A giudicare dai titoli dei giornali di vari paesi europei, a cominciare dalla stampa tedesca, la notizia della nomina di Annalena Baerboek a candidata Cancelliera per i Verdi in vista delle elezioni federali del prossimo settembre è davvero una notizia di portata storica; in ogni caso essa rappresenta di per sé il segno dell’enorme balzo di credibilità, affidabilità e forza operato dai Verdi tedeschi negli ultimi anni. La “maga verde”; “Annalena, il palcoscenico è tuo”; “la candidata che rappresenta la rottura con il passato”; “sa trasformare le sue debolezze in forza” sono solo alcuni dei titoli dei giornali tedeschi ed europei che hanno accolto con grande attenzione la notizia della sua nomina.

La scelta annunciata da Robert Habeck, il carismatico ex ministro dello Schleswig Holstein che condivide con lei la presidenza dei Verdi tedeschi dal 2018, operata con una decisione presa fra loro due, lungi da manifestare un atteggiamento leaderistico, dimostra invece come entrambi abbiano la piena fiducia di un partito unificato, che governa in 11 Länder su 16, che può disporre di quadri esperti, di figure competenti, nel quale la selezione di deputati e ruoli di rappresentanza a tutti i livelli non è fatta per fedeltà al capo, ma dopo un preciso percorso di gavetta interna e richiede un lavoro intenso di consultazione, formazione, studio. Il tutto secondo alcuni principi che tutti i Verdi europei hanno assunto, ma che i Verdi tedeschi sono stati i primi ad operare con intransigenza, primo fra tutti la parità assoluta fra uomini e donne; la valorizzazione delle donne è un tema anche per gli uomini ed è acquisito che in Germania le capolista sono sempre donne.

La lunga pratica della doppia leadership, sistema che per esperienza ritengo vincente sotto tutti i punti di vista, permette oggi ad Annalena Baerbock di emergere come la scelta ovvia per il cancellierato non perché donna, ma perché le sue caratteristiche, la forza organizzativa, la conoscenza dei contenuti, la popolarità nel partito, la fermezza dei valori, a cominciare da una incrollabile fede federalista europea, ma anche la sua empatia e gentilezza personale permettono ai Verdi e a lei di accreditarsi per la prima volta come una alternativa credibile ai “soliti” Cdu o Spd (che non a caso schierano due signori nel segno della continuità) e allo stesso tempo superare l’handicap di una mancanza di esperienza diretta di governo.

Ho conosciuto Annalena appena sono stata eletta alla co-presidenza dei Verdi europei nel 2009. Lei era la delegata dei Verdi tedeschi e mi piacquero subito la sua fede federalista, la sua curiosità e rigore nel lavoro e la risata rumorosa, cosi lontana dall’immagine severa e un po’ superiore che gli ecologisti tedeschi mantengono anche nel loro anticonformismo. La scelta di diventare mamma e deputata nazionale l’hanno allontanata dal suo impegno europeo ma non hanno fermato la sua carriera, anzi; anche dopo essere stata eletta co-leader è rimasta accessibile e sorridente.

Nel suo discorso di investitura parla senza complessi del clima come battaglia della vita per questa generazione, ma sa di potere essere credibile su molti altri temi, dall’economia, all’Europa, ai diritti umani e democrazia. Rivendica la diversità di uno stile di leadership verde, cioè più umano ed empatico e riafferma più volte come sia importante anche davanti a decisioni dure, mantenere un approccio aperto anche alle posizioni degli altri. Annalena fa parte di un gruppo di donne giovani e meno giovani, che affollano le assemblee elettive e i governi di ogni livello in Germania che hanno potuto esprimere il loro talento emergendo in un partito che ha dato loro spazio, attraverso le organizzazioni giovanili o attraverso strutture nella quali hanno potuto crescere e imparare e che ha sostenuto anche le loro scelte familiari, vissute con tranquillità.

Per me la forza del partito tedesco e l’enorme differenza non solo con quello italiano, ma con la maggior parte degli altri, è proprio il contesto politico stabile, le leggi elettorali che non cambiano continuamente, un dibattito politico e mediatico nel quale i contenuti contano, il legame stretto con la società civile che viene curato anche integrandone i rappresentanti, ma anche l’enorme lavoro di tanti e tante per un progetto collettivo e un partito fortissimamente convinto che sia l’organizzazione che permette ai leader mediatici e competenti di emergere e imporsi e non il contrario; il fatto di innovare e conoscere a fondo i dossier sono la carta vincente per un partito che propone cambi radicali e per nulla facili e che è riuscito pur senza quasi mai poter essere in posizione dominante a imporre la sua autonomia e a poter scegliere i propri alleati a seconda dei propri contenuti.

Non penso che il contesto tedesco sia necessariamente più semplice degli altri. I Verdi tedeschi hanno avuto sonore sconfitte, nel 2013 partivano con sondaggi al 20% e finirono all’8,4% e all’inizio degli anni ’90 esitarono di fronte all’urgenza della riunificazione e hanno conosciuti duri conflitti interni. Ma non si sono mai “rotti” e hanno pazientemente ricucito e ricostruito, tessendo rapporti anche con i settori sociali e produttivi in partenza più ostili: non a caso Annalena ha parlato della necessità di convincere il mondo rurale e i settori più svantaggiati, andando al di là dei settori urbani che rappresentano il cuore del loro elettorato.

Ciò detto, è importante notare che la possibilità che Annalena Baerbock diventi la prima Cancelliera verde non sono molte, e Robert Habeck ha detto che se i Verdi arriveranno primi potranno sciogliere la questione delle alleanze, ma anche se questo non dovesse succedere, sono candidati a governare il paese.

Se i Verdi tedeschi andranno al governo non avranno di certo un compito semplice o una strada spianata. Realizzare il Green deal europeo è difficile; anche in Europa e in paesi con Verdi molto forti rimane una trasformazione che incontra numerose resistenze. Ma è indubbio che l’arrivo della “maga verde” e del suo grande partito rappresenterebbe una spinta fortissima per tutti coloro che, come me, pensano che il futuro sarà verde o non sarà.

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