Cronaca

Nuovi colori delle Regioni: almeno 3 restano in rosso. Monitoraggio Iss: altro calo dell’indice Rt, ma resta alta la pressione sugli ospedali

I dati in mano alla cabina di regia: l’indice Rt medio nazionale scende a 0.85, l'incidenza settimanale si abbassa a 160,5 casi per 100mila abitanti (ma è ancora lontana dai valori che consentirebbero il tracciamento). Migliorano anche i dati sui ricoveri, però il tasso di occupazione resta sopra la soglia critica a livello nazionale e in 14 Regioni. Nel tardo pomeriggio le ordinanze: la Campania spera nel passaggio in arancione

Un quadro in miglioramento, non ancora positivo. I contagi calano, gli ospedali soffrono ma vedono finalmente diminuire i ricoverati per Covid. Il numero di nuovi casi, però, diminuisce ancora troppo lentamente per potersi permettere un allentamento delle restrizioni generale: è questo il monito che arriva dall’Istituto superiore di Sanità sulla base dei dati del monitoraggio settimanale redatto insieme al ministero della Salute. “È necessario ridurre rapidamente il numero di casi anche con misure di mitigazione volte a ridurre la possibilità di aggregazione interpersonale”, si legge nel documento, che evidenzia come “la ormai prevalente circolazione in Italia di una variante virale caratterizzata da una trasmissibilità notevolmente maggiore impone un approccio di particolare cautela e gradualità nella gestione dell’epidemia”.

Ancora per il momento, quindi, niente ritorno alle zone gialle, con la cartina dell’Italia che da lunedì si colorerà sempre più di arancione. Spera infatti la Campania, mentre Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta verranno confermate in zona rossa. La cabina di regia sul Covid darà queste indicazioni al ministro Roberto Speranza per la firma delle ordinanze che decideranno i colori delle Regioni a partire da lunedì prossimo: con il premier Mario Draghi sono riuniti a Palazzo Chigi i ministri competenti e gli esperti Silvio Brusaferro (Iss) e Franco Locatelli (Cts). Dal monitoraggio settimanale emerge la conferma di un trend in miglioramento per quanto riguarda i contagi: l’indice Rt medio nazionale cala ancora a 0.85 rispetto allo 0.92 della scorsa settimana. Si osserva anche una ulteriore diminuzione dell’incidenza settimanale, che è pari a 160,5 casi per 100mila abitanti nel periodo dal 5 all’11 aprile. Nei 7 giorni precedenti era di 210,8 per 100mila abitanti.

Un quadro in miglioramento, come detto, ma non ancora sufficiente a consentire un rilassamento delle misure. Lo stesso Istituto superiore di sanità evidenzia infatti che l’incidenza resta elevata e ancora lontana da livelli (50 casi per 100mila abitanti) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti. Inoltre, continua la pressione sulle terapie intensive e i reparti ospedalieri, con un tasso di occupazione a livello nazionale al di sopra della soglia critica sia in terapia intensiva (39% rispetto alla soglia di allarme fissata al 30%) che in area medica (41% contro il 40% della soglia critica). La buona notizia è che per la prima settimana mostrano segnali di una lieve diminuzione: il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è passato da da 3.743 (6 aprile) a 3.526 (13 aprile). I pazienti Covid ricoverati nei reparti di area medica sono scesi da 29.337 a 26.952 nello stesso periodo. Tuttavia, restano 14 Regioni con un tasso di occupazione in intensiva e aree mediche sopra soglia.

Rt e rischio nelle Regioni – Cinque Regioni (contro otto della settimana precedente) hanno un Rt puntuale maggiore di uno, considerata la soglia di allerta perché segnale che la diffusione del contagio è in espansione: sono Basilicata, Sardegna, Sicilia, Toscana e Valle d’Aosta. Inoltre la Sardegna, rileva il monitoraggio, ha una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3. Sicilia e Valle d’Aosta hanno invece una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Si osserva “un’ulteriore diminuzione del livello generale del rischio“, prosegue il monitoraggio Iss, con la sola Calabria che ha un livello di rischio alto (la scorsa settimana erano 4 Regioni). Abruzzo, Campania, Veneto e la Provincia di Bolzano hanno una classificazione di rischio basso, le altre Regioni sono nella fascia di rischio moderato.

Un caso su 4 da screening – In Italia “si osserva una forte diminuzione nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione”. Nell’ultima settimana, compresa tra il 5 e l’11 aprile, sono 32.921 contro i 46.302 della settimana precedente. Il tracciamento dà quindi segnali di risveglio: un nuovo contagio su 4 (24,9%) è stato diagnosticato attraverso l’attività di screening. La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in aumento (37%, a fronte del 34,9% della scorsa settimana). È, invece, in lieve diminuzione il numero di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (38,1% contro il 39,6%).

I nuovi colori – Nel tardo pomeriggio saranno firmate le ordinanze sui nuovi colori in vigore da lunedì. Tutte le Regioni che sono in arancione dovrebbero rimanere nella stessa fascia. Sono molte le Regioni che hanno una bassa incidenza di contagio, ma secondo le attuali norme si rimane comunque in arancione con bar e ristoranti chiusi e divieto di uscire dal proprio comune. Nella lista delle regioni con dati buoni ci sono Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto, Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Molise e Umbria, oltre alle province di Trento e Bolzano. Ha dati considerati positivi anche la Calabria ma la campagna vaccinale è lentissima e gli ospedali sotto stress.

Le riaperture – In questi giorni le Regioni hanno quindi proposto le linee guida per le riaperture: due metri di distanza all’interno di palestre, cinema, teatri e nei ristoranti, dove sarebbe vietata la consumazione al banco dopo le 14. Le regole entro le quali sarà possibile procedere agli allentamenti non sono ancora certe. Su questo è al lavoro il Comitato tecnico scientifico, ora alle prese con le linee guida delle Regioni. Tra le proposte avanzate nel documento, però, sembra difficile che possa essere accolta la possibilità di applicare misure analoghe da estendere anche alla zona rossa, oltre a quella di permettere l’utilizzo di docce e spogliatoi in palestre e piscine.