“Il medico pietoso rende la piaga puzzolente”. Questo proverbio rispecchia la realtà nella quale un medico, che non abbia la forza d’animo di infliggere al paziente dei piccoli dolori, per disinfettare, pulire e suturare la ferita non riuscirà mai a guarirla. Da un medico ci si attende che prenda una decisione, a volte anche in tempi ridotti, per ottenere il meglio in quella situazione che spesso, purtroppo, non è quella ottimale.
L’Ema, l’Aifa e il ministero della Sanità si comportano da medici incapaci di decidere per il bene del paese. Dicono e non dicono, si fanno trasportare dalle emozioni popolari che si gonfiano per qualche report giornalistico. Non si comportano da scienziati che analizzano i dati, ma da banderuole che seguono il flusso delle notizie di giornata. D’altronde come affermava Manzoni a proposito di Don Abbondio: chi non ha coraggio non se lo può dare.
Purtroppo la piaga della pandemia, non curata efficacemente, rischia di degenerare, portandoci a uno scontro sociale fra le ragioni della salute e quelle dell’economia. I veri medici clinici ogni giorno prendono delle decisioni, anche difficili, per cercare di fare del loro meglio in scienza e coscienza, senza dire e non dire. Affermare che il vaccino più discusso si può utilizzare ma, per prudenza, prima non si somministri agli anziani, poi invece è adatto proprio a loro e, infine, trincerarsi dietro il fatto che non ci sono dati certi è da irresponsabili. A questo punto, caro ministro, visto che non ha coraggio politico e sanitario, almeno lasci al cittadino la possibilità di decidere.
Si diano al più presto i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson in mano ai 50mila medici di famiglia e si dia ai cittadini l’opportunità di prenotarsi per la vaccinazione presso il loro sanitario di fiducia, indipendentemente dall’età. Il medico, prese le disponibilità, procederà dal più anziano al più giovane. Coloro che non vogliono questo vaccino accetteranno di attendere il loro turno, per assumere quelli che ritengono più performanti e sicuri. Coloro, invece, che non hanno paura di 0,5 casi su un milione (che poi, presumibilmente, sono molto vicini ai casi naturalmente presenti nella popolazione anche senza il vaccino) avranno così la precedenza. Non capisco il paternalismo per cui tutte le decisioni devono avvenire senza una scelta diretta del cittadino. Si lasci a tutti la possibilità di scegliere. Quando si tratta di salute ognuno ha il diritto di decidere per conto proprio.
Come afferma un amico, professore di Neurologia, per il problema di eventuali trombosi stiamo dibattendo del sesso degli angeli, in quanto è molto più rischioso assumere la pillola anticoncezionale, fumare o fare un viaggio aereo intercontinentale. Non esiste, ad oggi, una medicina efficace che non abbia effetti collaterali o reazioni avverse. Dobbiamo ricordare che, mentre noi dibattiamo su percentuali infinitesime di possibili problemi, oltre un dieci per cento della popolazione non riceve le cure adeguate perché gli ospedali sono pieni e i medici dirottati ad affrontare l’emergenza. Se, colpevolmente, per stare ad ascoltare paure gonfiate dalla stampa lasciassimo ulteriormente soli e senza cure gli altri pazienti avremmo, a lungo termine, molti più morti e sofferenti.
Non è possibile che in questo momento ben 3 milioni di vaccini giacciano inutilizzati perché le persone chiamate per la vaccinazione non si presentano in quanto non vogliono l’AstraZeneca, spaventate da notizie giornalistiche. Occorre attivare quella risorsa fondamentale che sono i medici di famiglia che, ricordiamolo, in novembre nel giro di due o tre settimane vaccinano ogni anno per l’influenza milioni di italiani.
Per finire vorrei citare un curioso caso clinico che mi capitò quando ero giovane medico. Visitai un paziente che aveva tentato il suicidio, gettandosi dalla finestra e riportando svariate fratture e invalidità. Gli chiesi perché lo avesse fatto e lui mi rispose: “Dottore ero ansioso, avevo paura di avere una malattia mortale, convinto di essere affetto da un malessere che non dava scampo. Ero talmente angosciato dalla paura di morire che per fare cessare questo pensiero interiore mi sono buttato”.
Non vorrei che la paura di morire portasse anche la nostra società a una sorta di suicidio. Se infatti prevale il timore e si vuole il rischio zero, oltre a non somministrare più i vaccini, non si faranno interventi chirurgici, viaggi aerei o, banalmente, viaggi in automobile.