Amedeo Nicolazzi, primo cittadino di Petilia Policastro sostenuto dal Pd e poi candidato con FdI alla regionali, è accusato di aver minacciato e abusato della sua concittadina. Le intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare: “Solo il seno voglio guardarti". "E girati che non ti faccio niente”. "Ti aiuto se tu ci tieni pure a me”
“Fatti guardare…non ti prendo in giro, però tu devi essere tranquilla e devi… ti voglio solo guardare… solo il seno voglio guardarti… ti chiedo questa cosa io… la prossima volta poi staremo un po’ insieme”. A parlare è Amedeo Nicolazzi, sindaco di Petilia Policastro, finito ai domiciliari stamattina per concussione e violenza sessuale. Secondo l’accusa, prima ha minacciato e poi ha “violato la sfera sessuale di una donna che si era rivolta al primo cittadino nella speranza di trovare un impiego per il figlio”. Non lasciano dubbi le intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip su richiesta della Procura di Crotone.
Oltre al sindaco, ai domiciliari è finita anche l’assessora e vicesindaca Francesca Costanzo. È stato disposto, invece, il divieto di dimora per la dipendente del Comune Marilena Curcio, l’imprenditore Palmo Garofalo, Antonio Curcio, l’assessore Vincenzo Ierardi, il tecnico Sebastiano Rocca e per il direttore del Dipartimento di Prevenzione Asp di Crotone Domenico Tedesco. Dall’inchiesta, infatti, è emerso anche che generi alimentari destinati ai bisognosi sono stati distribuiti a fini elettorali perfino a personaggi legati al crimine organizzate. Tra le accuse pure quella di corruzione in atti giudiziari per far togliere una multa a un imprenditore.
Eletto sindaco con il sostegno del Partito democratico, alle ultime elezioni regionali Amedeo Nicolazzi è stato candidato nella lista di Fratelli d’Italia dove è risultato il primo dei non eletti. Il reato di concussione contestato dalla Procura si è consumato nel luglio 2018, quando ci sono stati i primi contatti tra la signora e il sindaco, che è anche un facoltoso imprenditore della zona, per un posto di lavoro per il figlio. “Alla richiesta della donna di aiutare il di lei figlio – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – il sindaco Nicolazzi palesava la sua disponibilità e la sua sensibilità”. Queste però, secondo il gip, erano “subordinate al soddisfacimento dei suoi appetiti”. Le avances di Nicolazzi avvengono praticamente in diretta, perché già era sotto intercettazione.
“Cercava in tutti i modi di aggirare la vittima con pluralità di allusioni, promesse, minacce e pretese. Sul finire del dialogo sferrava il suo attacco, palpeggiando la donna, sfiorandole anche le labbra con un bacio repentino”. Il dialogo è surreale per un uomo di 70 anni che fa il sindaco e che si era creato un’immagine istituzionale: “Pure io ti voglio dire una cosa”. “E girati! …e girati che non ti faccio niente”. “Ti aiuto se tu ci tieni pure a me”. La donna cerca di tenerlo a bada: “C’è sotto mio figlio che mi sta aspettando con la macchina”. E lui: “Ok … non facciamo niente di quello che pensi! Fatti guardare… solo guardare… Non mi fai guardare il seno?”. Inutili le resistenze della signora, separata dal marito e bracciante agricola con contratti stagionali. Quando la donna le risponde (“Non mi ero neanche preparata”), il sindaco Nicolazzi non si scoraggia: “Va bene, non ti preoccupare dai … mi piacciono… grandi…quando vedo grande… mi piace”.
Interrogata dai carabinieri, la signora ha confermato quanto emerso dalle intercettazioni: “Mi sono rivolta a lui perché sindaco e grosso imprenditore – racconta la donna agli investigatori – così da poter offrire una qualsiasi attività lavorativa a mio figlio. Chi meglio di lui poteva aiutarmi nel trovare un’occupazione a mio figlio appena diplomato? Inoltre, in giro avevo sentito dire che altre persone si erano rivolte al sindaco per un lavoro”.
La richiesta di aiuto, però, ha preso subito una piega diversa: “Insisteva nel volermi toccare – dice la signora – e mi afferrava il seno cercando dapprima di farlo dal di sotto della maglietta per poi farlo su di essa a seguito della mia ferma opposizione nell’alzarla. Mi alzavo dal divano per andarmene, dirigendomi verso la porta e lui si avventava per baciarmi, riuscendo solo a sfiorarmi le labbra poiché lo respingevo. In questi frangenti si afferrava il pene attraverso i vestiti, facendomi notare il suo stato di eccitazione. Quindi gli chiedevo la gentilezza di aprire la porta e così andavo via terrorizzata“. “Avrei voluto denunciare l’episodio perché ritengo sia grave ma che non l’ho fatto per timore che possa venire a saperlo mio figlio. È l’unica ragione della mia vita e non voglia che soffra”, spiega la donna.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip sottolinea la “spregiudicatezza palesata nella gestione della pubblica amministrazione” e descrive Nicolazzi come un sindaco dal “primitivo modo di approcciarsi al gentil sesso” che ha approfittato “dello stato di bisogno di una umile concittadina per soddisfare (o per cercare di soddisfare) propri meno nobili istinti”.