“Nel momento più drammatico della pandemia, in virtù delle mie buone relazioni internazionali coi cinesi, mi è stato chiesto di dare una mano a recuperare dei ventilatori”. Intervistato dal Corriere della sera, Massimo D’Alema parla del caso dei ventilatori made in China e risponde alle ricostruzioni secondo cui avrebbe avuto degli interessi “diretti o indiretti” nella diffusione. “Il problema era che lo Stato italiano poteva pagare alla consegna mentre i cinesi chiedevano che si saldasse al momento dell’ordine. Un’associazione internazionale, di cui faccio parte, si fece carico di comprare questi ventilatori per conto del governo italiano, anticipando di fatto i soldi”. Il 12 aprile scorso, secondo il quotidiano la Verità, quei ventilatori sono stati sospesi dalla Regione Lazio perché privi del marchio Ce e quindi “non conformi” alle norme di sicurezza. La lettera di commessa era stata firmata dall’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli e nelle mail precedenti all’acquisto si faceva anche il nome di D’Alema appunto.
A proposito del fatto che i ventilatori fossero difettosi, l’ex premier risponde: “Non ho assolutamente idea di come sia maturata questa convinzione dopo un anno, tuttavia le modalità dell’acquisto furono assolutamente trasparenti e documentate sul sito della Protezione civile. I cinesi mostrarono la documentazione relativa ai modelli reperibili sul loro mercato e la Protezione civile scelse il prodotto di cui si parla; che, fra l’altro, era il più ricercato e di cui, negli stessi giorni, il comune di New York comprò mille esemplari. A quel punto, i ventilatori furono acquistati e inviati in Italia. Ritengo che chi si è attivato per il nostro Paese vada ringraziato; per quanto mi riguarda, ho solo messo in contatto le due parti. Tutta questa procedura, come ho già detto, è documentata sul sito della Protezione civile. A volte basterebbe saper leggere. E, ovviamente, aver voglia di farlo”.
Nell’intervista D’Alema parla anche dell’esecutivo Draghi e di quella che definisce “una spinta molto becera” della destra che rischia di “logorare molto rapidamente il governo”. Quindi si dice “preoccupato” di fronte agli attacchi della Lega e di Matteo Salvini al ministro della Salute Roberto Speranza. Ministro che nelle scorse ore è stato difeso sia da Mario Draghi che dall’ex premier Giuseppe Conte. “Il presidente del Consiglio”, ha dichiarato D’Alema, “si è assunto la responsabilità di una linea di condotta orientata alla difesa della salute degli italiani, che poi è la linea di Speranza. Entrambi i premier con cui ha lavorato hanno difeso il suo lavoro”. E la “campagna contro il ministro della Salute”, ha continuato, “è una spia evidente” di quella “spinta becera” e che rischia di logorare molto rapidamente l’azione del governo Draghi, vittima di continui contrasti“.
Secondo l’ex leader dei Ds, “la legge elettorale in vigore potrebbe portare molto presto questa destra a governare da sola. Perché agevola l’aggregarsi pasticciato e dannoso di soggetti che hanno lucrato una qualche legittimazione europea per aver scelto di sostenere questo governo, come la Lega, e forze che sono andate all’opposizione, come Fratelli d’Italia”. L’incarico di premier dato a “una personalità di grande valore” come Mario Draghi, secondo l’ex presidente del Consiglio aiuta la credibilità internazionale dell’Italia, ma “all’interno oggi sta emergendo con grande nettezza, come era prevedibile, che una maggioranza più larga è anche giocoforza una maggioranza più divisa. Quello che guadagni in stabilità aritmetica lo perdi in stabilità politica. La società democratica si nutre di conflitti, funziona così”. E, sempre su Draghi: “Il suo vero problema è stata la campagna di opinione contro i partiti e contro il Parlamento che ha esaltato la funzione salvifica del grande tecnico”, così “si sono create aspettative che non potevano che essere deluse, anche perché nessun tecnico può cancellare le differenze politiche delle forze che sostengono questo governo”. A proposito dell’opera di Speranza, D’Alema ha dichiarato: “Ha gestito bene una crisi difficile, drammatica e inaspettata”. E, ha aggiunto, “è finito nel mirino di quelli che, evidentemente, se fossero stati al governo, avrebbero usato il metodo Bolsonaro”. E conclude, “mi lasci dire che l’aggressione a Speranza ha molto a che fare con una certa cultura di destra, rozza e squadristica che comprende l’insulto e gli attacchi fino a innescare minacce personali”.