Inizierà il 2 settembre l’udienza preliminare che vedrà imputata Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, morto in circostanze strane il 18 novembre 1989 sulla statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza. La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata dal pm di Castrovillari Luca Primicerio secondo cui il calciatore è stato prima narcotizzato e poi asfissiato meccanicamente attraverso uno strumento “soft”.

Dopo quasi 32 anni dalla morte di Bergamini e numerose inchieste, concluse tutte con richieste di archiviazione, si arriva davanti a un giudice che dovrà valutare se le prove raccolte dalla Procura di Castrovillari sono sufficienti per andare in dibattimento. Quest’ultima, oggi cinquantunenne, secondo il magistrato quella sera avrebbe ottenuto “un appuntamento con Donato Bergamini” e, “in concorso con altre persone rimaste ignote, dopo averlo narcotizzato o, comunque ridotto né le capacità di difesa, né cagionava la morte”.

Stando a una perizia del 2017 presentata nel corso di un incidente probatorio, infatti, la causa del decesso potrebbe essere un “soffocamento lento”. Forse è stata utilizzata una busta. Secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, il suo corpo, esamine o quasi, sarebbe stato posto sull’asfalto perché fosse investito. Cosa che è avvenuta. Bergamini, infatti, venne travolto da un tir in transito guidato da Raffaele Pisano, di Rosarno, che al termine dell’inchiesta non risulta indagato dalla Procura di Castrovillari. L’uomo, tra l’altro, era stato già processato e assolto dall’accusa di omicidio colposo.

A Isabella Interno viene contestato pure l’aggravante della “premeditazione, nonché – si legge nel capo di imputazione – di aver agito con crudeltà e per motivi abietti e futili, rappresentati dalla decisione della vittima, non accettata, di aver posto fine al rapporto sentimentale”. Oltre all’autista del camion che ha investito Bergamini, esce dall’inchiesta il marito della donna che era indagato per favoreggiamento in relazione alle dichiarazioni fornite dalla moglie durante le indagini.

Per anni, si è ipotizzato che Bergamini si fosse suicidato. Ipotesi alla quale la sorella Donata non ha mai creduto chiedendo a più riprese che venissero riaperte le indagini. L’ultima archiviazione risale al 2015 quando il giudice ha sottolineato “l’infondatezza della notizia di reato non essendovi alcuna prova della commissione da parte di alcuno del reato di omicidio”. Sempre il gip aveva ribadito “che non vi sia stato alcun delitto di omicidio e che la morte del Bergamini non sia ascrivibile alla condotta violenta di terze persone”. Motivando l’archiviazione, in sostanza, il giudice sei anni fa scrisse: “Ci troviamo di fronte ad una ipotesi di carenza degli elementi ‘idonei a sostenere l’accusa in giudizio’”.

Nel 2017, l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, trasferito dal Csm al Tribunale civile di Potenza, riaprì l’inchiesta su richiesta della sorella del calciatore e dell’avvocato Fabio Anselmo. Il magistrato fece riesumare il corpo di Bergamini e dispose una perizia secondo cui il calciatore del Cosenza è morto “per soffocamento”. Il processo partirà proprio da questa perizia e dalle numerose intercettazioni chieste dall’ex procuratore Facciolla ed ereditate dal pm Luca Primicerio.

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