Idriss Deby Itno, presidente del Ciad appena rieletto e al potere da oltre 30 anni, è stato ucciso oggi in un combattimento contro i ribelli mentre guidava l’esercito a diverse centinaia di chilometri dalla capitale N’Djamena contro una colonna di ribelli del ‘Fact’, partiti come di consueto da basi nel sud della Libia. E, in una sorta di colpo di Stato, il suo posto è stato subito preso da una giunta militare guidata da uno dei suoi figli, Mahamat Idriss, che ha sciolto il parlamento e promesso elezioni solo al termine di un periodo di transizione di 18 mesi. Le forze armate hanno poi stabilito l’imposizione di un coprifuoco e la chiusura delle frontiere.
Proprio lunedì, mentre veniva proclamata la rielezione di Deby per un sesto mandato consecutivo di sei anni quale risultato delle elezioni dell’11 aprile, l’esercito aveva annunciato di aver ucciso più di 300 “nemici”. Dapprima smentita ma poi vera è risultata l’affermazione del Fact di aver ferito il ‘Colonnello Idriss Déby Itno’, l’ultimo grado che i ribelli gli riconoscevano.
Nel Paese di transito di migranti africani che puntano alla Libia per salpare alla volta dell’Italia, il portavoce delle Forze armate ha annunciato che è stato istituito un Consiglio militare di transizione (Cmt) guidato dal figlio di Deby: un generale 37enne già a quattro stelle ma soprattutto capo della Guardia presidenziale, la temuta unità d’elite di pretoriani del regime. Il Cmt, oltre agli accordi internazionali, “assicura la transizione per un periodo di 18 mesi”, al termine dei quali “nuove istituzioni repubblicane saranno costituite” attraverso “elezioni libere, democratiche e trasparenti”, ha assicurato il portavoce, annunciando tra l’altro anche coprifuoco e blocco delle frontiere.
La Francia, ex dominatrice coloniale del Ciad e che con i suoi militari e caccia-bombardieri aveva salvato Deby dall’attacco di ribelli nel 2008 e 2019, ha auspicato un rapido ritorno al potere civile e ha lamentato di aver perduto “un amico coraggioso”. Il riferimento è al massiccio contributo del Ciad alla lotta degli Stati africani del G5 contro i jihadisti che imperversano nel Sahel facendo apparire l’ex golpista e alquanto autocratico Deby come un apprezzato bastione di stabilità, nonostante violazioni dei diritti umani degenerate in stragi soprattutto negli anni Novanta.