No al sequestro preventivo di oltre 4 milioni di euro. Il giudice per le indagini preliminari di Milano ha respinto la richiesta della procura di Milano per episodi di presunta evasione fiscale, relativi al 2018-2019, contestati all’imprenditore Alberto Genovese, finito in carcere il 6 novembre con l’accusa di aver stordito con mix di droghe e violentato due giovani, tra il capoluogo lombardo e Ibiza. Da gennaio la procura aveva avviato accertamenti fiscali su Genovese e in particolare sulle movimentazioni finanziarie dell’ex mago delle start up, difeso dai legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari.
La richiesta dei pm riguardava presunti reati fiscali riguardanti, da un lato, redditi da lavoro che Genovese avrebbe dichiarato come redditi da capitale e riferiti al suo ruolo dell’epoca in Facile.it Holdco Limited. Questo ‘capitolo’ di presunta evasione si riferiva, in particolare, a strumenti finanziari ‘warrant’ (convertibili in azioni). Dall’altro lato, a Genovese è stata contestata pure una presunta evasione sulla liquidazione di alcune partecipazioni in Facile.it (società di cui fu fondatore) realizzata, secondo i pm, attraverso lo ‘schermo’ di una delle sue società, la holding Auliv, su cui erano confluite le stesse partecipazioni.
Il giudice, però, ha bocciato la richiesta di sequestro preventivo ai fini della confisca per un totale di oltre 4,3 milioni. La Procura ha la possibilità di ricorrere al Riesame contro il no del gip. Lo scorso gennaio si era saputo che nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, era stata aperta anche una tranche sul patrimonio dell’imprenditore e sui suoi movimenti finanziari. E che Genovese era stato iscritto per l’ipotesi di “trasferimento fraudolento di valori”, ossia la cosiddetta intestazione fittizia di beni.