Oscar 2021, documentari e film in lingua straniera. Ecco tutti i candidati alla statuetta dell’Academy
Another Round (Un altro giro) del regista danese Thomas Vinterberg gode per la miglio pellicola in lingua straniera di tutti i pronostici, rafforzati anche da una miriade di riconoscimenti precedenti fra cui gli Efa e i Bafta. Per i doc la punta di diamante della cinquina è rappresentata dallo straordinario film-indagine Collectiv del romeno Alexander Nanau
Brindare fa sempre bene, e in tempi pandemici ancor di più. È questo un modo per augurare al cinema, che tanto sta soffrendo, una vera ripartenza. E diventa naturale inaugurare il nostro Speciale Oscar 2021 con la categoria che – da stranieri – più da vicino ci riguarda e che quest’anno vede favorita un’opera che proprio ai brindisi inneggia. Another Round (da noi, Un altro giro, di prossima uscita per Movies Inspired) del danese Thomas Vinterberg gode infatti di tutti i pronostici, rafforzati anche da una miriade di riconoscimenti precedenti fra cui gli Efa e i Bafta.
Il vincitore del London Film Festival, anche applaudito alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre – l’ultima cine-manifestazione tenuta in presenza nelle sale – , sembra non avere rivali per trionfare nella fatidica Oscar Night del 25 aprile in una cinquina che, dopo aver escluso Notturno di Gianfranco Rosi, annovera lavori di valore alterno, con i buoni ma non eclatanti L’homme qui a vendu sa peau (titolo internazionale, The Man Who Sold His Skin) della regista tunisina Kaouther Ben Hania visto alle Giornate degli Autori veneziane 2020, Quo Vadis, Aida? della bosniaca Jasmila Žbanić, anch’essa proveniente dalla kermesse al Lido ma dal concorso internazionale e Better Days del cineasta di Hong Kong Derek Tsang, un teen-melò animato dal tema del bullismo scolastico che omaggia la grande tradizione del wenji.
La punta di diamante in termini qualitativi della cinquina è rappresentata dallo straordinario film-indagine Collectiv del romeno Alexander Nanau (da noi visibile sulla piattaforma Iwonderfull), candidato anche fra i Documentari. Il titolo riferisce al nome del locale al centro di Bucarest che andò in fiamme nel 2015 causando 27 vittime a cui seguirono altri 37 decessi tra i ricoverati a causa di misteriose infezioni che si propagavano negli ospedali. La detection, perseguita dal quotidiano sportivo Gazeta Sporturilor (equivalente alla nostra Gazzetta), scoperchia una serie di gravissime lacune nel sistema sanitario della Romania dovute, chiaramente, a profondi strati di corruzione.
La speranza è che il notevole lavoro di Nanau possa emergere almeno nella cinquina dei Best Documentaries, decisamente superiore di livello rispetto ai concorrenti al Best International Film, e che contempla almeno due opere assai suggestive, entrambe cronografie di umanissime battaglie o scoperte: il bellissimo Time di Garrett Bradley (visibile su Prime Video) sulla lotta resiliente di Fox Rich per ottenere la scarcerazione del marito innocente e imprigionato solo perché comodo capro espiatorio Black.
C’è il commovente My Octopus Teacher (visibile su Netflix, Il mio amico in fondo al mare) di Pippa Ehrlich e James Reed che racconta l’incredibile amicizia tra un polpo e il filmmaker e naturalista sudafricano Craig Foster. Buoni ma più convenzionali sono Crip Camp – A disability revolution (visibile su Netflix) di Nicole Newnham e Jim LeBrecht sulla piccola “rivoluzione” compiuta in un camping estivo per ragazzi disabili e The Mole Agent di Maite Alberdi and Marcela Santibáñez in cui si sospettano abusi sugli anziani ospiti di una casa di riposo cilena.