Allo studio del governo un pass in grado di certificare la negatività di un soggetto, così da poter permettere a sempre più cittadini di muoversi tra regioni con fasce di rischio differenti. L’idea è quella di creare un Qr code, ovvero un codice a barre univoco, da cui le autorità possono accertare che il soggetto sia stato vaccinato, si sia negativizzato dopo aver contratto il virus o abbia effettuato un tampone nelle 72 o 48 ore precedenti.

Un modello simile è stato già utilizzato dallo stato di New York e da Israele, ed in questi giorni è allo studio anche della comunità europea che dal prossimo giugno vorrebbe lanciare un green pass comunitario. Il documento digitale permetterebbe non solo di tornare agli spostamenti in maniera più regolare, ma anche di poter ripopolare ristoranti, stadi, palestre e ad altri luoghi di ritrovo, arginando allo stesso tempo il liberi tutti scattato in occasione dei cambi di colore delle regioni.

Il tema che più impegna il governo adesso è quello della realizzabilità pratica. In Israele il metodo sperimentato era la stampa di un Qr code su carta, ma presto ci si è accorti che la documentazione poteva essere falsificata e dunque risultava impossibile gestire il controllo. L’ipotesi più sicura da un punto di vista sanitario è quella del codice su supporto digitale, ma anche in questo caso le problematiche tornerebbero ad essere le stesse che avevano accompagnato l’avvento di Immuni. Il Ministro per l’innovazione tecnologica e per lo sviluppo digitale Vittorio Colao è impegnato in queste ore a capire come conciliare tutte le esigenze della privacy con quelle dettate dall’affidabilità del sistema di controllo. Le ipotesi sono due: aggiornare una delle app già negli store oppure crearne una nuova. Altro dubbio è quello legato a chi potrà produrre questo codice che potrebbe essere stampato dalle strutture accreditate dal ministero per la salute nel caso di Qr code cartaceo. In caso di digitale, invece, risulterebbe necessaria la costituzione di un database che però tornerebbe ad essere sotto la lente del garante della privacy.

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