Tommaso Labate sul Corriere della Sera intervista l’ex ministro per gli affari regionali, il piddino Francesco Boccia, marito di Nunzia De Girolamo, ex deputata del centrodestra, oggi conduttrice tv
L’amore clandestino di Nunzia e Francesco. Tommaso Labate sul Corriere della Sera intervista l’ex ministro per gli affari regionali, il piddino Francesco Boccia, marito di Nunzia De Girolamo, ex deputata del centrodestra, oggi conduttrice tv. Lo spartito è un po’ quello vecchio e trito di una presunta contrapposizione politica (la De Girolamo da deputata del partito di Alfano è stata ministro del governo Letta, mentre Boccia vota assieme a Forza Italia e Lega il governo Draghi), ma i dettagli in sé sono curiosi.
Intanto l’incontro tra i due avvenne nel 2009 a margine di un convegno sul caos spazzatura all’università di Napoli. Lui che fa “l’uomo” e tenta di “difenderla” dalla platea di centrosinistra; e lei che fa la donna durissima e dice “mi difendo da sola”. Poi il sentimento d’amore si sviluppa grazie ad uno scambio di mail fittissimo, fino a quando Francesco azzarda un anticonvenzionale pranzo: “Dura meno della cena ed è meno compromettente”. È l’inizio della frequentazione clandestina, del viaggio in Libano con la macchina a noleggio dove i due si spingono fino al confine “presidiato dagli Hezbollah” perché “laggiù non ci conosceva nessuno”. Infine la clandestinità che prosegue nell’epoca dello scontro tra Berlusconi e gli avversari vari. Siamo nel 2009, Boccia vive in gran segreto a casa della De Girolamo: “Quando uno dei due riceveva una telefonata di lavoro andava a parlare in un’altra stanza. La politica doveva rimanere fuori dal rapporto, altrimenti sarebbe finita male e subito”.
Ma ecco che tutto esce alla luce del sole, quando decidono di raccontare del loro gioioso rapporto a Berlusconi. Aperitivo post presentazione dell’ennesimo libro di Bruno Vespa. “Lui mi chiede perché lo attacchiamo così tanto e io parlo dieci minuti contestandogli punto per punto la sua politica economica – spiega fiero Boccia – Nunzia era pallida in volto, temeva mi cacciasse di casa. E invece che cosa fa? Mi ascolta senza interrompermi e poi mi dice “be’, quanto la capisco…”. Praticamente (sorride, ndr ) dava la colpa di quei provvedimenti a Giulio Tremonti”. Insomma invece del tifone esce il sereno. “Va bene, basta che ti tratti come una regina”, è il sigillo dell’uomo di Arcore. E tutti vissero felici e contenti.