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Parma, meglio parlare di spaccio che di consumo. O tocca dire che i clienti siamo noi

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“Ben venga Brumotti a Parma! Anzi, la prossima volta mi piacerebbe che mi chiamasse direttamente”. Lo scrive l’Assessore alla Sicurezza di Parma, Cristiano Casa, nel suo profilo Facebook.

“Striscia la Notizia” al Parco Ducale, solito servizio: rincorre gli spacciatori, ma stavolta sotto il naso dell’Arma (il cui Comando è proprio lì): si inquadrano spacciatori tutti giovani, maschi e di colore, perfettamente diversi e distinguibili dai molti clienti bianchi, italiani e parmigiani (ma questo non si vede nel servizio, solo un cenno pronunciato nel finale dall’inviato: “Il problema è che gli italiani hanno il vizietto” fa il gesto di sniffare “…voi smettete e forse loro non avranno più lavoro”. Tre secondi sussurrati su un servizio che ne dura 4 minuti e mezzo).

15 aprile 2021: dalle colonne del più vecchio quotidiano d’Italia, la Gazzetta di Parma, l’Assessorissimo rincara: “Il problema su cui noi insistiamo da anni: su certe forme di criminalità, come sull’emergenza spaccio nelle nostre strade, non serve spettacolarizzazione e non bastano più controlli. Ma sono necessarie leggi che rendano certa la pena”.

Parlare di spaccio è meglio che parlare di consumo o tocca dire che i clienti siamo “noi”. Posto che spacciare è reato e che le Forze dell’Ordine devono fare il loro mestiere, è molto più semplice inquadrare uno spacciatore nero che un consumatore bianco, perché se il problema resta lo spaccio è altrettanto vero che la domanda di sostanze non è più arginabile (parole dei Carabinieri), che Parma è al primo posto per sequestro in Emilia Romagna, che la facilità di reperire e produrre sostanze è tale da consentire consumo trasversale e in fasce d’età sempre più basse. “A Parma ci sono troppi consumatori” dichiaravano i Carabinieri nel marzo 2018. Dal dossier di Libera dello stesso anno: a Parma il primato dei sequestri (parametro utile per stabilire anche quello del consumo).

A Parma puoi guardare con sospetto ogni africano fermo su una bici all’angolo della strada e incolparlo dell’innocente parmigiano “costretto a cadere in tentazione”; ogni richiedente asilo può essere giudicato perché straniero; ogni operatore dell’accoglienza, volontario o professionista che sia, sospettato di complicità.

La scorciatoia narrativa dell’Assessore Casa funziona, come chi fa il buono perché si è fatto il film di cui ha già scritto il finale. Ma la storia comincia prima, là dove il problema siamo anche noi, italiani, bianchi, persone per bene vittime di legittima difesa. E’ così anche nelle altre città?

Nel dossier dell’Associazione Antigone si parla di numeri, c’è molto di più e va letto fino alla fine, ma partendo dall’inizio: per esempio, chi consuma marijuana e hashish sono spesso giovanissimi: si può pensare che la “lotta allo spaccio” sia il pretesto per una forma di controllo repressivo verso i giovani? È solo una domanda.

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