Florentino Perez, numero uno del gruppo spagnolo delle infrastrutture Acs, inizia a mostrare le carte della partita che sta giocando con (e non contro) Atlantia e Cassa depositi e prestiti su Autostrade per l’Italia (Aspi). Ieri il magnate, che è anche proprietario del Real Madrid, ha inviato una seconda lettera ad Atlantia, la holding controllata al 30% dalla famiglia Benetton e che possiede l’88% di Aspi e nella missiva si chiariscono alcune ambiguità della prima comunicazione.

Lo scorso 8 aprile Perez si era infatti infilato a sorpresa, ma non in modo sorprendente, nella trattativa da mesi avviata tra Atlantia e Cassa depositi e prestiti che, insieme ai fondi Blackstone e Macquaire, ha offerto circa 9 miliardi di euro per rilevare il 100% di Aspi. Nella prima lettera Perez ipotizzava una proposta che avrebbe potuto spingersi fino a 10 miliardi, quindi con rilancio di un miliardo su Cdp e soci. Il proposito è quello di dar vita ad un grande gruppo autostradale europeo (“il più grande colosso mondiale delle concessioni autostradali”). Tra Benetton e Perez esistono rapporti di lungo corso, anche personali. Atlantia e Acs sono soci e proprietari di Abertis, gruppo spagnolo che gestisce molte delle tratte infrastrutturali iberiche. Più di un osservatore ha letto la mossa di Perez come un assist ai Benetton (e agli altri soci di Atlantia tra cui ci sono anche il fondo sovrano di Singapore Gic e l’agguerrito fondo britannico Tci) per “tirare” ancora sul prezzo.

Cassa depositi e prestiti significa però ministero del Tesoro e quindi Governo che, secondo indiscrezioni, non avrebbe particolarmente gradito l’intromissione spagnola. Non è un caso che sui giornali abbia iniziato a circolare il termine golden power, ossia la facoltà a disposizione dell’Esecutivo di bloccare operazioni societarie in settori strategici. Si arriva così alla seconda lettera di Perez, che ribadisce l’interesse, promette un’offerta vincolante ma toglie dal tavolo l’ipotesi di un’operazione che non rispetti i paletti fissati da palazzo Chigi, . Quello di Acs sarebbe insomma un tentativo di infilarsi nella partita al fianco e non in contrapposizione a Cdp . Per provare ad essere della partita Acs ha a disposizione quasi 5 miliardi di euro che entreranno nelle casse del gruppo spagnolo entro fine anni grazie alla vendita della sua divisione industriale.

Al momento Cdp e soci non sembrano aver intenzione di ritoccare la loro offerta. Ma in sospeso ci sono circa 400 milioni di euro sotto forma di ristori che Aspi potrebbe ricevere dal governo. In sostanza la proposta finale di Cdp e soci potrebbe alla fine non discostarsi troppo da quella di Acs. L’azionariato di Atlantia è diviso, in particolare i fondi capitanati da Tci guardano con favore alla soluzione spagnola. Ieri il Consiglio di amministrazione della società ha prorogato di 7 giorni i tempi della trattativa con Cdp. Il 23 aprile è in calenadario un nuovo Cda per valutare eventuali novità intercorse nel frattempo. L’assemblea dei soci sarà convocata entro il prossimo 28 maggio. Dopo di che Atlantia prenderà una decisione definitiva. Prima di allora non sono da escludere nuovi colpi di scena-

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