Monge è un ex dirigente del consorzio di cooperative sociali Sol.Co ed era accusato di turbativa d'asta nell'ambito della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup della Regione Lazio nel 2014. I giudici della quarta corte d'appello di Roma lo hanno assolto con la formula "il fatto non sussiste". Intanto i magistrati contabili hanno emesso il loro verdetto sui risarcimenti da versare alla Capitale
Assolto “perché il fatto non sussiste”. Finisce così il processo di appello bis a carico di Mario Monge, ex dirigente del consorzio di cooperative sociali Sol.Co coinvolto nell’inchiesta Mondo di mezzo a Roma. Nei suoi confronti l’accusa era di turbativa d’asta. La procura generale aveva chiesto di fare cadere le accuse per l’imputato, difeso dall’avvocato Franco Lazzorane. La vicenda è legata all’affidamento della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup della Regione Lazio nel 2014. L’assoluzione è stata decisa dalla quarta corte d’appello di Roma nell’ambito del secondo processo d’appello dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza d’appello che aveva confermato Monge a 1 anno e 4 mesi.
Sempre oggi è arrivata la sentenza della Corte dei Conti del Lazio nei confronti di 12 persone coinvolte nella maxi-indagine. I giudici contabili, accogliendo parzialmente le richieste della procura regionale, hanno condannato tutti a risarcire il Comune di Roma per complessivi 2,5 milioni di euro per un danno da “disservizio per maggior costo“. Nello specifico i giudici contabili hanno condannato Mirko Coratti, Luca Gramazio, Daniele Ozzimo, Pierpaolo Pedetti, Gioradono Tredicine, Andrea Tassone “al pagamento, in solido tra loro – si legge nella sentenza – in favore del Comune di Roma Capitale, della somma di euro 1.864.398,61”. Condannati anche Franco Figurelli, Luca Odevaine, Emanuela Salvatori, Angelo Scozzafava, Claudio Turella e Giovanni Fiscon “al pagamento in favore del Comune di Roma Capitale, in solido tra loro, del medesimo danno da disservizio sino alla concorrenza di euro 932.199,30”. Riguardo alla Salvatori “in sede esecutiva – aggiunge la Corte dei Conti – della presente decisione, si terrà conto di quanto già versato da quest’ultima al Comune di Roma a seguito della transazione stipulata con quest’ultimo”.