Dopo il video postato ieri dal fondatore del M5s, anche Parvin Tadjik interviene sui social per difendere il figlio, accusato di violenza sessuale di gruppo. Lo fa con un messaggio su facebook, una risposta al post di Maria Elena Boschi che in un video criticava l'uscita di ieri del garante M5s. L'avvocata Bongiorno, che difende la vittima: "Quel video è una prova a carico". Il caso approda anche a Montecitorio, con il centrodestra che ha attaccato i 5 stelle e Fdi che ha chiesto di convocare la conferenza dei capigruppo sul tema. "Nonostante sia evidente l’impatto emotivo per il coinvolgimento personale sono frasi inaccettabili", dice Letta riferendosi al filmato del garante dei 5 stelle
Non solo Beppe Grillo. Anche la moglie Parvin Tadjik, madre di Ciro, difende il figlio accusato di violenza sessuale di gruppo. Lo fa con un messaggio su facebook, una risposta al post della deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi che in un video criticava l’uscita di ieri del garante M5s. Anche secondo la mamma di Ciro il video a cui ha accennato Grillo “testimonia l’innocenza dei ragazzi, dove si vede che lei è consenziente”. E precisa che “la data della denuncia è solo un particolare”, rispondendo alle critiche di Boschi al marito. La risposta su facebook è stata segnalata da Open. Alla moglie di Grillo, Boschi replica con un altro post: “Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme. Questo modo di concepire la giustizia, giocandola sui social e non nelle aule di tribunale, è aberrante. Ed è ciò che suo marito Beppe ha sempre fatto con i suoi seguaci: si chiama giustizialismo. Io invece aspetto e rispetto le sentenze, come tutti i cittadini”.
A parlare del video citato dai Grillo è pure Giulia Bongiorno, avvocata della vittima e senatrice della Lega: “Questo video – dice L’Aria Che tira su La7 – lo porterò in Procura perché reputo che sia una prova a carico. E’ una prova che documenta una mentalità dell’eufemizzazione, spesso usata dagli uomini per giustificarsi quando sono imputati. Si dice alle vittime, state attente. Ma noi non ci facciamo intimidire”.
L’inchiesta che ha coinvolto il figlio di Grillo riguarda fatti dell’estate del 2019. Oltre a Ciro Grillo, è a carico di Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, suoi amici poco più che ventenni. Secondo la Stampa i quattro sono indagati perché “mediante violenza, costringevano e comunque inducevano SJ, abusando delle sue condizioni d’inferiorità fisica e psichica dovuta all’assunzione di alcolici, a subire e compiere atti di natura sessuale”. Nei prossimi giorni la procura di Tempio Pausania, competente visto che i fatti si sono svolti a Porto Cervo, dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio dei quattro. Secondo i legali dei quattro indagati negli ultimi giorni sono stati raccolti elementi per provare la versione del rapporto consenziente: quattro video e testimoni che sarebbero entrati in contatto con le vittime nei giorni successivi alla presunta violenza. La procura, da parte sua, ha allegato agli atti il circostanziato racconto della vittima, una ragazza diciannovenne che ha messo a verbale di essere stata costretta dai quattro ad avere rapporti sessuali dopo aver bevuto grandi quantità di alcol.
Dopo il video postato ieri dal fondatore del M5s, il caso del figlio di Grillo irrompe nell’Aula della Camera all’apertura dei lavori. Il centrodestra ha attaccato i 5 stelle, chiedendo chiarimenti ma anche il capogruppo di Leu Federico Fornaro deplora il video del fondatore M5s. La prima a prendere la parola è la deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli che chiede la convocazione immediata della conferenza dei capigruppo sul tema. Molto dure anche le critiche della deputata della Lega, Laura Ravetto e di Forza Italia Valentini ma anche Leu critica “il garantismo a correnti alternate” del garante M5s. Le difese di Grillo vengono prese a Montecitorio da Davide Crippa, deputato del M5s. “Credo sia una vicenda personale complessa e dolorosa – dice – che coinvolge diverse famiglie che stanno vivendo una situazione drammatica. La vicenda è al vaglio la magistratura che rispettiamo, sta alla giustizia fare il suo corso”. Poi il parlamentare invita a distinguere “la vicenda personale di un padre coinvolto e quella del M5s, sono due cose diverse”.
Più che l’inchiesta, a provocare numerose reazioni politiche è soprattutto il video diffuso sui social da Grillo nella giornata di lunedì. Per difendere il figlio, il fondatore dei 5 stelle cita questo “video, passaggio per passaggio, si vede che è consenziente, si vede che c’è il gruppo che ride, che sono ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano col pisello di fuori così perché sono 4 coglioni, non 4 stupratori”. “Nonostante sia evidente l’impatto emotivo per il coinvolgimento personale sono frasi inaccettabili“, dice Enrico Letta a Repubblica. Sulla vicenda è intervenuto anche il vicesegretario del Pd, Peppe Provanzano: “Le parole di Grillo sono inaccettabili, tutta la solidarietà alla ragazza denigrata. Il M5S acceleri la sua transizione e con la guida di Conte abbracci sempre e comunque garanzie e principi dello Stato di diritto, quel video è semplicemente inconcepibile e da condannare”. L’altra vicesegretario del Pd, Irene Tinagli, scrive che “le parole di Grillo sono inaccettabili e vergognose. Solidarietà alla ragazza, alla famiglia e alle vittime di ogni violenza. Non importa quando denunciate, cosa avevate fatto o indossato: non siete né complici né colpevoli. La politica deve sempre affermare questo principio”. Per Matteo Salvini, invece, la frase di Beppe Grillo sulla denuncia ritardata per presunto stupro (“Perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano. Se non avete arrestato mio figlio arrestate me perché ci vado io in galera”), di cui è accusato suo figlio, “è di pessimo gusto, perché se una donna denuncia molestie o peggio violenze e stupro, lo può fare dopo 10 minuti o 10 giorni. Non è questo a stabilire la credibilità della sua denuncia. Questa me la sarei veramente risparmiata”.