Ambiente & Veleni

Sta diventando quasi impossibile essere ottimisti sul futuro del nostro pianeta

di Luigi Sala

È difficile, se non impossibile, essere ottimisti sul futuro del pianeta e della nostra civiltà: avidità, ignoranza, ottusità pare ci facciano compagnia da sempre: alla psicologia e all’etologia il compito di studiarne i come e i perché; personalmente mi pare evidente che, fatte tali premesse, ne discende che il nostro futuro contiene molte tragedie sempre meno evitabili:

1) pandemie: si sa che deforestazione, allevamenti intensivi, abitudini alimentari ci metteranno sempre più a contatto con virus provenienti dal mondo animale; esistono certamente rimedi, ma interessi più o meno leciti li impediranno. Già molti studiosi hanno ipotizzato che, grazie anche alla globalizzazione, ci ritroveremo a combattere in futuro contro altre pandemie che diventeranno ricorrenti. Con relativi cambiamenti sociali e perdite umane;

2) eventi naturali: in America sanno bene che il “big one” è solo questione di tempo, stanno delocalizzando o scoraggiando vecchi e nuovi insediamenti? No. Non diversamente da noi dove si sa che il Vesuvio riprenderà ad eruttare; ammesso che in futuro sia possibile dare un preavviso di qualche ora, come si farà a sfollare tutta la popolazione residente? Anche qui si deve mettere in conto il decesso di centinaia di migliaia di persone. Difficile rassegnarsi al fatto che siamo impotenti contro terremoti ed eruzioni, cicloni e inondazioni;

3) guerre: il riacutizzarsi delle tensioni commerciali e militari tra Usa, Cina, Russia, Iran e il continuo arricchire gli arsenali di nuovi armamenti non promette nulla di buono. Le armi prima o poi vengono usate, lo insegna la storia (vedasi oggi Yemen o Siria); penso che ci sarà molto probabilmente una qualche guerra che avrà uno sviluppo forse solo regionale: magari Mar Rosso, Mar Giallo saranno epicentro di scontri limitati ma sanguinosi; scontri bellici di questo tipo possono rivoluzionare i sistemi economici e commerciali del mondo intero con le conseguenze negative del caso;

4) cambiamenti climatici: ormai il cambiamento climatico è assodato e con il trend attuale non potrà che accelerare: i provvedimenti – in gran parte di facciata – che potranno essere adottati non lo fermeranno; ma quando mai i governi imporranno scelte impopolari che comportino il venir meno di assensi e di complicità; ad esempio quale forza politica vorrà proporre leggi severe sul riciclo dei rifiuti, sull’uso della plastica o contro la cementificazione? Si sa, per esempio, che Venezia sta lentamente sprofondando: se ne discute e basta, ma quali scelte drastiche verranno adottate? Quando il mare renderà impossibile andare a piedi a San Marco?

5) energia: tra non molto tempo risulterà antieconomico l’uso di petrolio e gas naturale e le energie alternative non basteranno. Si dovrà tornare alle centrali atomiche, aumentando il problema irrisolto delle scorie radioattive? Occorre ricordarsi che produrre energia o manufatti – anche quelli “ecologici” – comporta l’impiego di altra energia: le batterie delle auto elettriche sono, al riguardo, un buon esempio: l’estrazione dei loro componenti inquina (e produce sfruttamento), così come il loro assemblaggio. È ipotizzabile che nel medio termine avremo la fusione nucleare, ma non è che la disponibilità di energia in un mondo ridotto male sarà solo affare di poche nazioni?

Oggi come oggi si continua ad affidare alla scienza (sì, quella che ha prodotto i vaccini ma anche le bombe all’idrogeno e la guerra batteriologica) la soluzione dei problemi, ma io temo che pur avendo (forse) i mezzi essi saranno usati troppo tardi, quando avremo oltrepassato il punto di non ritorno. Umano, troppo umano. L’ottimismo della ragione si scontra con il pessimismo della ragione. Ma ogni cambiamento non può che partire dal singolo.

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