“Un passo fondamentale e necessario per porre fine la pandemia” è quanto si legge nella lettera inviata da 175 tra premi Nobel ed ex premier, al presidente Usa Joe Biden in cui si auspica la sospensione della proprietà intellettuale sui vaccini Covid. Tra i sottoscrittori ci sono l’ex primo ministro inglese Gordon Brown, l’ex presidente francese Francois Hollande, l’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov e Yves Leterme, ex primo ministro belga. Tra le firme anche gli ex presidenti del Consiglio italiani Romano Prodi e Mario Monti. A spendersi per la sospensione delle licenze sono anche i premi Nobel Joseph Stiglitz, Francoise Barre-Sinoussi e Muhammad Yunus.
La lettera è frutto di un’iniziativa coordinata dalla People’s Vaccine Alliance, di cui fanno parte Oxfam, Emergency e altre 50 organizzazioni internazionali. E’ stata anticipata dal quotidiano britannico Financial Times. Nel testo si invitano gli Stati Uniti ad intraprendere “un’azione urgente” per sospendere i diritti di proprietà intellettuale per i vaccini Covid-19 per contribuire ad aumentare le vaccinazioni a livello globale. Una misura simile è stata proposta all’Organizzazione mondiale del commercio da India e Sud Africa in rappresentanza di 60 paesi ma è stata respinta con voto contrario di quasi tutti i paesi occidentali, Italia compresa. Una misura di questo tipo avrebbe riflessi sui profitti delle case farmaceutiche che producono il farmaco. Alcune, come AstraZeneca hanno affermato di non avere intenzione di guadagnare sui vaccini finché la pandemia è in corso. Altre, a cominciare da Pfizer che ha già messo a bilancio profitti aggiuntivi per 15 miliardi di dollari, seguono una linea opposta. Linea che cozza con gli ingenti finanziamenti pubblici che queste aziende hanno ricevuto nelle fase iniziali, e più rischiose, della messa a punto del vaccino.
Se passasse la sospensione dei brevetti i paesi in via di sviluppo potrebbero produrre autonomamente copie dei vaccini senza timore di essere citati in giudizio per violazioni della proprietà intellettuale. “Una rinuncia ai diritti è un passo fondamentale e necessario per porre fine a questa pandemia. Deve essere combinato con la garanzia che il know-how e la tecnologia sui vaccini siano condivisi apertamente ”, hanno scritto i firmatari. Aggiungono che una deroga unita ad altre misure “amplierebbe la capacità di produzione globale, non ostacolata dai monopoli industriali che sono causa della terribile carenza di approvvigionamenti che frena l’accesso ai vaccini”.
I firmatari aggiungono che l’accesso iniquo ai vaccini avrebbe un impatto sull’economia globale che pregiudicherebbe la ripresa. Un avviso peraltro insistentemente ripetuto anche dal Fondo monetario internazionale. “Il mondo ha visto uno sviluppo senza precedenti di vaccini sicuri ed efficaci, in gran parte grazie agli investimenti pubblici statunitensi”, si legge nella lettera. “Eppure per la maggior parte del mondo l’accesso al vaccino è ancora una lontana speranza. Nuove ondate di sofferenza stanno sorgendo in tutto il mondo. La nostra economia globale non può ricostruirsi se rimane vulnerabile a questo virus “.
Katherine Tai, rappresentante degli Stati Uniti al Wto, ha dichiarato che sia il governo sia il settore privato dovrebbero fare la loro parte per “essere all’altezza” dello “spirito” dell’accordo di Trips, che è nato da la crisi dell’Aids poiché “il mercato ancora una volta non è riuscito a soddisfare le esigenze sanitarie dei paesi in via di sviluppo”, ha detto Tai. “In questo contesto, dobbiamo considerare quali modifiche e riforme alle nostre regole commerciali potrebbero essere necessarie “.
Interpellato dal Financial Times il premio Nobel Stiglitz ha ricordato come la sospensione dei brevetti per ragioni di emergenza sia un’opzione già contemplata dai trattati ma che i paesi raremente vi fanno ricorso senza accordi per timori di ritorsioni. L’economista ha sottolineato anche il ruolo dei fondi pubblici nello sviluppo del vaccino e come le aziende faramaceutiche abbiano già incassato ingenti guadagni sulle fiale.