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Letta: “M5s né di destra né di sinistra? Io sono più contento perché io e Conte rischiamo di essere simili. Invece non ci faremo sgambetti”

Il segretario del Partito democratico, intervistato a Piazza Pulita su La7, dà un altro segnale alla coalizione giallorossa. E di fatto smentisce le ricostruzioni di chi parlava di imbarazzo nella coalizione se il Movimento decide di mantenere l'impostazione "post ideologica" voluta da Beppe Grillo

“Io sono più contento se i 5 stelle non si schierano a sinistra o destra”. Nonostante le ricostruzioni di chi spinge perché le strade della coalizione giallorossa si dividano, a confermare che le intenzioni sono ancora solide è stato lo stesso segretario Pd Enrico Letta. Intervistato da Piazza Pulita su La7, l’ex presidente del Consiglio ha parlato di un progetto e di un obiettivo comuni, sui quali sono al lavoro i due nuovi leader dei rispettivi partiti. “Io sono contento che il M5s non abbia tutte le nostre posizioni“, ha detto. “Perché io un po’ di timore ce l’ho che finiamo per sovrapporci, io lo vedo che io e Conte nella percezione rischiamo di essere moto simili”. Letta ha citato esplicitamente il fatto che “lo statuto dei 5 stelle non sarebbe un documento in cui si schierano a sinistra o a destra. Io sto schierato da una parte, ma se fanno una scelta di questo genere io sono più contento, perché è importante che non ci sovrapponiamo”.

Letta ha anche parlato del rapporto con Giuseppe Conte. “Sono molto contento del rapporto che si è creato con Conte, è un rapporto tra persone che vogliono un obiettivo comune, e per questo non si faranno sgambetti a vicenda. Proveremo a risolvere i problemi che abbiamo e venirci incontro, in una coalizione”. Il segretario dem e l’ex presidente del Consiglio si sono visti nelle scorse settimane, nel corso del giro di incontri che Letta sta facendo, e lo hanno detto esplicitamente: l’intenzione è andare avanti perché la coalizione giallorossa sia lo schema su cui lavorare in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Lo schema del governo Conte 2 è quello da cui ripartire e sono d’accordo entrambe le parti, nonostante le difficoltà di questa fase di passaggio. E di fatto Letta ha smentito le ricostruzioni di chi invece racconta un Pd in imbarazzo se i 5 stelle restano fedeli alla linea “post ideologica” molto cara a Beppe Grillo (e non solo). Al di là di tutti i terremoti interni raccontati, soprattutto quelli in casa M5s, gli attori in campo dimostrano che dietro le quinte continua il coordinamento. “Io voglio che il Pd vinca le prossime elezioni e che lo faccia in una coalizione”, ha detto esplicitamente Letta.

Il segretario dem ha anche parlato della caduta del governo Conte bis. E si è in parte smarcato dalle ultime frasi del braccio destro di Nicola Zingaretti, Goffredo Bettini, che solo pochi giorni fa, ha ribadito che ci sarebbe stato alla base “un complotto” di chi non voleva l’avvocato e i 5 stelle (e in parte il Pd) alla guida dell’esecutivo. “Nella caduta del Conte bis, ha detto, “io ci ho rivisto qualcosa che avevo conosciuto. Conte è caduto per mano di Renzi. Italia viva ha detto basta e non c’erano più voti”. Ma a suo avviso non c’è stato alcun “complotto”. Insomma un’operazione provocata e voluta dal senatore di Rignano, lo stesso che lo pugnalò alle spalle e lo fece dimettere quando Letta era presidente del Consiglio.

Ora il primo dossier da affrontare per Letta sarà la gestione delle candidature alle prossime amministrative. Con un ostacolo in più: il rischio che nelle otto città principali in cui si andrà al voto, ci siano otto candidati uomini. Ma non per questo il segretario dem ha detto che “non imporrà i suoi nomi”: “Non sono io che decido i candidati sindaci“, ha detto. “Io penso che le primarie siano importanti perché sceglie la gente. Su Roma faremo le primarie, e io vorrei che avvenissero in presenza fisica, quindi credo nel mese di giugno, quando spero sarà possibile. Ai primi di maggio ci sarà la presentazione delle candidature. Avremo poi una candidata o un candidato del Pd che correrà per vincere e diventare sindaco di Roma”. E ha ribadito l’invito a Calenda, che invece ha già detto non voler partecipare: “Io vorrei che Calenda entrasse nelle primarie”, ha detto.

Il segretario Pd, sempre nel corso del suo intervento su La7, ha parlato anche dell’attuale governo Draghi e quindi del sostegno del Partito democratico. Intanto si è associato alle parole di Conte che, poco prima, aveva difeso il suo ministro della Salute Roberto Speranza dagli attacchi di Lega e Fratelli d’Italia. “Oggi il ministro Speranza viene messo alla gogna, è incredibile, una vergogna. Speranza sta tenendo duro sulla richiesta di aperture sconsiderate senza spiegare il perché. Le riaperture possono avvenire ma in sicurezza”. E ancora: “Siamo arrivati alla fine di questo percorso così duro. La riapertura è passaggio decisivo e va fatta bene, perché se viene fatta male, come in Sardegna, poi si ritorna punto e daccapo. Diamo quindi fiducia a chi deve gestire le cose, Draghi in testa, e ovviamente Speranza. Nel momento in cui si riaprirà saremo tutti in grado di avere dei comportamenti responsabili”.

In generale, il segretario dem ha detto di sperare che “questo governo concluda la legislatura e che la legislatura si concluda a scadenza naturale”. A proposito di Draghi poi, Letta, sollecitato dalle domande di Paolo Mieli in studio, è tornato sulla frase “Erdogan dittatore” pronunciata dal presidente del Consiglio nella conferenza stampa della settimana scorsa. “Erdogan non è tecnicamente un dittatore perché c’è un Parlamento che lo ha eletto, lui è un autocrate, Draghi ha forzato la mano rispetto ad una situazione molto pesante che c’è in Turchia”, ha detto. Un “forzare la mano”, ha precisato, che è possibile “in politica”. Alla domanda poi se consideri Vladimir Putin un killer, Letta ha risposto: “Biden non ha detto che è un killer, ha risposto ad una domanda” ma “io non avrei risposto così perché le relazioni tra Usa e Russia hanno bisogno di toni un po’ diversi”. Infine, a proposito di al-Sisi, ha replicato: “Se lui è un dittatore? Bè direi di sì”.

Per quanto riguarda i rapporti con gli alleati di governo, Letta ha parlato delle difficoltà con il Carroccio. Con Matteo Salvini “il rapporto può essere positivo. Sul decreto imprese ci siamo incontrati settimana scorsa, abbiamo capito che dobbiamo mettere da parte alcune cose che ci dividono e fare di tutto per affrontare i problemi sul territorio. Per il bene degli italiani, dei ristoratori, delle imprese” per il “ben degli italiani, per i ristoratori su questo tema ho fatto un accordo con Salvini”, ha detto. Diverso ancora il rapporto invece con Silvio Berlusconi e Forza Italia: “Se escludo un’alleanza con Berlusconi? No, siamo alleati con Berlusconi in Europa” e “nel consiglio dei ministri Brunetta, Carfagna e Gelmini sono quelli che vanno d’accordo con i ministri nostri. Fanno le cose insieme senza problemi”.

Infine Letta ha anche toccato il tema delle battaglie per i diritti sulle quali ha dimostrato di volersi concentrare nelle prime settimane dalla sua investitura. “Da destra mi accusano di occuparmi di diritti e non di ristori”, ha detto. “Come se occuparsi di diritti, ius culturae, ius soli” fosse meno importante. “Io penso che il nostro Paese sia drammaticamente indietro, penso che la denatalità del nostro Paese ci condurrà al disastro se l’integrazione di chi è nato qui non sarà fatta. Io sono stato eletto sulla base di questo programma. Noi stiamo facendo la battaglia in questo momento sulla riapertura in sicurezza e allo stesso tempo io faccio la battaglia sugli altri temi”. E in particolare, sullo Ius soli, ha detto: “Io spero che si faccia in questa legislatura”.