Operazione anticamorra dei carabinieri di Napoli che, coordinati dalla Dda, hanno notificato 26 misure cautelari a presunti appartenenti a due organizzazioni criminali che si occupavano di estorsioni e traffico di stupefacenti, acquistando droga anche dalla ‘ndrangheta. I militari dell’Arma hanno anche sequestrato beni per circa 50 milioni di euro. Dalle indagini è emerso che un cantante neomelodico aiutava con la sua musica a reclutare affiliati. I carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, nelle province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancona e Reggio Emilia.
Sono due diverse organizzazioni criminali, entrambe originarie di Poggiomarino (Napoli), a essere entrate nel mirino degli investigatori. La prima riconducibile a Antonio Giugliano, detto “o” savariello”, luogotenente del clan Fabbrocino (detenuto nel carcere di Nuoro) e l’altra sorta dopo la scarcerazione del pregiudicato Rosario Giugliano, detto “ò minorenne”, solo omonimo di Antonio. Le indagini hanno consentito di fare luce su una serie di estorsioni e di intimidazioni, con colpi d’arma da fuoco, ma soprattutto su un traffico di stupefacenti. Il clan acquistava la droga grazie ai contatti con la n’drina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro, dalla quale si riforniva di marijuana. La sostanza stupefacente veniva poi trasportata e custodita da incensurati insospettabili i quali utilizzavano anche furgoni di copertura per la distribuzione del caffè quali vettori per movimentare lo stupefacente.
Rosario Giugliano, detto “ò minorenne” dal carcere coordinava i suoi uomini grazie alla compagna, Teresa Caputo, la quale riferiva agli affiliati i voleri del capo appresi durante i colloqui. Gli incontri con Teresa Caputo (madre del cantante neomelodico Alfonso Manzella, alias “zuccherino, finito ai domiciliari) avvenivano in una ludoteca a causa del fatto che la donna portava con se un figlio minorenne. L’uomoo è stato scarcerato nel marzo del 2020, dopo un periodo di detenzione durante il quale ha avuto la possibilità di godere anche di alcuni permessi. Una volta uscito di carcereha stabilito in una mansarda di Pagani, in provincia di Salerno, la sua centrale operativa: lì però la Squadra Mobile di Salerno è riuscito ad intercettarlo e a fare luce sui suoi traffici e anche sul tentativo di uccidere un ex collaboratore di giustizia. Manzella, in arte “zuccherino”, secondo gli inquirenti e gli investigatori, scriveva e usava i suoi brani per reclutare affiliati e scagliarsi contro i nemici: le forze dell’ordine e la magistratura.
I due gruppi criminali, dopo essersi fatti la guerra, hanno iniziato a collaborare e a spostare i rispettivi interessi anche in quella zona “cerniera” del Salernitano che è l’agro-nocerino-sarnese. Poi, quando la sovraesposizione di Manzella iniziò a diventare pericolosa, fu deciso per lui un ruolo più defilato: il suo spazio è stato via via occupato da un altro uomo di fiducia, Cristian Sorrentino (anche lui destinatario di una misura cautelare), ritenuto promotore e organizzatore dell’associazione e sovrintendente alle attività illecite nel campo delle estorsioni e del commercio di stupefacente. I militari durante le perquisizioni hanno trovato anche sessantadue ordigni. Gli investigatori non escludono, al momento, che si tratti di materiale esplosivo peraltro particolarmente pericoloso destinato a episodi di intimidazione ai danni delle vittime delle estorsioni.
Il decreto decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Napoli nei confronti degli indagati riguarda beni mobili (7 autoveicoli e 3 motocicli), immobili (14 appartamenti e 8 terreni), rapporti finanziari (88 rapporti finanziari e 8 polizze assicurative), imprese (1 ramo d’azienda, 5 quote di capitale sociale nonché i beni aziendali e strumentali di 13 società), per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro.