La bimba era scomparsa martedì dalla casa della nonna alla quale era affidata, nei Vosgi. La madre, Lola Montemaggi, 28 anni con un passato turbolento e macchiato da violenze, non aveva più il diritto di vederla da sola per ordine del tribunale. Così ha chiesto ad alcuni iscritti ai gruppi complottisti e anti-sistema che frequentava sui social di rapirla
L’hanno ritrovata in una comunità di ‘squatter’ nei Sainte-Croix nel Canton de Vaud, vicino alla frontiera francese, dove era insieme alla madre. La donna, Lola Montemaggi, 28 anni, con un passato turbolento e macchiato da violenze, non aveva più il diritto di vederla da sola per ordine del tribunale. Aveva chiesto a quattro suoi sodali ‘no-vax’ e seguaci dei complottisti di QAnon di rapirla e portarla via dalla casa della nonna materna, alla quale era stata affidata, a Les Poulières (Vosgi). La procura di Nancy ha reso noto che “la bambina sta bene e verrà affidata alla nonna” e che la madre “è in stato di arresto“. Gli inquirenti hanno reso noto che “le indagini ci hanno permesso di stabilire che Lola Montemaggi ha trascorso una prima notte in Svizzera in un albergo a Estavyer-le-Lac, nel cantone di Friburgo, prima di essere ospitata da una donna a Neufchatel e poi trasferirsi nell’immobile occupato”, dove è stata trovata insieme alla figlia. Il ritrovamento è avvenuto al termine di una massiccia operazione di polizia a cui hanno partecipato “quasi 200 gendarmi”, ha aggiunto la procura di Nancy.
La storia del rapimento della piccola è fatta di un groviglio di moventi, personaggi ai margini della società, progetti più o meno credibili di “combattere il sistema”. Quattro persone nei giorni scorsi sono state arrestate e interrogate, personaggi schedati dai servizi per la loro vicinanza con gruppi di estrema destra, complottisti ma soprattutto ben armati. Con gli esplosivi che la polizia ha trovato nelle loro case, volevano compiere attentati. Nel mirino, anche un centro vaccinale.
I servizi francesi, la Dgsi, erano stati informati fin dalla fine di marzo di un progetto di rapimento di un bambino a Epinal, nei Vosgi (est della Francia), ad opera di gruppi complottisti. Il progetto era di restituire il bambino ai genitori. Esattamente quanto accaduto alla piccola Mia. Lola Montemaggi non aveva più il diritto di vedere Mia da sola per ordine del tribunale. La piccola risiedeva dalla nonna materna e i rapitori si sono finti funzionari dei servizi sociali per portarla via. Ovviamente non si conosceva il nome del minore che sarebbe stato rapito, né se il sequestro fosse l’azione che il gruppo era in procinto di compiere fra gli altri progetti che aveva in agenda: distruggere con l’esplosivo centri di vaccinazione, attentare a uffici delle tasse, far saltare i sistemi di segnalazione ferroviaria sui binari, fino a “rovesciare la Repubblica“.
I quattro, da giovedì sotto interrogatorio, hanno in breve ammesso di aver agito per riportare la bambina alla madre. Il legame fra i 4 e la madre di Mia sono venuti presto alla luce, anche perché Lola Montemaggi, sul suo profilo Facebook, postava messaggi di stampo complottista, in particolare contro le regole sanitarie anti-Covid. E si proponeva di “andare a vivere ai margini della società”. Uno degli arrestati, un uomo di 58 anni, ha detto che il gruppo – che aderisce al movimento “survivalista” (auto-addestrati a sopravvivere a sciagure, guerre e disastri a loro dire sempre incombenti) – è formato da “dissidenti del sistema, resistenti alla barbarie che si sta istituzionalizzando da un anno dietro il pretesto sanitario“. Anti-mascherine, anti-vaccini, anti-lockdown, hanno spiegato agli inquirenti che la madre di Mia li aveva contattati sul web per chiedere loro di rapire la figlia: “Restituire una bambina a sua madre non è un reato”, ha dichiarato uno di loro.
(immagine d’archivio)