto il contributo negli anni passati. Un cambiamento voluto dalla Regione, che ha trasformato in un elenco quella che era una graduatoria con punteggio”, dichiara il delegato della Sindaca all’Accessibilità Universale, Andrea Venuto.
“I criteri per l’accesso, la valutazione del bisogno e la quantificazione del contributo nonché il relativo ordine di priorità, sono stabiliti da una delibera di giunta – ribatte l’assessora Troncarelli – sulla base di un percorso condiviso con le stesse associazioni rappresentative del mondo della disabilità e con le parti sociali a seguito del Dpcm del 21 novembre 2019, il quale introduce alcune modifiche nei criteri di eleggibilità e determinazione delle prestazioni a favore delle persone con disabilità gravissima e dell’incremento nella domanda assistenziale rilevato sul territorio regionale”. Un batti e ribatti che alimenta solo ulteriori polemiche, mentre le famiglie che hanno visto la propria posizione perdere terreno nella graduatoria rispetto allo scorso anno non hanno neanche la possibilità di comprendere appieno la situazione. Si perché negli elenchi degli scorsi anni era presente la posizione del richiedente il contributo associata ad un punteggio specifico, quest’anno invece il punteggio non è visibile. “Situazione che ovviamente – conclude Valentina Perniciaro – fa venire inevitabilmente dubbi e sospetti sulla trasparenza della graduatoria per l’assegnazione dei fondi”.