Anche quest’anno, il 22 aprile, si celebra la Giornata della Terra. Fu proposta alla fine degli anni 60 da John McConnell, pacifista ed ecologista statunitense ed istituita nel 1970 grazie al senatore Gaylord Nelson che recepì le istanze pacifiste ed ecologiste che in quegli anni caratterizzavano gli Stati Uniti.

Gli Usa erano scossi dalle proteste giovanili contro la guerra in Vietnam e vi era una crescente consapevolezza sui danni, anche irreversibili, causati dalle attività umane sugli ecosistemi grazie soprattutto alla pubblicazione nel 1962 del libro Primavera Silenziosa di Rachel Carson. L’autrice, biologa e zoologa statunitense, fu fra i primi ad intuire quanto si sarebbe verificato nel nostro ambiente con l’uso massiccio del ddt, iniziato negli anni 50 perché l’insetticida, riducendo drasticamente gli insetti e accumulandosi nei tessuti degli organismi, avrebbe fatto strage di uccelli e reso le nostre primavere silenziose e non più allietate dal loro canto.

A distanza di oltre 50 anni, anche se il ddt è stato messo al bando in Italia nel 1978, ancora lo si trova con i suoi derivati in 1233 punti delle acque superficiali del nostro paese ed è ancora prodotto per esportazione in Paesi, soprattutto poveri e con carenze di legislazione ambientale.

Credo che nessuno in buona fede possa oggi negare quanto la profezia della Carson fosse azzeccata e per chi, come me, è già in là con gli anni è sufficiente ricordare quante rondini popolavano i cieli, quanti fiori, quanti profumi, quante lucciole, quante farfalle accompagnavano l’arrivo della primavera.

Nel giro di 50 anni siamo riusciti a “spegnere” la bellezza, i suoni, i colori, i profumi di questa stagione e mi chiedo quanti fra i bambini di oggi potranno avere simili ricordi. L’aver tolto all’infanzia l’incanto e la bellezza della natura, facendoli vivere in un mondo non solo sempre più inquinato, ma anche sempre più spento e grigio ed uniforme, credo sia un peccato di non poco conto che si aggiunge alla lista già fin troppo lunga di tristi eredità che lasciamo loro.

Fortunatamente la consapevolezza dell’urgenza di salvaguardare l’ambiente è oggi sempre più sentita e tantissime sono le iniziative che accompagneranno il 22 aprile. In particolare segnalo un convegno dal suggestivo titolo: “Boschi e foreste al bivio: biomasse per pochi o benefici per tutti?” che si svolgerà il 22 dalle 14 alle 18.30 e che si potrà seguire qui.

Il convegno è nato per volontà di numerose associazioni italiane: G.U.F.I., ISDE, Parents for Future, WWF Forlì-Cesena ed internazionali – quali Green Impact e Forest Defender Alliance – ed affronterà un tema a tutti noi molto caro sul ruolo insostituibile che boschi e foreste, lasciate alla loro evoluzione naturale, esercitano sull’intero ecosistema.

Boschi e foreste non solo mitigano il clima, regimentano le acque migliorando la qualità, tutelano il suolo, preservano l’assetto idrogeologico e portano benefici alla salute umana in quanto riserve preziose di biodiversità, ma svolgono anche funzioni meno note, ma non per questo meno importanti, che saranno affrontate nel convegno.

Come già tante volte ho sostenuto boschi, foreste – ma anche gli alberi delle città – sono oggetto di tagli ed abbattimenti sconsiderati, che molto spesso sono effettuati per usi che nulla hanno di sostenibile nonostante si mascherino dietro prefissi “bio” (tipo bioenergie) “eco”, “green”, spesso intraprese solo perché fonte di profitto quando non anche per malaffare.

Siamo per l’utilizzo “nobile” del legno (arredi e quant’altro in sostituzione della plastica), ma non certo per alimentare centrali a biomasse per produzione di energia, pratica i cui limiti verranno illustrati dal professor Mario Giampietro, uno dei massimi esperti del settore, la cui relazione è intitolata “Limiti della biomassa come vettore energetico”.

I relatori del convegno sono tutti di altissimo profilo, liberi da qualunque conflitto di interesse e unicamente animati dalla volontà di difendere il patrimonio boschivo e forestale del nostro paese, messo a rischio non solo dal Testo Unico Forestale su cui tanto già ho scritto, ma anche da Fondazioni che da un lato affermano di voler piantare milioni di alberi, cosa indubbiamente meritevole, ma dall’altro scrivono nel proprio Statuto di voler “promuovere la sostituzione con il legno delle materie prime esauribili ed energivore, quali i combustibili fossili e loro derivati”, ma anche promuovere l’uso del legno “attraverso la trasformazione energetica secondo il ‘principio di uso a cascata’”.

Ma cosa si intende per “principio di uso a cascata”? Significa che tutto il legno che non può essere usato per scopi nobili (costruzioni, arredamento, ecc.) viene destinato alla produzione di energia (biomasse a scopo energetico), dimenticando che il legno prodotto dai cedui (salvo castagno ed altri rarissimi casi) non può essere destinato ad usi nobili, ma serve solo a fare cippato e legna da ardere!

A nostro avviso quindi non basta piantare nuovi alberi, magari da tagliare appena possibile, se nel contempo non si protegge in modo adeguato quanto già esiste. Non possiamo continuare a promuovere, per la produzione di energia, la combustione, modalità totalmente estranea alla natura e alla stessa vita, perché come ha detto di recente Papa Francesco: “la Natura non perdona”.

Ogni processo di combustione, qualunque sia il combustibile, scatena infatti una “iper-eccitazione” delle molecole, porta “disordine”, disgregazione, caos incontrollato e irreversibile che si consuma in tempi molto brevi e finisce con la “morte termica” dell’energia e la scomposizione della materia organizzata. Viceversa tutta la vita si basa su una lenta e paziente opera di costruzione di molecole complesse che, in relazione tra di loro e col mondo chimico-fisico, rimettono in ordine i vari elementi creando “isole di ordine” dinamico nel mare della disorganizzazione a cui spontaneamente tende l’universo nella sua globalità.

Mi auguro che la Giornata della Terra aiuti a riflettere su questi concetti fondamentali, da cui dobbiamo ripartire per fare pace col pianeta.

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