Non è facile chiedere scusa e fanno notizia persone al potere che lo fanno: Angela Merkel che si scusa per l’errore sul lockdown di Pasqua, Giuseppe Conte che un anno fa si scusava per i ritardi sugli aiuti economici. Le loro scuse hanno avuto grande attenzione dai media che le hanno definite segnali di debolezza e grandezza nello stesso tempo. Considerate così insolite da ritenerle future pagine di libri di Storia.

Per chiedere scusa bisogna in realtà essere forti e stabili. Studi sul tema mettono in evidenza che la capacità di scusarsi denota la presenza di capacità autoriflessive, di un equilibrio psicologico stabile, di buone capacità adattive. I più inclini alle scuse hanno in genere un senso positivo di sé, credono nella possibilità di migliorare dagli errori. Chi è tendenzialmente più tollerante, meno giudicante verso le persone e i fatti, sembra essere più capace di riconoscere e accettare i propri errori e mettere in atto azioni di recupero.

Perché per altri invece rimane tanto difficile chiedere scusa? Probabilmente perché chiedere scusa richiama insicurezze personali, come se scusarsi significasse abbassare le difese e mettersi in una posizione di maggiore vulnerabilità di fronte agli altri che allora possono giudicare se si merita o meno la comprensione o il perdono.

Chiedere scusa comporta la consapevolezza di essere in torto e a volte ammettere anche solo a se stessi di aver sbagliato è un passaggio delicato che può mettere in discussione la positività del proprio senso di sé e dell’immagine che si mostra agli altri. È infatti più difficile riconoscere l’errore se questo non rimane circoscritto al singolo comportamento o alla singola scelta ma viene generalizzato a tutta la persona, trasformando il senso di aver sbagliato nel vissuto di essere sbagliati (non è un comportamento, ma l’intera persona a non andare bene). Riconoscere i propri errori è allora difficile perché rischia di creare forti oscillazioni emotive, cosa che contrasta con l’umano bisogno di stabilità. E nel tentativo di mantenere la stabilità interiore si può arrivare a negare l’evidenza. Proteggere la propria immagine in certi momenti può essere una priorità.

Se si è cresciuti in ambienti rigidi, dove ogni errore veniva fortemente penalizzato e minacciava di far perdere l’affetto dei genitori, questa tendenza può essere più forte. Può essere più difficile affrontare i rischi che ammettere un errore comporta, secondo la previsione che: l’errore è un fatto grave e ammetterlo significa automaticamente ammettere di essere sbagliati e altrettanto automaticamente allontana le persone da sé.

Articolare questa previsione e ridimensionare la portata di un comportamento, considerandolo principalmente come un atto a cui porre rimedio cominciando dalle scuse, sarà la sfida da affrontare.

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