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Vitalizio al corrotto Formigoni, il Senato riconosce che la decisione vale anche per Del Turco. M5s chiede alla Casellati di fare appello

Il consiglio di presidenza di Palazzo Madama, dopo uno scontro di oltre due ore, si è limitato a prendere atto della decisione dell'organo interno. Di fatto lo stop del vitalizio per l'ex leader Psi e sindacalista non sarà operativo in virtù di quanto stabilito per l'ex presidente della Lombardia. Protestano i 5 stelle e chiedono ricorso

Il consiglio di presidenza del Senato, dopo uno scontro di oltre due ore, ha “preso atto” della sentenza della commissione contenziosa che ha ripristinato il vitalizio al corrotto Roberto Formigoni: questa, ha riconosciuto l’organismo interno di Palazzo Madama, ha valenza “erga omnes” e quindi vale anche per Ottaviano Del Turco. La sentenza della contenziosa ha di fatto annullato la delibera Grasso-Boldrini sullo stop al trattamento previdenziale per i parlamentari condannati “per reati di particolare gravità”: il 13 aprile scorso infatti, la casta ha deciso di ripristinare il privilegio per l’ex presidente della Lombardia condannato in via definitiva per corruzione. Un atto per i 5 stelle di “ingiustizia sociale”, mentre Formigoni dai domiciliari parla di “invettive forcaiole”. Oggi tocca alla presidenza del Senato esprimersi e, come previsto, nulla è stato fatto per bloccare il provvedimento: il consiglio di presidenza ha l’obbligo di rendere esecutiva la sentenza della Contenziosa entro 24 ore e così ha fatto. E lo stop del vitalizio per Del Turco, l’ex leader del Psi gravemente malato, per ora non sarà quindi operativo, in virtù di quanto stabilito per Formigoni.

Contrari alla decisione i parlamentari del M5s: hanno fatto sapere che chiederanno di impugnare la sentenza della contenziosa, che di fatto apre la strada all’annullamento di tutte le delibere del Senato, legate alla Grasso-Boldrini. “Abbiamo chiesto a Casellati di procedere con il ricorso, e con la sospensione della sentenza”, “chiedendo l’intervento del segretario generale, su richiesta della presidente”, ha spiegato Paola Taverna. Per l’altra esponente M5s Laura Bottici, questore di Palazzo Madama “c’è ora il rischio di una valanga di ricorsi, che potrebbero mettere in crisi il bilancio del Senato”. E poi su Facebook ha spiegato: “Sulla sentenza che ripristina il vitalizio a Formigoni abbiamo appena chiesto al Senato di appellarsi, ovvero di ricorrere al Consiglio di garanzia, chiedendone la sospensiva. Non ne possiamo accettare il ripristino, a maggior ragione verso un ex parlamentare che proprio nel campo sanitario ha commesso dei reati vergognosi. Al di là delle sentenze, è importante che la politica dia un segnale, in questo momento tutto ciò che è legato al tema della sanità merita rispetto e attenzione”. Secondo il senatore di Forza Italia Francesco Giro, che ha partecipato al consiglio di presidenza, non ci sarebbero le basi per invocare “i presupposti di autotutela del Senato rispetto ad una sentenza giuridicamente ineccepibile. Ricorsi temerari vanno assolutamente evitati”.

Fonti del M5s intanto hanno replicato alle motivazioni della Contenziosa: la commissione sostiene che la sentenza su Formigoni derivi da quanto previsto dalla legge-bandiera del M5s, quella sul reddito di cittadinanza, e in particolare si appella alla parte che prevede come le pensioni siano revocabili solo per terrorismo e mafia. “Se è davvero questa la bizzarra conclusione della Commissione Contenziosa, ci aspettiamo che il Senato assegni a Formigoni un importo equivalente a quello di un reddito di cittadinanza di 780 euro e niente di più“. E accusano: “Le motivazioni confermano un tipico brutto vizio della casta: l’uso dell’autonomia delle Camere solo a seconda della convenienza. Quando si tratta di applicare decisioni sacrosante al Senato ci si chiude a riccio, appellandosi alla cosiddetta autodichia. Quando invece risulta essere vantaggioso, si mette nel cassetto l’autodichia e si ricorre alla legge ordinaria”.